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Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi di Giugno 2020

Il peso opprimente della solitudine

Post n°3366 pubblicato il 30 Giugno 2020 da namy0000
 

Il peso opprimente della solitudine

(FC n. 26 del 28 giugno 2020)

Dall’inizio della pandemia a oggi riesco a fare una piccola sintesi di questo periodo infame trascorso nella più totale solitudine. Vivo da solo e questo non mi fa paura, ma ho visto il totale menefreghismo da parte delle istituzioni, sindaco e parroco compreso, che non si sono degnati di vedere se ero ancora vivo o se avessi bisogno di qualcosa, medicinali e spesa. L’unica cosa: il recapito di due museruole con l’elastico che tirava le orecchie, proprio da terzo mondo. la fortuna per il momento è di essere ancora vivo. Perché mi lamento? Abito in un paese della Valsessera di pochi abitanti, dove anche i gatti si conoscono e si chiamano tutti per nome… e cognome.

Non sono piagnone e neppure mammone, mi sono sempre presentato sul lavoro sia di giorno sia di notte e tantissime volte a piedi causa neve.

Avete ragione, la terza età non fa più gola a nessuno, anzi prima sparisce dalla circolazione meglio è, così i soldi della pensione verranno utilizzati per altri scopi. Anzi, con questa epidemia ci avete abituato a restare sempre più soli, così da dimenticare che ci siano persone più bisognose di noi - Enzo

 
 
 

Gioco sano

Il Gioco (sano) è una necessità per l’uomo e vince le solitudini: è l’occasione per riattivare il cervello e non farlo assopire. È un tempo di serenità, spensieratezza, gioia, compagnia e condivisione. Il Gioco fa fare esperienze che aumentano il benessere e consentono di passare del tempo insieme in modo positivo, gioioso, divertente e costruttivo. Il Gioco riattiva la possibilità di rimettersi in relazione con gli altri, stimola la condivisione, l’intelligenza e la creatività. Fa ridere e quindi produce Benessere. perilrefettorioambrosiano.it, giochi di abilità, memoria, creatività e tanto divertimento.

 
 
 

Sostenere il Paese allo sbando

Post n°3364 pubblicato il 26 Giugno 2020 da namy0000
 

2020, Adriano Sansa, magistrato, FC n. 26 del 28 giugno.

Ciascuno tenda con tutte le forze a sostenere il Paese allo sbando

Il presidente della Repubblica Mattarella chiede una riforma del governo dei giudici per proteggerne l’autonomia, ma l’appello vale per tutte le istituzioni, chiamate a fare meglio la propria parte di fronte alle tante emergenze

Lo scuotimento delle nostre coscienze di fronte a discorso del presidente della Repubblica alla cerimonia del 18 giugno in onore dei magistrati uccisi rinnova e fa rivivere il dolore e il turbamento di quei giorni degli assassini terroristici e mafiosi.

La commemorazione dei giudici caduti è stata l’occasione per rammentare a tutti la dignità dell’adempimento del proprio dovere come anche la miseria  del tradimento della pubblica funzione. Molte sono le questioni in gioco, legate da un filo conduttore che il presidente ha saputo e voluto tenere ben fermo e vivo, a cominciare dal monito sulle ‹‹gravi e vaste›› distorsioni e alle ‹‹prassi inaccettabili intorno al Csm (Consiglio superiore della magistratura) e al cosiddetto “caso Palamara” ››.

La magistratura autonoma e indipendente voluta dalla Costituzione è elemento fondamentale della democrazia e della condizione di ogni cittadino. Le drammatiche stagioni di terrorismo, mafia, corruzione ce lo ricordano, così come le quotidiane vicende: ma la giustizia non può reggere il proprio compito né gli attacchi di quanti la vorrebbero debole e avvilita se perde il proprio prestigio, verrebbe da dire, in un momento come l’attuale, la propria anima. Certo, la gran parte dei magistrati fa il proprio dovere, ma non basta. Le manovre clientelari, gli scambi torbidi di ruoli e favori, la spartizione di posti sono una intollerabile e vergognosa stortura, emersa dal caso Palamara ma operante da tempo. Riformare il sistema elettorale del Consiglio superiore, impedire alle correnti di avere candidati propri in luogo di limpide candidature individuali di ciascun concorrente è urgente, ma avverrà solo se alle riforme si accompagnerà la rivolta morale di tanti magistrati che troppo poco hanno fatto per ripudiare un metodo che dilagava intorno  a loro. Qualche grave errore ha esasperato la situazione: il potere eccessivo e soverchiante dato a procuratori della Repubblica ha reso questi uffici abnormemente ambiti. La gran parte delle torbide trattative li riguarda.

Bisogna cambiare, subito, quando il Paese si accinge a spendere per la propria salvezza grandi risorse, che dovranno seguire la limpida legalità garantita da una giustizia credibile e non portarci in una irrimediabile palude di scandali. Infine, ci troviamo in una stagione di difficoltà drammatica, nella vita sociale, economica, scolastica, sanitaria. Il richiamo alle figure di alcuni dei migliori giudici caduti per noi tutti, la severità dell’ammonimento ai loro colleghi indegni, l’esortazione a immediate riforme sono anche un franco e intenso appello a ciascuna istituzione, dal Parlamento al Governo, a fare meglio la propria parte. Ma vi sentiamo, se ascoltiamo onestamente, che si chiede a ciascuno di tendere le proprie forze per sostenere la comunità che soffre e a momenti teme di vacillare nei suoi luoghi cruciali.

 
 
 

Diplomata a 17 anni

Post n°3363 pubblicato il 24 Giugno 2020 da namy0000
 

2020, Avvenire 23 giugno.

La maturità di Valentina a 17 anni da 100 e lode

Diplomata al liceo scientifico paritario "Faes", la giovane ha concluso con due anni di anticipo gli studi. Ora la sfida del concorso per la facoltà di Medicina: «La scuola? gara con me stessa»

è nata nel 2003, ha compiuto 17 anni a gennaio, è di Milano ed è sempre stata un’anticipatrice. Ha infatti cominciato gli studi con un anno di anticipo rispetto ai suoi coetanei ed è stata ammessa all’esame di maturità per merito direttamente dalla quarta liceo, conseguendo il 100 e lode. «Mio padre è medico e mia madre infermiera quindi sono figlia d’arte e in questo periodo in cui erano impegnati in ospedale ho avuto paura ma sono riuscita a non pensarci troppo dedicandomi allo studio e al mio fratellino di tre anni al quale, da sorella maggiore, mi sono dovuto dedicare a tempo pieno», racconta. «Ho sempre vissuto la scuola come un gioco e ho sempre pensato a divertirmi più che essere in ansia per i voti – continua –. Verifiche e interrogazioni erano una sfida con me stessa: mi è sempre interessato vedere quanto di me sarei riuscita a metterci nel compito».

All’esposizione dei tabelloni con quella lode così in bella vista però «io e i miei genitori ci siamo abbracciati di felicità, ovviamente in tutta sicurezza, e ora festeggerò in famiglia e quando sarà possibile mi piacerebbe fare un viaggio in un luogo dove si parla tedesco, una lingua che sto continuando a studiare, dopo una mia precedente esperienza in Germania».

Questa maturità "del secolo" comunque Valentina la ricorderà anche «per le paure che si sono susseguite, a partire da quella che non si potesse svolgere per passare a quella della modalità online: dopo tanto impegno sarebbe stato brutto e quando ho finalmente saputo che l’esame si sarebbe sostenuto in presenza sono saltata dalla felicità poiché che penso sia il modo migliore di vivere un momento così importante ». Davanti alla commissione ha affrontato il tema dell’espansione dell’universo improvvisando una dimostrazione matematica.

Nessun timore, assicura, per l’"interrogazione e nessuna apprensione particolare per alcuna materia. Sperava le capitasse un argomento di cui le sarebbe piaciuto parlare con i professori e così è stato: le è infatti toccata in sorte da un libro di Virginia Wolf una frase in inglese che è riuscita a collegare ai problemi del disagio della società e del nichilismo odierno. Anche se gli impegni per lo studio e la pandemia l’hanno costretta a interrompere l’atletica sono proseguiti i dibattiti con i suoi genitori: «È una mia propensione confrontarmi sulle notizie che leggo o su quelle che mi segnalano».

 
 
 

Rafforzare la preghiera

Post n°3362 pubblicato il 24 Giugno 2020 da namy0000
 

2020, Avvenire 23 giugno.

Palermo. Fratel Biagio al 23esimo giorno di digiuno: «Preghiere contro le dipendenze»

Il missionario laico, fondatore della Missione Speranza e Carità che ospita gratuitamente 1100 persone povere a Palermo, digiuna nutrendosi di sola eucarestia e preghiera in una grotta dal 4 giugno

«Rafforzare la preghiera e l’operato per liberare i tanti uomini e donne schiavi di malsani vizi e schiacciati da tante dipendenze negative».

Biagio Conte continua il suo digiuno in una grotta sulle montagne del centro della Sicilia, per sensibilizzare istituzioni e cittadini a una conversione della società al bene comune. Da 23 giorni fa penitenza, vivendo in solitudine, senza cibo, nutrendosi solo dell’Eucaristia e godendo della bellezza della natura. «Non è mai stato così magro – dice Riccardo Rossi, volontario della missione che si occupa della comunicazione – ma è contemporaneamente in piene forze, è ricolmo di energia».

L’appello alla Chiesa
L’ultima delle sue numerose lettere scritte in queste settimane di digiuno è rivolta alla Chiesa e agli esponenti di tutte le religioni, a cui chiede un impegno concreto. «Sono molto rattristato e fortemente addolorato per il perpetrarsi dei tanti mali, vizi, ingiustizie, violenze, sopraffazioni, omicidi, suicidi che si moltiplicano quotidianamente nella nostra sofferta e malata società – scrive il missionario - Purtroppo stanno aumentando sempre più i cittadini oppressi e schiacciati dalle schiavitù delle dipendenze negative, dell’alcool, delle droghe, delle sigarette, delle scommesse, delle mode che non rispettano la persona e il corpo e di tante altre negative dipendenze. Ho visto in questi anni ammalarsi e morire tantissimi uomini e donne, schiavi di queste dipendenze negative: adesso basta, bisogna invocare l’aiuto del Buon Dio».

Ai religiosi e alle religiose dice: «È chiaro che questa società ha commesso un grave errore: si è allontanata da Dio e dal nostro prossimo. E adesso sarà nostro dovere e impegno invitarla a ritornare a Dio e al nostro prossimo, soprattutto a quelli più in difficoltà, poveri e disagiati. Preghiamo per i giovani che sono tanto a rischio per l’assenza del lavoro, per un futuro non stabile, incerto, insicuro e stiamo vicino a quelli più fragili, sia ai giovani locali sia agli immigrati; rischiano di precipitare nelle sabbie mobili, cioè nel giro dello spaccio, della prostituzione, della delinquenza». E, in particolare, «facciamo attenzione ad essere anche voi liberi da queste dipendenze negative; siate prudenti per essere di buon esempio».

Fermare i virus delle dipendenze
Proprio pochi giorni fa, fratel Biagio aveva rivolto un altro appello a tutte le istituzioni civili, affinché accompagnino i più piccoli e i più fragili, attraverso «leggi e norme più giuste, a tutela e a sicurezza dei più giovani, dei meno giovani, delle famiglie e di ogni cittadino soprattutto per quelli più emarginati e bisognosi».

Anche in questo appello chiede di fermare i nuovi «virus»: «Stiamo attenti a un marketing senza regole, ad un commercio pressante e ai locali sempre aperti fino all’alba». Il rischio è quello di creare nei cittadini «dipendenze di cose negative che si trasformano in schegge impazzite».

 
 
 

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