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Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 24/12/2017

E' nato

Post n°2468 pubblicato il 24 Dicembre 2017 da namy0000
 

"E' nato tutto in una notte.

Nelle tenebre più oscure della storia è nata una luce di speranza". 

 
 
 

Confine cancellato

Post n°2467 pubblicato il 24 Dicembre 2017 da namy0000
 

IL CONFINE CANCELLATO TRA LAVORO E VITA PRIVATA.

L’evoluzione digitale del capitalismo contemporaneo, che promette comunicazione istantanea e costante, ha fatto poco per liberarci dall’alienazione. Abbiamo molti interlocutori, il nostro intrattenimento è potenzialmente infinito, la pornografia si carica velocemente e arriva in alta definizione. Eppure il nostro desiderio di autenticità e di senso d’appartenenza, per quanto fuorviato, non sembra diminuire.

Al di là dei semplici rimedi alla nostra alienazione, - più buddismo, più mindfulness e centri di disintossicazione da internet – l’avanguardia del capitalismo ha tentato due soluzioni. Possiamo chiamarle l’opzione John Ruskin e l’opzione Toqueville. La prima ha allargato la filosofia del movimento Arts and crafts – che celebrava l’abilità manuale e quella del lavoro artgianale romantico di Ruskin, William Morris e dei loro compagni – al mondo delle stampanti tridimensionali, dei taglierini laser e delle fresatrici computerizzate. I laboratori di fabbricazione digitale, i cosiddetti fab lab e maker space, dovrebbero essere dei rifugi dall’ufficio, nei quali i lavoratori finalmente si appropriano dei mezzi di produzione. ‹‹Fare un’attività manuale è un’esperienza unica. Queste piccole cose sono come pezzi di noi stessi e incarnano pezzi della nostra anima››, vagheggiava Mark Hatch, l’amministratore delegato della TechShop, una catena di maker space statunitensi, nel libro del 2014 The maker movemet manifesto.

L’opzione Toqueville invece è nata dall’uso di strumenti digitali per facilitare gli incontri tra persone nella vita reale con l’obiettivo d’invertire la tendenza descritta da Robert Putman nel suo best seller Capitale sociale e idividualismo (Il Mulino 2004). L’idea era che, grazie ai social network, le persone sarebbero riuscite a trovare altre persone appassionate e sensibili come loro, creando una società civile vivace simile a quella teorizzata da Toqueville.

Il sito Meetup, creato all’inizio degli anni duemila per facilitare gli incontri ‹‹faccia a faccia, da pari a pari››, è stato un pioniere di questo modello. ‹‹Sovvertiamo la gerarchia››, dichiaravano i suoi fondatori, sostenendo che gli appartenenti alle organizzazioni formali non dovrebbero avere bisogno di un permesso per ritrovarsi a parlare.

Ispirato a Capitale sociale e individualismo, Meetup ha avuto un ruolo molto importante nel dare forza alla campagna elettorale dal basso di Howard Dean durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2004. Ha anche contribuito a lanciare il Movimento 5 stelle in Italia, che oggi è un partito politico, ma dieci anni fa era solo una folla di cittadini arrabbiati in cerca di strumenti semplici di mobilitazione sociale.

Come hanno funzionato queste due soluzioni? L’opzione John Ruskin ha incontrato alcuni grandi ostacoli, visto che la differenza tra artigianato e gentrificazione è labile. I maker space hanno ritemprato gli impiegati ormai esausti a causa del lavoro d’ufficio, ma hanno anche fatto infuriare chi non è abbastanza fortunato da fare un lavoro intellettuale. Prendete l’esempio di La Casemate, un fab lab di Grenoble, in Francia, devastato e incendiato il mese scorso. Alcuni anarchici hanno rivendicato il gesto, diffondendo un documento in cui attaccavano gli amministratori cittadini preoccupati solo di attirare ‹‹startup assetate di denaro›› e fanatici della tecnologia. Intanto la rivoluzione dei maker space annunciata da Hatch sta già divorando i suoi figli: il 15 novembre la TachShop ha presentato istanza di fallimento.

Che ne è invece dell’opzione Toqueville? Qui la questione è più complessa. Alla fine di novembre Meetup è stato acquistato dalla WeWork, una startup da venti miliardi di dollari che mescola raccolta di dati e compravendita di beni immobili per offrire (citando le sue stesse parole) ‹‹lo spazio come servizio››, l’ultima variazione di quel ‹‹software come servizio›› che è la base dell’industria tecnologica contemporanea.

 

Attirando investitori come la Goldman Sachs e la giapponese SoftBank, la WeWork ad agosto ha raccolto 4,4 miliardi di dollari, ed è oggi qualcosa di più di una rete di 170 edifici in 56 città e 17 paesi. La sua valutazione supera quella della più grandi società immobiliari quotate in borsa, come la Boston Properties, ed è molto più alta di quella di gruppi immobiliari che gestiscono quantità molto più grandi di metri quadrati…” (Evgeny Morozov, sociologo esperto di tecnologia e informazione, Internazionale n. 1235 del 15 dic. 2017). 

 
 
 

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