Un mondo nuovo

La squadra dei rifugiati


 2024, FC 4 agostoOLIMPIADI PARIGI 2024. LA SQUADRA DEI RIFUGIATINella cerimonia di apertura di Parigi li abbiamo visti sfilare subito dopo la Grecia, culla delle Olimpiadi. Una delegazione senza la bandiera di una nazione, ma solo quella olimpica, bianca con i cinque cerchi. «Se si guarda la nostra bandiera, i colori degli anelli mostrano come siamo collegati tra noi. Siamo un’intera squadra, ma ogni colore dell’anello è diverso. Veniamo tutti da ambienti diversi, storie diverse, lingue diverse, sport diversi, ma questo ci unisce tutti insieme». Sono le parole di Cindy Ngamba, la pugile originaria del Camerun che, insieme all’atleta di taekwondo Yahya Al Ghotany, nato in Siria, ha portato la bandiera della Squadra olimpica dei rifugiati. I 37 atleti della squadra di Parigi rappresentano gli oltre 100 milioni di rifugiati nel mondo. Secondo l’ultimo Rapporto Global Trends dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, sono 117,3 milioni le persone che nel mondo alla fine del 2023 sono state costrette a fuggire dal proprio Paese a causa di persecuzioni, conflitti, violenze e violazioni dei diritti umani, 1 persona su 69 a livello globale. I 37 atleti che stanno gareggiando a Parigi provengono da 11 Paesi (Afghanistan, Camerun, Congo, Cuba, Eritrea, Etiopia, Iran, Sudan, Sud Sudan, Siria, Venezuela) e sono ospitati da 15 Comitati nazionali olimpici (Austria, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Israele, Italia, Giordania, Kenya, Messico, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera e Stati Uniti). Gareggiano in 12 discipline: atletica, badminton, pugilato, breaking, canoa, ciclismo, judo, tiro a segno, nuoto, taekwondo, sollevamento pesi e lotta. Nella squadra sono presenti anche 2 atleti iraniani che vivono e gareggiano in Italia: Iman Mahdavi (lotta) e Hadi Tiranvalipour (taekwondo). Iman, 28 anni, è arrivato in Italia nel 2020 lungo la rotta balcanica e ora vive a Pioltello, nell’hinterland di Milano. Hadi, 26 anni, ha fatto parte della squadra nazionale iraniana di taekwondo per 8 anni, durante i quali ha vinto diverse competizioni nazionali e internazionali. Nel 2022, Hadi è stato costretto a lasciare l’Iran, è andato prima in Turchia e poi è diventato un rifugiato in Italia. Si allena con la squadra nazionale italiana di taekwondo a Roma. Capo delegazione della squadra è la ciclista afghana Masomah Ali Zaia Masomah, 28 anni, ha trascorso i suoi primi anni in esilio in Iran. Dopo il suo ritorno a Kabul, ha frequentato il liceo e l’università per studiare sport. Ha anche lavorato come insegnante di sport e ha iniziato a pedalare con un gruppo di altre giovani donne, nonostante la disapprovazione delle parti conservatrici della società. Essere parte della minoranza Hazara, ha reso le cose ancora più difficili per Masomah, ma il suo gruppo è diventato famoso e si è unita alla squadra nazionale di ciclismo. Nel 2016 la sua famiglia ha lasciato l’Afghanistan e ha chiesto asilo in Francia. Ora studia ingegneria civile al secondo anno di università a Lille. Masomah era nella squadra dei rifugiati che partecipò alle Olimpiadi di Tokyo 2020 (in realtà svolte nel 2021 a causa dell’epidemia di Covid). Fu in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite dell’ottobre 2015 che il presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, annunciò la creazione della Squadra olimpica dei rifugiati, la prima del suo genere… L’impegno del Comitato olimpico internazionale e dell’intero movimento olimpico a sostegno dei rifugiati si basa sulla convinzione fondamentale del potere dello sport nel rendere il mondo un posto migliore… La Squadra olimpica dei rifugiati è un simbolo di speranza e ispirazione per i rifugiati di tutto il mondo.