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Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi di Aprile 2025

Lettera a una ragazza

Post n°4116 pubblicato il 23 Aprile 2025 da namy0000
 

2025, FC n. 16 del 20 aprileLettera a una ragazza da un nonno bisCara Adriana, alla tua età il cervello si sveglia e si apre, e si accende un turbo: quel motore che spinge in avanti e ti fa desiderare di prendere il tuo posto nella vita. Inconsciamente speri che ti venga detto quello che tu desideri e vuoi sentirti dire: “Innamorati!”. Non ho detto però “fai l’amore”, trappola in cui sono cadute le tue amiche: perché innamorarsi significa gettare lo sguardo avanti e sentire che solo fra pochi anni potrai amare per sempre un uomo col quale farai una famiglia e avrai dei figli. Frequenta dunque il mondo maschile, non quei gruppi rumorosi, spesso volgari, senza impegni, inconcludenti, ma quelli sereni, seri il giusto, che discorrono di futuro, parlano di impegno nello studio e nel lavoro e fanno volontariato. Regalati magari un viaggio a Lourdes, in treno, con gli ammalati da servire e poi scegli una tua seria e praticabile collocazione nel volontariato: ce ne sono moltissime, specie negli oratori.Fa’ come chi cerca la pagliuzza d’oro nella sabbia del fiume e prega il Signore che emerga un uomo che ti ami e che tu possa amare per sempre… Difendendo la castità prematrimoniale sentirai una gioia continua che con tutta naturalezza sfocia nella gioia delle notti intime e potrebbe fiorire nella meraviglia di un figlio. Ti sentirai garantito dalla Provvidenza un amore per sempre che non dipenderà più solo dai sentimenti umani, ma sarà unico, totale, eterno in Dio.Adriana, innamorati! Mancano solo pochi anni, poi amerai per sempre e gusterai come è bello reggere il timone a quattro mani con qualunque mare.Auguri, auguri, auguri da un nonno bis: ho quasi 90 anni, ho perso mia moglie che si chiamava Adriana 2 anni fa. Sono bisnonno di 8 nipoti e 3 pronipoti più quelli indiretti dei fratelli. Nella risposta ho sentito che c’era del vago, mentre quando l’amore si accende vuole concretezza e non citazioni sapienziali, voli pindarici…Bisogna trovare anche il coraggio e l’onestà di dire ai giovani: “Non fatevi fregare!”. Questo non è solo un mondo di vecchi, ma non è sicuramente un mondo per i giovani. Costruitevi il vostro futuro in forma originale! – Pietro G.

 
 
 

Le donne e la libertà

Post n°4115 pubblicato il 16 Aprile 2025 da namy0000
 

2025, Avvenire, 15 aprile

Vite cambiate. Dal carcere al bistrot: le donne e la libertà al sapore di caffè

A Napoli, una cooperativa tutta al femminile, offre lavoro e dignità a donne in esecuzione penale: tra torrefazione, bistrot e cioccolateria, il caffè diventa occasione di riscatto

«Il profumo del caffè appena tostato arrivava fin dentro le nostre stanze. Mi sono chiesta: da dove viene questo profumo? È inseguendo quell’aroma che ho conosciuto le Lazzarelle, e questo è il mio quarto anno di lavoro». Incontro Anna alla Galleria Principe di Napoli, uno dei luoghi simbolo della città - oggi un po’ decaduto - per molto tempo porta d’ingresso al centro storico e ancora oggi luogo di passaggio per i turisti che vanno a visitare il Museo archeologico. Beviamo un caffè seduti a un tavolino del bistrot della cooperativa Lazzarelle, che dà lavoro ad alcune donne detenute nella Casa di reclusione di Secondigliano.

«Quando sono entrata in carcere, dieci anni fa, mai avrei immaginato di avere una possibilità come questa perché la mia vita potesse ripartire - racconta Anna -. Ero proprio depressa, ora mi sento protagonista, ho ritrovato la speranza e sono diventata "contagiosa" verso le altre donne. Mi dicono che sono strana perché vedo sempre il lato positivo delle cose. Non sono strana, sono convinta che Dio ci regala sempre una possibilità anche quando tutto intorno sembra andare male. E allora cambia il modo con cui guardi la vita. È proprio quello che è accaduto a me». Prima di lavorare al bistrot si occupava della torrefazione del caffè nel carcere femminile di Pozzuoli, chiuso dal maggio dell’anno scorso a causa dei ripetuti episodi di bradisismo che da tempo tormentano la zona e hanno causato il trasferimento delle detenute a Secondigliano.

«Il caffè è come il Vesuvio: è l’anima di Napoli, un rito, un’istituzione. Ma per me ha un valore speciale, è stato il trampolino per spiccare il salto verso nuovi orizzonti. Ho ripreso pure a studiare, manca poco alla laurea in Economia e Commercio, quando arrivo a fine pena potrò giocare le mie carte sul mercato del lavoro e stare alla larga dalla tentazione di ricadere nei brutti giri che mi hanno portato alla detenzione». Da un anno Anna ha ottenuto la possibilità di accedere alle misure alternative al carcere: è in affidamento, di giorno lavora al bistrot e la sera dorme a casa dei genitori. «I chicchi del nostro caffè parlano di riscatto, di vite cambiate, come la mia. Il carcere me lo sono meritato, non lo nego, ma proprio quel luogo di sofferenza è diventato l’occasione per una svolta, grazie all’incontro con persone che mi hanno accompagnato a prendere atto dei miei errori e a riscattarmi: educatrici, psicoterapeuti e Imma che mi ha assunto alle Lazarelle, di cui sono pure diventata socia».

Anche per Katia l’incontro con le Lazzarelle - un nome partenopeo-doc scelto per la cooperativa sociale tutta al femminile fondata da Imma C. - è diventata una tappa importante lungo un percorso di cambiamento dopo un’esistenza complicata. Cresciuta in un contesto malavitoso, la madre e i due fratelli in galera, due figli da mantenere, finisce anche lei in carcere dodici anni dopo avere commesso un reato che la Cassazione aveva riconosciuto come associativo. Ma intanto nel carcere di Pozzuoli aveva cominciato a percorrere un’altra strada. «Mi sono iscritta alle scuole superiori, ho scoperto il piacere della lettura - io che non avevo mai preso in mano un libro -, mi sono buttata a capofitto nel laboratorio di teatro e mi dicono che sono pure brava. Chissà, quando esco magari posso provare con la recitazione… Alle Lazzarelle lavoravo il caffè e ho fatto anche il corso di cioccolateria, è stato bellissimo imparare a produrre le uova di Pasqua. Tu non puoi immaginare l’emozione provata quando ho ricevuto lo stipendio: era la prima busta paga della mia vita. Prima lavoravo solo in nero e mi pagavano una miseria. Purtroppo a maggio a causa del terremoto hanno chiuso il carcere di Pozzuoli e la torrefazione si è fermata. Ma spero tanto che possano presto riaprirla a Secondigliano, dove mi hanno portato».

Ci spera tanto anche Immacolata C., per tutti Imma, donna esuberante e vulcanica quanto il Vesuvio, fondatrice e amministratrice della cooperativa sociale Lazzarelle che nel 2010 ha iniziato la produzione di caffè artigianale secondo lantica tradizione napoletana allinterno del carcere femminile di Pozzuoli. Dopo la chiusura causata dal bradisismo dei Campi Flegrei, la cooperativa si appoggia presso una torrefazione locale in attesa che venga aperto il laboratorio nel carcere di Secondigliano dove è stata allestita una sezione femminile.

«All’origine della nostra avventura ci sono tre idee: ribaltare il luogo comune che la produzione del caffè sia qualcosa di riservato agli uomini - i torrefattori - tanto è vero che la versione femminile (torrefattrice) si riferisce solo alla macchina che tosta il caffè e non alle donne che ci lavorano. Inoltre puntiamo sulla lavorazione artigianale secondo l’antica tradizione napoletana e produciamo miscele che provengono dalla filiera del commercio equo e solidale: così abbiamo creato un’alleanza tra le donne detenute e i piccoli produttori di caffè del Sud del mondo. Con queste premesse desideriamo creare opportunità lavorative per le nostre donne e retribuirle con i proventi della cooperativa. In 15 anni abbiamo assunto 80 donne e l’80 per cento dopo la scarcerazione ha trovato un’occupazione regolare. Le loro storie raccontano quanto pesano sull’ingresso in carcere i contesti degradati da cui provengono, la povertà educativa, il fatto di essere diventate mamme giovanissime. Creando occasioni di lavoro si seminano buone pratiche per l’inclusione sociale, si aiutano le persone a riconquistare autonomia e dignità e si rigenera la speranza».

Negli anni il fiuto imprenditoriale e la tenacia di Imma hanno trovato nuove opportunità per sviluppare la cooperativa. Al bistrot della Galleria Principe lavorano tre donne in esecuzione penale esterna, quattro svolgono attività di catering per l’Università Federico II e per l’Orientale, altre due gestiscono la buvette del Grenoble, il palazzo dove ha sede il Consolato francese, cinque sono addette alle pulizie in alcuni B&b del centro storico. La cooperativa produce anche tè, tisane, bomboniere, tazzine, ceramiche artigianali e altri manufatti acquistabili online. «Ma il cuore dell’attività resta il caffè, simbolo per eccellenza della nostra napoletanità e del legame con il territorio. Un giorno, mentre lo stava macinando, una donna ha detto "questo caffè profuma di libertà". È proprio così: nella torrefazione le donne si sentono valorizzate, cresce la loro autostima, si ritagliano un ruolo autonomo in un’istituzione totalizzante come il carcere, mettono le basi per un ritorno da protagoniste nella società. Attualmente alcune di loro lavorano a imbustare il caffè prodotto da una torrefazione con le materie prime provenienti dal Sud del mondo, in attesa che a Secondigliano - grazie all’ottima collaborazione con la direzione - sia possibile riaprire la torrefazione nella sezione femminile».

Nel 2023 il presidente Mattarella ha insignito Imma C. del titolo di Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana «per il suo impegno nella valorizzazione del lavoro delle detenute allinterno del carcere offrendo loro una opportunità di riscatto per una vita diversa dopo la detenzione». In questi giorni nella cioccolateria allestita nel bistrot della Galleria Principe si lavora alacremente per produrre le uova di Pasqua delle Lazzarelle: un segno di rinascita da offrire alla città, insieme a una buona tazzulella ‘e cafè”.

 
 
 

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