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Messaggi di Dicembre 2018

La vera Italia dell'umanità accogliente

Post n°2896 pubblicato il 30 Dicembre 2018 da namy0000
 

La vera Italia dell'umanità accogliente. Quattro motivi per sperare

Nel suo Rapporto 2018 Amnesty International chiude il severo capitolo dedicato alle politiche migratorie italiane con un cenno di speranza: la vede incarnata nei cittadini e nelle associazioni che si sono organizzate per opporsi alla xenofobia e per offrire assistenza a rifugiati e migranti. Il caso della mobilitazione di Lodi a favore dei bambini di famiglie immigrate esclusi dalla mensa è forse quello che negli ultimi tempi ha riscosso più interesse, ma questo giornale ha dato voce in molte occasioni alle iniziative di solidarietà sorte in tutta Italia: pensiamo per esempio all’accoglienza diffusa dei rifugiati giunti con i "corridoi umanitari" dal Vicino Oriente e dall’Africa, alle tante scuole d’italiano, ai doposcuola associativi e parrocchiali che seguono i ragazzi di origine immigrata. È importante sottolineare la varietà delle esperienze, dei soggetti e delle motivazioni che si sono attivate sotto la bandiera dei diritti dei migranti.

Non si tratta di élite cosmopolite e senza radici, ma di soggetti collettivi radicati nella società e di tanti cittadini normali e senza etichette.

È il caso, però, di approfondirne maggiormente i diversi profili. Credo infatti che questo complesso di attori possa essere suddiviso in quattro categorie.

La prima è costituita dalle Ong e da altri operatori strutturati e specializzati nel settore umanitario. Sono protagonisti dell’offerta di servizi dedicati, che spaziano dal salvataggio in mare all’accoglienza a terra. Hanno lavorato per diverso tempo in accordo con i Governi, ma possono coltivare visioni, valori e priorità non allineate con quelle dei poteri pubblici, agendo secondo codici, quelli dei diritti umani universali, che possono divergere dalle politiche degli Stati. La veemente campagna contro le Ong ha fondamentalmente questa motivazione: non accettano di ridursi a docile strumento della politica.

La seconda categoria è formata dalle organizzazioni della società civile che intervengono in vario modo sulle questioni dell’immigrazione e dell’asilo, pur non essendo specializzate in tale ambito o rimanendo prevalentemente nell’ambito del volontariato. Spesso combinano servizi operativi con azioni di sostegno e sensibilizzazione a livello politico e culturale. Rientrano qui i sindacati, le istituzioni religiose, le associazioni di volontariato. Per esempio le mense e gli empori solidali, così importanti per le famiglie in difficoltà e i rifugiati esclusi dall’accoglienza. Queste realtà impiegano personale retribuito, ma soprattutto volontari, talvolta cooperando con i poteri pubblici, altre volte compensando con i loro servizi le carenze dei sistemi di accoglienza. Come negli Stati Uniti, spesso si sentono in obbligo di assistere anche immigrati in condizione irregolare, per esempio presso gli ambulatori del volontariato.

Una terza categoria di attori è rappresentata dai movimenti sociali, portatori di istanze politiche radicali di protesta contro lo Stato e il sistema economico capitalistico. Sono particolarmente attivi nelle dimostrazioni contro le campagne xenofobe, ma non si limitano a questo. La novità consiste nel fatto che oltre a realizzare manifestazioni politiche, i movimenti sociali in vari casi si sono organizzati per fornire servizi materiali e immateriali ai migranti in difficoltà, come cibo, accoglienza, socializzazione, assistenza legale e burocratica. Un’evoluzione importante.

In quarto luogo, si possono distinguere singoli e gruppi che si sono attivati spontaneamente a livello locale per fornire servizi ai richiedenti asilo, temporaneamente accolti oppure in transito: per esempio i gruppi attivi per diversi mesi alla stazione Centrale di Milano, o quelli che in maniera diffusa sul territorio, e perlopiù in modo informale, offrono lezioni di italiano o propongono attività sportive, musicali, di animazione del tempo libero ai richiedenti asilo. Anche molti cittadini singoli, senza etichette e senza gruppi di riferimento, si mobilitano localmente per aiutare come possono immigrati e rifugiati.

Nel tempo di Natale, a questo "esercito del bene" va un pensiero di gratitudine. Insieme alla speranza che altri si uniscano a loro, facendo prevalere le ragioni dell’umanità sulla politica delle chiusure e dell’inimicizia. - Maurizio Ambrosini, Avvenire, sabato 29 dicembre 2018-  Sociologo, Università di Milano e Cnel

 
 
 

Tutti come te

Post n°2895 pubblicato il 29 Dicembre 2018 da namy0000
 

2018, Giornalettismo, 28 dic.- Il commovente messaggio dei bambini per Koulibaly 

Nelle ultime ore il mondo del calcio è travolto dall’ennesima ondata di razzismo. Vittima dell’odio per il colore della propria pelle è ancora una volta il difensore del Napoli Kalidou Koulibaly, che durante la partita Inter-Napoli è stato oggetto di cori da parte della tifoseria avversaria. A dare una lezione di vita però, ci hanno pensato dei bambini, che hanno pubblicato un video messaggio per il calciatore su Facebook.

Sono i piccoli della Parrocchia S.Antonio da Padova, Castellammare di Stabia, che hanno deciso di affidare ai social network, spesso luogo prediletto degli attacchi razzisti, un messaggio di tolleranza e pace. Koulibaly viene chiamato fratello, mentre un altro bambino dice che «tu sei il nostro eroe» mentre un altro aggiunge «io sogno di diventare come te». Ecco allora arrivare un quarto bambino, che con il volto dipinto con un colore scuro dice «io sono già come te!». Ma il vero messaggio di integrazione arriva alla fine quando tutti i piccoli calciatori si uniscono in un coro dicendo «siamo tutti come te». Perché sono tutti amanti del pallone, e solo questo è ciò che conta. In un tempo in cui il razzismo sta diventando una normalità, in cui la paura per il diverso si trasformano in violenze, cori, messaggi di odio, è necessario ritrovare l’equilibrio. E i bambini si sono dimostrati molto più adulti di chi dice di amare il calcio, ma odia i suoi giocatori…..

 
 
 

Un bagliore improvviso

Post n°2894 pubblicato il 29 Dicembre 2018 da namy0000
 

2018, Il Post 28 dic.- Il cielo blu elettrico sopra New York

L'esplosione di un trasformatore in una centrale elettrica della città ha prodotto un bagliore improvviso e molto intenso, da film apocalittico

Durante la notte di giovedì 27 dicembre c’è stata una piccola esplosione in una centrale elettrica di New York, che ha causato brevemente una forte luce blu elettrico nel cielo. Il bagliore è stato fotografato e ripreso da decine di persone con i loro smartphone, che poi l’hanno condiviso sui social elaborando ipotesi molto creative su che cosa lo avesse causato, prima che fossero diffuse informazioni più chiare sull’incidente.

 
 
 

Carabinieri sostituiscono Babbo Natale

Post n°2893 pubblicato il 28 Dicembre 2018 da namy0000
 

Igor Traboni, Avvenire, giovedì 27 dicembre 2018

Una bambina, in disparte, guarda triste i coetanei che giocano con i regali ricevuti a Natale. Due militari di pattuglia le chiedono quali doni abbia ricevuto...

Piazza Spada è il cuore della cittadina termale di Fiuggi e qui, il giorno di Natale, si sono ritrovati in tanti a passeggiare sotto un tiepido sole, compresi molti bambini intenti a giocare con i regali appena ricevuti, il tutto sotto gli occhi di due carabinieri di pattuglia a piedi. E proprio i due militari –  M. C. e C. B. – hanno notato una bambina un po’ appartata, insieme alla madre, e le hanno chiesto quale regalo avesse ricevuto. «Niente – ha risposto la piccola – forse perché sono stata cattiva».

La madre, una giovane donna di Fiuggi, ha preso in disparte i carabinieri e ha spiegato che in famiglia stanno attraversando grossi problemi economici e che non avevano potuto permettersi neppure un piccolo regalo per la figlia di 8 anni. I carabinieri hanno chiesto a due vigili urbani di intrattenere mamma e bambina, hanno raggiunto un vicino centro commerciale aperto e hanno acquistato una grossa bambola portando il dono alla piccola. I militari hanno poi raccontato di avere incontrato Babbo Natale, che non era potuto arrivare a casa della bimba per un incidente alla slitta, e che quel regalo lo mandava proprio a lei, «perché sei stata una bambina buonissima».

 
 
 

Tessitrici di Guri Zi

Post n°2892 pubblicato il 27 Dicembre 2018 da namy0000
 

2018, Lettera 43, 26 dic.

Migranti, il messaggio delle tessitrici di Guri Zi - Solidarietà e rispetto alla base anche dell'aiutarli a casa loro. La storia di un'impresa sociale di eccellenza. In 10 anni di spola tra Milano e l'Albania.

In uno dei paesi più poveri dell'Albania da un po' di anni la case di montagna dei pastori hanno smesso di svuotarsi. L'emigrazione si è arrestata e una lavorazione tradizionale e pregiata ha ritrovato linfa vitale, al punto da finire sugli scaffali di boutique italiane. Di più: in una zona dove, raccontano i giovani, «la gente continua ad avere una mentalità maschile e patriarcale», le donne non stanno più richiuse in casa e progettano di «comprare altri telai, allargare il laboratorio». Fanno studiare i figli all'università e a volte mantengono anche i mariti: famiglie che altrimenti sarebbero rimaste nell'ignoranza e negli stenti o sarebbero partite per l'estero. La destra populista non fa altro che invitare ad «aiutare gli stranieri a casa loro» – aggredendo poi chi rischia per farlo –, come se già non ci fosse in Italia chi lo fa da anni con dedizione (perché progetti del genere richiedono investimenti e pazienza) e senza clamori, avendo a cuore anche gli immigrati in casa propria. La base è il valore e il rispetto delle persone. L'impresa sociale che a Guri I Zi, paese di 12 mila anime del Nord dell'Albania, dà lavoro a una 50ina di donne orgogliose di non aver fatto scomparire le antiche tecniche di tessitura dei telai a legno, è nata dall'incontro, nel 2005, tra una comunità albanese delle valli che confinano con il Montenegro e delle volontarie italiane. Punto di contatto fu allora proprio la parrocchia, a Guri I Zi, di un prete italiano in missione con quella Chiesa. Da quei mesi di volontariato in Albania sarebbero nate diverse collaborazioni, la onlus Idee migranti e infine un laboratorio che, dal 2009 è diventato una vera e propria attività con 16 telai e un team di donne, tra responsabili, operaie e apprendiste, con contratti in regola e con la missione, riuscita, di far sopravvivere un artigianato locale originale. I filati che da più di un secolo venivano tessuti e cuciti per le vesti tradizionali si ritrovano intrecciati nelle tovaglie, nei copridivani e negli accessori per la casa e per i bambini di store italiani con firme della moda. E c'è anche la boutique Guri I Zi, a Milano… Elena e Nicoletta hanno fatto la spola tra l'Italia e l'Albania e il progetto si è consolidato, anche nel segno dell'autosostenibilità. «La nostra vita è cambiata, prima non avevamo entrate. Viviamo di questo progetto, ci dà da mangiare» raccontano Vida, Luce e altre ricamatrici e tessitrici. Tra di loro sono «sorelle», per Susana che le coordina «figlie». C'è chi ha il marito in Italia, chi è vedova o con la famiglia a carico. Ma il lavoro di Elena e Nicoletta è formare e accompagnare, non solo mantenere. Nel 2016 l'azienda è stata registrata in Albania e le donne di Guri I Zi sono diventate imprenditrici… A guidare il design etico, che si concilia con le tendenze del momento, la docente dell'Accademia di Fashion e Design di Firenze Alessandra Dentice e negli ultimi anni, mentre la politica gridava e generava mostri, il progetto di Guri I Zi ha trovato diversi finanziatori nel mondo della cultura, della moda e delle imprese.

 
 
 

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