2023, FC n. 52 del 24 dicembreAddio prof, uomo liberoÈ scomparso lunedì 11 dicembre e la sua morte è stata “gentile” come se l’era augurata. Il professore di filosofia Umberto Gastaldi aveva 82 anni e si è spento in ospedale accanto all’alunna Nicoletta che gli ha tenuto la mano fino alla fine. «Che tu sia una morte gentile – di questo ti ho sempre pregata – scrisse in una sua poesia del 1978», racconta Nicoletta; «senza frastuono né grida; il soffio di un vento più freddo, la voce dell’amica d’infanzia che giunga a chiamarmi per nome… Che tu sia una morte gentile come il silenzio di un’innamorata, come il suo cuore senza peso, più leggero della prima carezza! E così è stato». Gastaldi se ne è andato nell’abbraccio ideale di una ventina di alunni, maturandi tra il 1980 e il 2005. «Ci siamo rivisti dopo quarant’anni. Era l’11 febbraio 2023 ed era ricoverato per Covid a Vicenza. Da allora non l’abbiamo più lasciato solo. Tutti animati dagli stessi ricordi, dalla stessa commozione, dalla stessa motivazione a farlo felice». Perché? «Perché anche alla fine, che non era più un insegnante, aveva da insegnare. Non aderiva a cliché e pregiudizi, cercava la verità anche nel rapporto con noi. Aveva uno sguardo unico, non convenzionale, originale. Oltre alle apparenze. Era un uomo profondamente libero».
Uomo libero
2023, FC n. 52 del 24 dicembreAddio prof, uomo liberoÈ scomparso lunedì 11 dicembre e la sua morte è stata “gentile” come se l’era augurata. Il professore di filosofia Umberto Gastaldi aveva 82 anni e si è spento in ospedale accanto all’alunna Nicoletta che gli ha tenuto la mano fino alla fine. «Che tu sia una morte gentile – di questo ti ho sempre pregata – scrisse in una sua poesia del 1978», racconta Nicoletta; «senza frastuono né grida; il soffio di un vento più freddo, la voce dell’amica d’infanzia che giunga a chiamarmi per nome… Che tu sia una morte gentile come il silenzio di un’innamorata, come il suo cuore senza peso, più leggero della prima carezza! E così è stato». Gastaldi se ne è andato nell’abbraccio ideale di una ventina di alunni, maturandi tra il 1980 e il 2005. «Ci siamo rivisti dopo quarant’anni. Era l’11 febbraio 2023 ed era ricoverato per Covid a Vicenza. Da allora non l’abbiamo più lasciato solo. Tutti animati dagli stessi ricordi, dalla stessa commozione, dalla stessa motivazione a farlo felice». Perché? «Perché anche alla fine, che non era più un insegnante, aveva da insegnare. Non aderiva a cliché e pregiudizi, cercava la verità anche nel rapporto con noi. Aveva uno sguardo unico, non convenzionale, originale. Oltre alle apparenze. Era un uomo profondamente libero».