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Messaggi del 08/08/2018

Ci sono alcune persone che

Post n°2748 pubblicato il 08 Agosto 2018 da namy0000
 

‹‹Io e Navarro-Valls››. Alcuni testimoni raccontano che talvolta i due si incontravano pensando a un rapido scambio di saluti e poi restassero a chiacchierare anche per due ore. Joaquin Navarro-Valls, ex capo ufficio stampa della santa Sede e portavoci di papi.

‹‹Ci sono alcune persone che incrociano le nostre strade che hanno un dono speciale, quello di lasciarti qualcosa. Hanno la capacità di suscitare ammirazione e rispetto, per il modo in cui si comportano, per la chiarezza di visione, per il semplice fatto di essere oneste, dirette e trasparenti. Sono persone che hanno le qualità di un vero leader, che si seguono per l’esempio che danno, per la serietà e l’integrità delle scelte e per la capacità di comportarsi con naturalezza e umiltà. Joaquin Navarro-Valls era una di queste persone. Quando mi hanno chiesto un ricordo personale ho pensato alla forza di un uomo così carismatico, forza morale e di pensiero, in grado di unire mondi tanto diversi e in apparenza così lontani, come quello ecclesiastico e imprenditoriale. Quello che di lui mi colpì, fin dal nostro primo incontro, era proprio la profondità di pensiero. Negli anni, abbiamo condiviso riflessioni di filosofia e di politica; ci siamo confrontati sulle dinamiche della società moderna e sui modelli di sviluppo compatibili con le aspirazioni di progresso umano e sociale. Ricordo che una volta, nel suo ufficio al Campus Bio-Medico, parlammo a lungo dell’importanza e del coraggio di compiere delle scelte e dell’idea che ogni scelta implica una rinuncia. Questo era il pensiero di Navarro-Valls: chi non è in grado di scegliere, chi vuole tutto, è perché non ha grandi aspirazioni, è perché non sa apprezzare il valore dei propri obiettivi. Quel ‹‹tutto››

Che brama non fa nessuna differenza nella sua vita, quindi equivale a nulla. Si tratta di un aspetto su cui ci siamo sempre trovati d’accordo e in cui Navarro-Valls ha dimostrato di credere fermamente, con scelte personali anche molto precise. Uomo ironico e mai banale, dall’apparenza schiva, ma dalla curiosità intellettuale non comune, aveva anche un altro tratto caratteristico, che credo abbia alimentato il nostro rapporto di stima e di amicizia. A dispetto di quello che ci potrebbe pensare di chi lavora in un ambiente cattolico tradizionale, Navarro-Valls, al contrario, era l’esempio di una mente aperta e di una estrema modernità di visione e di pensiero. Era convinto che il mondo non ha e non può avere confini. Per tutta la vita si è fatto portavoce di questo messaggio di apertura, cercando anche di dare un’impronta internazionale al Campus, non solo per far crescere l’Università, ma anche per portarne all’estero i valori fondanti, primo tra tutti l’umanizzazione della Medicina. Credo che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro degli insegnamenti che ci ha lasciato e coltivare quei valori di umanità e apertura al mondo di cui è sempre stato uno dei più convinti promotori››, ha scritto Sergio Marchionne, pubblicato in un libro delle Edizioni Ares curato da Paolo Arullani. Pubblicato per gentile concessione dell’editore da FC n. 31 del 5 agosto 2018.

 
 
 

Oggetto della perversione

Post n°2747 pubblicato il 08 Agosto 2018 da namy0000
 

“Tutti quei bambini oggetto della perversione pedofila, già abusati, meritano la nostra attenzione, la nostra difesa e un impegno indefesso. Spesso neanche una parola si spende per questi piccoli violati, ridotti in schiavitù e oggetto di godimento di coloro che pensano che sia stato solo un “incidente di percorso personale”, una semplice debolezza. ‹‹Lo spogliarono delle sue vesti››, lo resero nudo. Non lo rivestirono più, se non quando fu avvolto nel lenzuolo che Gesù abbandonò nel sepolcro per ricordarci che solo l’uomo nuovo, il Risorto, dà senso alla vita. Ricopre le nostre vergogne, supera il cattivo e perverso che è in noi. Ce lo aveva già ricordato: ‹‹Vestite gli ignudi›› e non come abbiamo fatto con lui, spogliandolo. Un’opera di misericordia corporale che ammonisce chi, con raffinata lucidità, cerca, detiene, diffonde, e in molti casi anche produce foto e video di corpi innocenti. Siamo chiamati a vestire gli ignudi, non a denudare i corpi degli innocenti. Che vergogna. Ancor più grande se compiuta, poi, da chi è cristiano, discepolo, da chi ha rinunciato a satana. E, se possibile, ancor di più per un prete, che dovrebbe essere l’immagine del Buon Pastore. C’è un fenomeno in atto, non più celabile: l’abuso non ha una connotazione di casta sociale o religiosa; l’abuso è perpetrato da uomini e donne che hanno perso e disorientato la loro umanità; disumani dell’umano. È un complesso fenomeno criminale, pervasivo e persuasivo che arriva perfino a cercare giustificazioni in teorie culturali, che ci impone di dire: basta! Che significa un richiamo all’ordine, un appello a operare di più, senza ipocrisia. Non possiamo più solo scusarci. Da tempo la sensibilità è cresciuta, le azioni contro la pedofilia sono più mirate e condivise. Tante leggi sono state fatte, ma manca ancora un coordinamento tra i professionisti della lotta all’abuso e chi, da volontario, opera per l’interesse delle vittime e per tentare di recuperare gli abusatori. È una lotta impari, sfiancante. Basti pensare gli abusi seriali sui neonati. Un fenomeno che è nelle mani di organizzazioni criminali senza scrupoli. Per questi piccoli ci viene difficile trovare rifugi sicuri e cure efficaci dopo che è stat perpetrata violenza sui loro corpi e i loro spiriti. Ma non possiamo tirarci indietro, come società e come Chiesa. Le testimonianze di chi è stato abusato (anche da sacerdoti), una volta accolti, accompagnati e amati, ci dicono che le ferite passano e diventano feritoie. Che niente è perduto” (Associazione Meter, FC n. 31 del 5 agosto 2018).

 
 
 

Dimmi contro chi sei

Post n°2746 pubblicato il 08 Agosto 2018 da namy0000
 

“Dimmi contro chi sei, e ti dirò se hai ragione, se sei mio amico, se possiedi la verità. Dimmi non chi sei e con chi sei, per che cosa lotti, qual è la tua mèta, chi sono i tuoi fratelli. No. Dimmi invece chi bisogna combattere e annichilire, usando ogni mezzo, perfino la manipolazione e la menzogna. Per quanto triste sia, questo sta cominciando ad accadere in settori non solo della società italiana, ma anche del plurale mondo cattolico. Meglio parlare di "mondo" che di "comunità", perché quando ciò accade una comunità cessa di esistere, o almeno le manca l’aria ed entra in coma. 
Tutto dipende da un equivoco sull’amore. Meraviglie e disastri sono causati dall’amore, diversamente interpretato. L’amore per la patria può tradursi in nobile patriottismo, ma anche in arido nazionalismo, o come si dice oggi in repulsivo sovranismo. In inclusione o in esclusione. L’amore è dono, libero di essere accettato o rifiutato; ma può anche mutarsi in possesso, privo di libertà, che sempre cova in sé una vena violenta.

Amore per Cristo, per la Chiesa. Per la verità (qui pudicamente con la minuscola), parola che racchiude, di volta in volta, il Vangelo o (più o meno) dettagliate norme morali; il comandamento che racchiude tutti gli altri, «Ama il prossimo tuo come te stesso», o infinite norme e codicilli. I guai cominciano forse proprio da qui, dal significato della parola amore.
I fratelli in Cristo, il popolo dei redenti, i battezzati non hanno mai, mai, mai avuto un unico pensiero su tutto lo scibile umano. Probabilmente ciò sarebbe disumano. Ma questo non dovrebbe comportare prendersi a parolacce, insulti, arrivando a dare dell’eretico perfino al Papa, con bombardamenti di citazioni più o meno dotte, raramente autorevoli, quasi sempre fuori contesto. Roba da appartenenti a una setta qualsiasi. Già, perché questo, per questa via, si rischia di diventare: un insieme di sette che "possiedono la verità" (ma non se ne fanno possedere), e insignorendosene la manipolano, la usano come un santo randello e restano imprigionati nelle (e dalle) loro costruzioni”…
(Umberto Folena, Avvenire, 7 agosto 2018)

 
 
 

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