2024, FC n. 40 del 6 ottobreUna luce si è accesa a ParigiParigi dal 22 al 24 settembre è stata la città della Preghiera per la pace… La raggiungo perché l’ingiustizia di certe situazioni mi indigna… A Parigi esco dal mio particolare, ascolto spunti e approfondimenti su temi complessi… Come me, agli incontri fra relatori e partecipanti, uomini di Stato e delle religioni, tante persone di diverse chiese e moschee, attive nei luoghi della cultura e di pensiero. Persone diverse tra loro giovani e anziani, poveri e ricchi, uomini di azienda e uomini del sindacato. Tanti cercano ogni giorno di unire invece di dividere, di aiutare invece di abbandonare. Conoscere il loro impegno mi fa sentire sempre meno sola e ininfluente in un mondo in cui il consumismo, la cultura dello scarto e i conflitti sono così visibili e sembrano così ineluttabili. Tutto questo mi fa vedere molte alleanze possibili. La Preghiera per la pace dimostra che, anche da posizioni diverse (e le guerre provocano fratture profonde, da Gaza all’Ucraina) ci si può ascoltare e confronarsi. Poi, in chiusura di queste giornate, c’è la preghiera finale: confessioni e religioni, ciascuna secondo la propria tradizione, ma tutte nello stesso momento e vicine, innalzano la loro preghiera per la pace, per avere il coraggio di diventarne costruttori. Infine, in corteo davanti alla cattedrale ferita di Notre-Dame si legge l’appello di pace, che viene consegnato simbolicamente ai diplomatici, ai bambini (che sono il futuro), e ai presenti. Ci si dà appuntamento per l’anno prossimo a Roma: la mia costruzione quotidiana della pace si è unita a quella di tanti, così ho avuto l’occasione di guardare un orizzonte più ampio e di attingerne a piene mani speranza e forza – Virginia I.
Una luce si è accesa
2024, FC n. 40 del 6 ottobreUna luce si è accesa a ParigiParigi dal 22 al 24 settembre è stata la città della Preghiera per la pace… La raggiungo perché l’ingiustizia di certe situazioni mi indigna… A Parigi esco dal mio particolare, ascolto spunti e approfondimenti su temi complessi… Come me, agli incontri fra relatori e partecipanti, uomini di Stato e delle religioni, tante persone di diverse chiese e moschee, attive nei luoghi della cultura e di pensiero. Persone diverse tra loro giovani e anziani, poveri e ricchi, uomini di azienda e uomini del sindacato. Tanti cercano ogni giorno di unire invece di dividere, di aiutare invece di abbandonare. Conoscere il loro impegno mi fa sentire sempre meno sola e ininfluente in un mondo in cui il consumismo, la cultura dello scarto e i conflitti sono così visibili e sembrano così ineluttabili. Tutto questo mi fa vedere molte alleanze possibili. La Preghiera per la pace dimostra che, anche da posizioni diverse (e le guerre provocano fratture profonde, da Gaza all’Ucraina) ci si può ascoltare e confronarsi. Poi, in chiusura di queste giornate, c’è la preghiera finale: confessioni e religioni, ciascuna secondo la propria tradizione, ma tutte nello stesso momento e vicine, innalzano la loro preghiera per la pace, per avere il coraggio di diventarne costruttori. Infine, in corteo davanti alla cattedrale ferita di Notre-Dame si legge l’appello di pace, che viene consegnato simbolicamente ai diplomatici, ai bambini (che sono il futuro), e ai presenti. Ci si dà appuntamento per l’anno prossimo a Roma: la mia costruzione quotidiana della pace si è unita a quella di tanti, così ho avuto l’occasione di guardare un orizzonte più ampio e di attingerne a piene mani speranza e forza – Virginia I.