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Music for Peace

Post n°3622 pubblicato il 22 Luglio 2021 da namy0000
 

2021, Scarp de’ tenis, Giugno

Music for Peace

Con gli ultimi per garantire più opportunità

 I volontari di Music for Peace nei lunghi mesi della pandemia.

«Buoni non buonisti. Facciamo sì, il sabato sera, alla stazione ferroviaria di Genova Piazza Principe, un servizio di distribuzione e di prossimità, il più completo e accogliente possibile, rivolto a persone senza dimora; ma senza dimenticare il versante educativo. Chi si appresta a ricevere il pasto deve aderire a delle regole: igienizzarsi prima di ricevere la cena, portare rispetto reciproco, essere educati, rispettare la fila». Così inquadra lo stile delle attività

Stefano R., presidente dell’associazione Music for Peace. «Offriamo una serie di servizi, opportunità, che però devono essere partecipati, non fini a se stessi. Le persone si devono coinvolgere nelle attività e collaborare. Questo spazio è di tutti; e proprio per questo a ciascuno è richiesto di partecipare in prima persona, per il buon andamento delle attività». «Anche il Festival che organizziamo vuole avere un intento educativo: avvicinare le persone alle tematiche sociali, garantire a tutti l’accessibilità ad un evento musicale o culturale. Approfondire la conoscenza reale delle situazioni. Music for Peace è attivo con interventi all’estero, attualmente in Sudan e nella Striscia di Gaza. Ma i generi alimentari, i medicinali, mobilio e materiale scolastico non vengono semplicemente inviati attraverso il container. Ogni cosa viene consegnata direttamente, casa per casa, conoscendo di persona i beneficiari dell’intervento, intessendo un dialogo che col tempo si fa sempre più profondo».

A partire dal Solidarbus, da cui tutto è partito. L’ambulatorio medico, provvisto di ecografo, dove operano medici volontari. «A giugno – ci informa Barbara – torneremo in Sudan, a Khartoum. Là non c’è nulla; c’è un campo profughi a Mayo, vicino alla capitale. Chi è fortunato vive in una casa fatta di cartone o altri materiali poveri, altrimenti c’è chi vive per strada, su una coperta. Ci sono persone che in loco lavorano incessantemente, missionari, suore di Madre Teresa di Calcutta; noi ci inseriamo in questo clima di cooperazione internazionale. E poi andremo nuovamente in Palestina, dove andiamo in missione da ormai undici anni. Dobbiamo peraltro passare attraverso innumerevoli problemi di natura burocratica».

Nel 1994 Stefano R. decide di organizzare un evento che possa rappresentare un aiuto concreto dai genovesi alla popolazione di Mostar. Nasce quindi Music for Peace, dieci giorni di musica e divertimento, in cui artisti, musicisti e dj partecipano gratuitamente. Il pubblico, da parte sua, acquista il biglietto d’ingresso non in denaro, ma portando beni di prima necessità. Tutto quello che viene raccolto viene portato, attenzione, non inviato, direttamente dall’organizzazione in Bosnia Erzegovina.

Da quel momento, e negli anni successivi, il lavoro di quei dieci giorni si sviluppa, cresce cambia. Si struttura meglio che diventerà il Chefestival, appuntamento di cultura, dibattito, gastronomia, concerti, praticamente unico in Italia: ogni inizio estate, nel cuore del porto di Genova, 80 mila persone si riuniscono per passare pomeriggi e serate a discutere, bere, cantare, mangiare, e magari incontrare artisti noti… sempre guadagnandosi l’ingresso con beni, che poi andranno a dare sollievo di volta in volta in Kossovo, Afghanistan, Kurdistan, Sudan o Palestina. Ma anche Abruzzo, Umbria ed Emilia, nel dopo terremoto, o ancora più vicino a casa la stessa Genova, ad esempio dopo l’alluvione del 2014.

I numeri del lavoro di Music for Peace fanno impressione: 30 interventi di emergenza in varie parti del mondo, 1492 tonnellate di generi di prima necessità distribuiti nelle missioni internazionali, 5 tonnellate ogni mese distribuite alle famiglie sul territorio locale, 20 mila studenti incontrati in un anno.

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