Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 02/11/2020

Mi chiamavano shebani

Post n°3437 pubblicato il 02 Novembre 2020 da namy0000
 

padre Pier Luigi Maccalli.

Missionario della Società delle Missioni africane, tra Costa d’Avorio e Niger, ha sempre avuto un’attenzione particolare per le donne vessate, la salute dei minori denutriti e l’istruzione dei ragazzi e giovani.

Nato a Madignano, poco distante da Crema.

Dopo due anni di prigionia in Niger, è stato liberato l’8 ottobre in Mali. Il giorno successivo è arrivato a Roma e da lì a Madignano, suo paese natio, dove il parroco e il sindaco hanno organizzato per lui un giro su un’auto decapottabile perché la gente potesse vederlo e salutarlo ai bordi della strada. A mezzogiorno il suono delle campane di tutte le chiese a festa.

Qual è stata la prima cosa che ha fatto da uomo libero?

«Piangere di gioia».

Oggi come si sente?

«Direi bene, sereno dopo la tempesta. Ma ho bisogno di tempo per rielaborare pensieri ed emozioni che tanto mi hanno scosso».

Come è avvenuto il rapimento?

«Era la sera del 17 settembre 2018, le 21,30 circa. Ero già in pigiama nella parrocchia di Bomoanga, in Niger, dove prestavo la mia opera, quando ho sentito dei rumori dietro la finestra dell’ufficio. Ho chiesto chi fosse, nessuna risposta. Assicurando io il servizio di distribuzione farmaci per le urgenze notturne, ho pensato che qualcuno avesse bisogno di medicine. Sono uscito. Davanti a me tre fucili. D’istinto ho fatto un balzo indietro e mi sono ritrovato con le mani legate dietro la schiena. Sono stati attimi convulsi».

Ha capito il motivo del rapimento?

«Quante volte mi sono fatto questa domanda! Mai ho offeso o parlato male dell’islam né fatto gesti irriverenti od oltraggiosi. Rapporti sempre amichevoli e cordiali con tutti. Anche la Missione è stimata per la vicinanza alla gente: nelle carestie ricorrenti distribuiamo cibo senza distinzione di appartenenza religiosa. Avevo aperto un centro per bambini malnutriti. Le mamme si fermavano per settimane con i figli malati e facevano la loro preghiera musulmana. Credo ci sia una politica di espansione jihadista dal Mali verso sud, con il progetto di estendersi a tutta l’Africa occidentale».

Come ha vissuto la prigionia?

«I primi sei mesi sono stato in totale solitudine tra le dune di sabbia del Sahara e pregavo. Non avevo niente da leggere. Né materiale per scrivere. Mi facevo del tè e cucinavo qualcosa con un pentolino. Giornate lunghe. Poi mi hanno messo insieme a Luca T., giovane padovano rapito nel dicembre 2018 in Burkina Faso, e dopo con Nicola C. di Napoli, sequestrato in Mali nel febbraio 2019, mentre andava in bicicletta verso Timbuctu. Ci sostenevamo a vicenda».

Come l’hanno trattata i carcerieri?

«Generalmente bene. Mi chiamavano shebani, che vuol dire vecchio. La mia lunga barba bianca doveva fare colpo su questi giovani imberbi. Le parole, invece, erano a volte offensive verso la mia fede. Per loro un cristiano non è un benedetto da Dio, ma un condannato all’inferno».

Sapeva dove si trovava?

«I trasferimenti erano continui, ma tutti nel Sahara maliano. Ho visto la varietà di questo immenso deserto».

Cosa l’ha sostenuta?

«La preghiera. Ripetevo le parole della consacrazione del pane eucaristico: “Questo è il mio corpo offerto, Signore, non ho altro”. Recitavo le preghiere imparate da bambino, spezzoni di salmi che ricordavo a memoria e il rosario».

Nella preghiera ha invocato qualcuno in particolare?

«Con il rosario invocavo Maria che scioglie i nodi e con la sequenza di Pentecoste invocavo lo Spirito santo. La Missione di Bomoanga è sotto il patrocinio dello Spirito santo e Pentecoste è la nostra festa patronale. Sul muro della nuova chiesa di Bomoanga è appeso un foglio di compensato su cui ho tradotto in lingua locale la sequenza della Pentecoste. Con la comunità la recitavamo ogni giorno. Maria e lo Spirito consolatore sono stati la mia forza e il mio sostegno».

La fede ha mai vacillato?

«Si è rafforzata. Per nulla al mondo sono disposto ad abbandonarla: anzi, ero pronto a tutto».

Come rilegge questi due anni?

«Ho fatto l’esperienza del deportato di guerra, sentendomi in comunione con le vittime innocenti di violenza e conflitti. Noi missionari siamo sovente facili bersagli di vendette e persecuzioni. Ma siamo testimoni di un mondo di fratellanza in cui lo Shalom trionferà sul male. Crediamo che “giustizia e pace si baceranno e verità e amore si incontreranno”».

Si è sentito missionario anche in catene?

«Mi sono sentito in comunione con gli apostoli Paolo e Pietro. San Pietro in Vincoli, poi, è il patrono di Madignano: tale padre, tale figlio! I miei piedi erano incatenati, ma non la mia fede e nemmeno la missione. Che è di Dio e lui continua a condurla nel tempo e nella storia».

Durante la prigionia c’è chi si è convertito all’islam.

«Una conversione di facciata, per convenienza. Un modo per tutelarsi e non rischiare il peggio. Anche con me ci hanno provato fino alla sera prima della liberazione. Quello che parlava francese mi ripeteva: “Quando saremo davanti ad Allah ci chiederà conto di te. Avete preso un miscredente e non gli avete detto di farsi musulmano?”».

Hai mai pianto?

«Spesso durante i primi sei mesi di grande silenzio e solitudine».

Ha avuto paura di morire?

«Ci ho pensato, ma più i giorni passavano e più mi convincevo che non era quello l’obiettivo del rapimento».

Cosa prova verso i rapitori?

«Molta tristezza. Sono giovani indottrinati da video di propaganda che ascoltano tutto il giorno. Li perdono perché non sanno quello che fanno! Anche verso coloro che hanno pianificato il mio rapimento non porto rancore. Ho pregato per loro e continuo a farlo».

Ripartirà in missione?

«La mia vita è donata a Dio e all’annuncio del Vangelo per il mondo. Sarò sempre in missione perché non è una questione di geografia. Per capire il passaggio di Dio in questa sofferta esperienza ho bisogno di tempo e silenzio. Una cosa, però, ho intuito: credevo mi avessero “rubato” due anni di missione, ma mi rendo conto che Dio ha reso fecondo il “mio ministero da prigioniero” ben oltre ogni mia aspettativa» (FC n. 44 del 1 novembre 2020).

 
 
 

Contagi in famiglia

Post n°3436 pubblicato il 02 Novembre 2020 da namy0000
 

2020, Avvenire 31 ottobre.

L'immunologa. Viola: «Contagi in famiglia il vero rischio, dovremo convivere col virus»

Antonella Viola, ordinario di Patologia generale all’Università di Padova: il Covid è tra noi e ci resterà, l’inizio della risalita ha coinciso con le vacanze d’agosto

Anche le chiusure esigono un metodo scientifico. «Non si può passare di lockdown in lockdown all’infinito, e nemmeno penalizzare i luoghi che non sono fonte di contagio». Che fare, allora, di fronte a cifre ormai fuori controllo? «Dati alla mano, bisogna risalire a quanti malati di Covid la primavera scorsa si sono infettati al ristorante, o dal parrucchiere, sul metrò, al mercato, in palestra o al museo, e agire con chiusure mirate in quei luoghi lasciando aperti gli altri». Anche perché, chiarisce subito Antonella Viola, professore ordinario di Patologia generale all’università di Padova, «questo virus ormai è tra noi e ci resterà. Dobbiamo ragionare come se rimanesse per sempre e puntare a strategie che portino a una situazione accettabile».

A nove mesi dall’esordio della pandemia, che cosa abbiamo imparato dal punto di vista dell’immunologia?
La ricerca ha indagato principalmente su perché tra una persona e l’altra c’è una risposta tanto diversa all’infezione: questa patologia si manifesta con una variabilità incredibile nell’attivazione della reazione immunitaria. Nella maggioranza delle persone, circa il 94%, si attiva una risposta protettiva caratterizzata dalla produzione di anticorpi e dall’attivazione dei linfociti T, che servono a combattere il virus, mentre nel 6% della popolazione si scatena una tempesta infiammatoria molto più forte rispetto agli altri virus che causano polmoniti, con i danni che ben sappiamo.

E ad oggi che cosa ne sappiamo?
Ancora poco. Ciò che emerge è un ruolo importante della genetica: abbiamo visto che una parte dei pazienti gravi presenta una mutazione in una molecola che ha un ruolo antivirale, l’interferone di tipo 1. Un secondo studio ha rilevato un’associazione di maggior rischio in una porzione di geni che si trova sul cromosoma 3, che abbiamo ereditato dai nostri cugini di Neanderthal. Un terzo studio ha identificato nei pazienti maschi gravi degli anticorpi che vanno a bloccare proprio l’interferone di tipo 1, quindi è come se in loro ci fosse una risposta autoimmunitaria che va a stoppare la risposta antivirale. In definitiva deduciamo che esistono due grandi cause di gravità nei pazienti Covid: una predisposizione genetica a bloccare l’interferone, e una predisposizione a produrre molecole infiammatorie. Quest’ultima dipende dallo stato infiammatorio del soggetto, cioè dalla sua età e dalla presenza di altre patologie: per esempio, che gli obesi siano fortemente a rischio di sviluppare un Covid severo dipende dal fatto che sono pazienti già fortemente infiammati, di conseguenza contro il virus sviluppano una risposta eccessiva.

Asintomatici e paucisintomatici (94%) possono contagiare?
Chiariamolo una volta per tutte: gli asintomatici contagiano. Il Sars–Cov2 è così “malvagio” proprio per questo, altrimenti lo avremmo già sconfitto da tempo, sarebbe bastato isolare in casa il 6% con sintomi.

Quanto è mortale rispetto al totale dei positivi?
A livello mondiale la mortalità va dallo 0,5 all’1% dei positivi, apparentemente pochissimo rispetto al 10% della Sars del 2003, ma la Sars infettò solo 10mila persone in tutto il mondo, quindi ne uccise meno di mille. Il vero problema è sempre quanto un virus è contagioso e qual è la percentuale di persone che hanno bisogno di ricovero ospedaliero, più che la mortalità. L’insieme di queste tre cose fa sì che questa sia una patologia estremamente grave.

Per mesi ci è stato detto che ormai abbiamo i farmaci.
Attualmente l’unica cosa che funziona sono i farmaci a base di cortisone, che aumentano in modo significativo la sopravvivenza nei pazienti gravi. Non esiste altro di cui sia dimostrata l’efficacia. L’eparina serve a evitare la formazione di trombi, ma non abbiamo in questo momento un farmaco specifico contro il Covid. In futuro potrebbero risultare utili gli anticorpi monoclonali, diverse aziende ci stanno lavorando e stiamo aspettando i risultati: se tutto andasse bene, per la primavera potremmo avere un farmaco capace di bloccare l’ingresso del virus nelle nostre cellule,
sempre per i pazienti gravi.

Vaccino: realtà o utopia?
Ce ne sono diversi che stanno concludendo la sperimentazione clinica. E’ possibile che per fine anno ci sia la registrazione di uno o due vaccini e quindi che le primissime dosi possano arrivare per l’inizio del prossimo anno: insomma, non sarà la soluzione per la seconda ondata. Prima di vaccinare un numero di persone sufficiente a poter tornare alla vita normale, bisognerà aspettare la fine del 2021, ma se tutto andrà bene: negli animali le sperimentazioni hanno funzionato, i trial clinici di fase 1 e di fase 2 hanno dato ottimi risultati, gli studi di fase 3 dicono – non li abbiamo ancora visti – che diano risultati positivi... Sicuramente uno tra i tanti arriverà.


«I lockdown all’infinito non servono. Adesso bisogna chiudere gli impianti di sci ed eliminare gli sport da contatto. I trasporti pubblici?


A luglio avevamo poche decine di casi in tutta Italia. Chi “assolve” le vacanze estive sostiene che i positivi di oggi non si sono certo infettati in agosto.
La curva dei contagi funziona sempre esponenzialmente, prima non la si vede, poi sale ed esplode.
L’inizio di questa risalita sono state proprio le vacanze di agosto, quando abbiamo tutti contribuito a tenere in vita il virus permettendogli di tornare a mordere in autunno. L’errore chiarissimo è stata la riapertura delle discoteche, poi i viaggi, perché molti dei casi li abbiamo importati, e infine traghetti e aerei pienissimi. Da settembre in poi, ha pesato il non aver fatto i controlli nelle città quando tutti siamo tornati e non aver risolto il problema dei trasporti: era necessario far rispettare ancora le regole, invece ci siamo rilassati. Ricordo che il virus non circola da solo, ma con le gambe delle persone.

Ma allora saremo presto punto a capo... Dopo l’eventuale calo, i casi risaliranno.
Per questo dobbiamo puntare a una strategia di convivenza con il virus che ci consenta una situazione accettabile fino a giugno/ luglio, quando ci penserà il caldo:
tracciare le attività veramente rischiose, risolvere immediatamente il problema dei trasporti, far usare la mascherina a tutti, anche a scuola, chiudere gli impianti di sci, eliminare gli sport da contatto e soprattutto cambiare la narrazione: dobbiamo dire alle persone a rischio “proteggetevi da soli”, perché la maggior parte dei contagi avviene in famiglia. Le mascherine sono indispensabili, le ffp2 danno una sicurezza quasi totale, ma certo non le indossiamo in casa: troppi poi si illudono che andare a cena dai vicini non sia pericoloso perché sono amici, come se al virus interessasse. Insomma, se avete più di 70 anni, o ne avete meno ma siete ipertesi, o obesi, o avete il diabete... evitate per ora il pranzo con figli e nipoti o il caffè con l’amico. E poi occorrono urgentemente test antigenici a manetta nelle scuole, negli ospedali, nelle Rsa. Il governo li ha ordinati, spero arrivino presto nelle farmacie così da sveltire enormemente la macchina.

Ha un senso parlare di immunità di gregge?
Sì e no. No, perché lasciar correre il virus liberamente vuol dire il 6% di ricoverati, che mandano in tilt qualsiasi sistema sanitario e causano un 1% di decessi, cioè su 60 milioni di italiani ben 600mila morti. Questo però non vuol dire che non si possa raggiungere in determinate zone una “immunità di comunità”, per esempio nella Bergamasca, colpita duro nella prima fase, dove ora il virus cresce più lentamente (mentre è molto a rischio il Sud). Ma verosimilmente è un’immunità che dura qualche mese.

 
 
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

ULTIME VISITE AL BLOG

namy0000cassetta2prefazione09annamatrigianonoctis_imagoacer.250karen_71m12ps12Penna_Magicanonnoinpensione0lcacremadonmarco.baroncinilisa.dagli_occhi_bluoranginellaninettodgl19
 

ULTIMI COMMENTI

Grazie per aver condiviso questa esperienza così intensa e...
Inviato da: Penna_Magica
il 08/02/2024 alle 11:19
 
RIP
Inviato da: cassetta2
il 27/12/2023 alle 17:41
 
Siete pronti ad ascoltare il 26 settembre le dichiarazioni...
Inviato da: cassetta2
il 11/09/2022 alle 12:06
 
C'è chi per stare bene ha bisogno che stiano bene...
Inviato da: cassetta2
il 31/08/2022 alle 18:17
 
Ottimo articolo da leggere sul divano sorseggiando gin...
Inviato da: cassetta2
il 09/05/2022 alle 07:28
 
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963