Messaggi del 04/12/2017
Post n°2445 pubblicato il 04 Dicembre 2017 da namy0000
Gli anni del cannibalismo Da diversi mesi il dibattito pubblico – giornali, politica, noialtri al bar – si è accorto che in Italia c’è un grosso problema psicologico, oltre che economico, politico, culturale: che anzi rafforza questi ultimi. Ed è quello per cui da qualche tempo vengono usate le parole “risentimento” o “rancore”: ieri sancito ulteriormente con i commenti intorno a una ricerca del Censis che ha citato proprio il rancore diffuso come il maggiore fattore di paralisi dello sviluppo della società italiana. Ora, tolta alle formulazioni serie di questo genere, la questione ci è stranota, almeno a noi che ci leggiamo da queste parti: di come siamo tutti incazzosi, frustrati, polemici, in cerca delle più facili scorciatoie per esistere e rassicurare le nostre insicurezze – ovvero prendersela con qualcuno e dargli la responsabilità dei nostri fallimenti reali o percepiti – parliamo da un pezzo, e le analisi che ne leggiamo oggi sono senz’altro più chiare e familiari di quelle che citano fenomeni economici più complessi e sotterranei. Ma a costo di ripeterci, io lo direi che il principale veicolo di diffusione del “risentimento” e del “rancore” stigmatizzati oggi sono stati i mezzi di informazione e i rappresentanti politici che da anni e anni promuovono in maniera strumentale e interessata il concetto di “indignazione” fine a se stessa: dico fine a se stessa perché non voglio negare che esistano nel nostro paese e nelle nostre società dei reali motivi di indignazione, né che questa possa in teoria generare reazioni costruttive. Ma in Italia negli ultimi vent’anni la propaganda sull’indignazione – quella che l’ha nobilitata sterilmente fino a formule auto celebrative come “riuscire ancora a indignarsi” (come se servisse uno sforzo) e citazioni abusate come “odio gli indifferenti” (come se l’alternativa al ringhiare fosse il tacere) – è stata solo demagogia utile a guadagnare consenso politico, pubblico televisivo o lettori di giornali e libri dedicati (la sezione “indignazione” delle librerie, tra “cucina” e “viaggi”), con persino gruppi editoriali dedicati.
Questi sono il rancore e il risentimento, o commentatori di oggi e analisti preoccupati: quello che abbiamo coltivato e prodotto, e che si è mangiato cannibale mezzo paese, le sue opportunità, le sue qualità, e si sta mangiando – per una qualche giustizia purtroppo improduttiva – anche la politica e i media. L’altro mezzo paese, meno incline all’indignazione, tende alla rassegnazione. Il risultato non cambia, ma si riesce a godersi i tramonti” (Luca Sofri, Gli anni del cannibalismo, Il Post, 3 dic. 2017). |
Post n°2444 pubblicato il 04 Dicembre 2017 da namy0000
“L’anima gemella non si cerca, quando la incontri la riconosci”.
‹‹L’unica strada che conduce alla gioia è l’amore; l’uguaglianza e il rispetto sono indispensabili compagni di viaggio›› (Cristina Caboni, La Rilegatrice di storie perdute, Garzanti).
‹‹Amatevi l’un l’altro, ma non fate dell’amore una catena: lasciate piuttosto che vi sia un mare in movimento tra i lidi delle vostre anime… Siete nati insieme e insieme sarete in eterno. Sarete insieme anche quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni. Sarete insieme anche nella silenziosa memoria di Dio››, sono alcuni versi notissimi del Profeta, opera del poeta libanese Kahlil Gibran (1883-1931). |
Post n°2443 pubblicato il 04 Dicembre 2017 da namy0000
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