Messaggi del 15/12/2017
Post n°2456 pubblicato il 15 Dicembre 2017 da namy0000
“IN FUGA DALLA GUERRA CON LA SUA FAMIGLIA È ARRIVATO A ROMA IN AEREO. MA POI È STATO OSPITATO IN STRUTTURE FATISCENTI E PERICOLOSE. POI LA STRADA. Ahmed parla con trasporto. Alza la voce. Si innervosisce e, a un certo punto, i suoi occhi si arrossano e si riempiono di lacrime. Ha il viso provato quest’uomo sulla cinquantina. E ha in corpo una grande rabbia, un risentimento forte, un astio nei confronti del nostro Paese. Ahmed, infatti, che viene dalla Siria, in Italia ci è arrivato in aereo dal Libano, con la promessa di una nuova vita, lontano dalla guerra che da anni insanguina il paese mediorientale, ma anche dal campo profughi in cui viveva nello stato vicino, uno di quelli che ospita il maggior numero di rifugiati siriani. Invece no. Nonostante lui e la sua famiglia siano stati portati a Roma con un programma dell’Organizzazione Mondiale delle Migrazioni che ha evitato loro il pericoloso viaggio via mare, non hanno trovato nulla di quanto speravan nel nostro Paese. ‹‹Siamo stati male. In posti brutti e, poi, per strada – prosegue Ahmed, mostrando sul telefono le immagini dei giorni trascorsi alla stazione Termini della capitale -. I bambini, che sono piccoli, hanno sofferto molto. Troppo. Non è bastato quello che hanno visto in Siria. Sono davvero arrabbiato con l’Italia. Non pensavo che venissero trattate così le persone che scappano dalla guerra››. Eppure questo, purtroppo, succede molto spesso…‹‹Dopo quel che abbiamo passato, non voglio più restare in Italia››, spiegava poche ore dopo essere arrivato a Milano, all’hub nelle vicinanze della stazione Centrale prima e all’oratorio di Bruzzano poi. A nulla sono valse le rassicurazioni e l’impegno degli operatori sociali. Ahmed non ha voluto sentire ragioni. ‹‹Ho una sorella in Germania e, anche se non so in che città si trovi, voglio raggiungerla. Per dare un futuro ai miei figli e nipoti››. Pochi giorni dopo, è ripartito. Buona vita Ahmed”. (Scarp de’ tenis, ott. 2016). |
Post n°2455 pubblicato il 15 Dicembre 2017 da namy0000
Tag: internet, leggende, pastore, pastorello, pecore, personaggio, protagonista, punto, simbolo, sogni, sveglia, valente, viaggi “Uno dei personaggi più affascinanti e di grande valenza simbolica delle raffigurazioni presepiali è il pastore Benino. La leggenda popolare presenta questo personaggio mentre sta dormendo nello stesso presepe che sta sognando e, poiché quel presepe è il frutto del suo sogno, svegliare Benino vorrebbe dire l’istantanea estinzione del presepe. Ispirato dal passo evangelico che descrive l’annuncio degli Angeli ai pastori dormienti, il sogno di Benino non deriva però da un semplice sonno ozioso di un giovincello stanco, ma rappresenta invece il momento in cui l’uomo accoglie nella sua totale pienezza l’evento straordinario del mistero dell’Incarnazione. Tanto che nel suo sognare egli stesso diventa protagonista delle trasformazioni del creato e della natura che gli appaiono attorno.
Ed è per questo che nei presepi il pastorello Benino viene collocato nel punto più alto della scena: perché la sua visione, tra mille viottoli, discese, e dirupi, sfocia attraverso un viaggio denso di simboli e interpretazioni nella grotta sottostante, dove sono collocati Giuseppe, Maria e Gesù Bambino. Il valore simbolico di questo personaggio ha dato vita a numerose narrazioni fra cui quelle legate alla Cantata dei Pastori di Andrea Perrucci (1698) che fa aprire la scena del primo atto della sacra rappresentazione con il dialogo con Benino e il padre Armenzio che lo ha svegliato da un sogno straordinario in cui ha visto la terra trasformarsi in Paradiso…” (, Avvenire, ). |
Post n°2454 pubblicato il 15 Dicembre 2017 da namy0000
«Gesù Cristo oggi si chiama Rohingya. Tu parli di loro come fratelli e sorelle: lo sono. Penso a san Pedro Claver, che mi è molto caro. Lui ha lavorato con gli schiavi del suo tempo. E pensare che alcuni teologi di allora — non tanti, grazie a Dio — discutevano se loro avessero un’anima o no! La sua vita è stata una profezia, e ha aiutato i suoi fratelli e le sue sorelle che vivevano in una condizione vergognosa. Ma questa vergogna oggi non è finita. Oggi si discute tanto su come salvare le banche. Il problema è la salvezza delle banche. Ma chi salva la dignità di uomini e donne oggi? La gente che va in rovina non interessa più a nessuno. Il diavolo riesce ad agire così nel mondo di oggi. Se noi avessimo un po’ di senso del reale, dovrebbe scandalizzarci. Lo scandalo mediatico oggi riguarda le banche e non le persone. Davanti a tutto questo dobbiamo chiedere una grazia: di piangere. Il mondo ha perso il dono delle lacrime. La sfacciataggine del nostro mondo è tale che l’unica soluzione è pregare e chiedere la grazia delle lacrime. Davanti a quella povera gente che ho incontrato ho sentito vergogna! Ho sentito vergogna per me stesso, per il mondo intero! Scusate, sto solo cercando di condividere con voi i miei sentimenti...». (papa Francesco, 13 dic. 2017). |
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il 05/08/2024 alle 10:19
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