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Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 24/05/2018

Siamo il frutto

Post n°2645 pubblicato il 24 Maggio 2018 da namy0000
 

“Siamo il frutto dei nostri viaggi, siamo quello che siamo diventati grazie alle migrazioni che, fin dall’antichità, abbiamo compiuto. Viaggio è una parola nobile e antica. L’umanità si è sempre messa in viaggio per necessità. Il viaggio è una condizione naturale che oggi si vuole ridurre a casi giudiziari di violazioni di domicilio, del territorio altrui. Così si agisce contro natura e contro la specie umana. Il viaggio è tale se prevede un biglietto di sola andata, è quello dei nostri antenati, che andavano incontro all’ignoto. Viaggio è la nostra condizione di sparpagliamento, che non può essere negata da nessuna barriera. Noi che abitiamo il Mediterraneo, poi, siamo il miscuglio di peregrinazioni millenarie, il risultato di una civiltà che non abbiamo prodotto, ma ricevuto. Oggi, al contrario, il flusso dei migranti provoca una “distorsione della geografia”, nel senso che il mare viene considerato uno sbarramento, mentre è la più antica via di comunicazione. Lo stesso vale per le montagne, che vengono viste come una muraglia naturale, mentre sono un ventaglio di valichi non sigillabile. Quando scalo una montagna, conta il percorso che faccio, la cima è semplicemente il punto dal quale dovrò allontanarmi di nuovo. Il traguardo è sempre tornare al punto di partenza. Così è anche per il viaggio autentico: quando i navigatori esploravano il mare, la loro meta era il viaggio in sé, che trovassero o no nuove terre. Il percorso è così importante perché si allargano tutte le percezioni dell’uomo, dovute alla necessità di adattamento. La nostra supremazia su questo pianeta non dipende dalla nostra forza o dalle nostre abilità, che sono limitate, ma dalla nostra capacità di adattamento. Tale capacità si sviluppa in particolare nel corso del viaggio, perché pone imprevisti e favorisce un affinamento delle nostre capacità di percezione. L’istinto di esplorare il pianeta ci ha arricchito: tutta la storia sacra è una storia di spostamenti che arricchiscono. Gli ebrei quando entrano in Egitto lo fanno prosperare… E nelle Scritture non esiste la parola “clandestino”, bensì la parola “straniero”, regolarmente associato all’orfano e alla vedova nel sistema di protezione e tutela…” (Erri De Luca, FC n. 20 del 20 maggio 2018). 

 
 
 

Tutti i cittadini

Post n°2644 pubblicato il 24 Maggio 2018 da namy0000
 

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. ‹‹Quell’articolo parla chiaro››, afferma Alessandra, ‹‹tutti devono avere pari diritti, senza distinzioni. Dare voce alle persone a cui questi diritti sono ingiustamente tolti, significa lottare anche per me stessa. Io difendo il diritto di tutti alla dignità, e dentro quei tutti ci sono anche io››. Lei c’è sempre. I migranti si scambiano il suo numero di telefono. Qualcuno lo a scritto su una porta di un bagno pubblico, a Genova: ‹‹Amico, se sei in difficoltà chiama Alesandra B.››, segue numero di cellulare. ‹‹Ho voluto questo titolo per il mio libro perché quando senti tanto dolore, tanta ingiustizia, hai bisogno di alleggerire il tuo carico. E di vederlo alleggerito anche in chi ti sta di fronte. Da un po’ di tempo, quando mi separo dalle persone che hanno avuto tanta sofferenza, penso sempre: “Che d’ora in poi la vita ti sia lieve”. È la mia speranza. Erri De Luca, al quale sono profondamente grata per come mi accompagna, ha fatto la prefazione al mio libro. Ha detto bene: la mia intolleranza per le ingiustizie è quasi innata e deriva certamente da una educazione sentimentale della quale sono immensamente riconoscente ai miei genitori. Spesso con i miei amici della campagna “LasciateCiEntrare” sogniamo il giorno in cui i Cie non ci saranno più e dovremo spiegare ai nostri nipoti di quali mostruosità il nostro Paese è stato capace e complice, ma anche a cosa serve lottare per i diritti di tutti. Non credo si potrà dimenticare o giustificare cosa abbiamo fatto ai migranti. Ci sono troppi documenti e troppi testimoni che ci inchiodano alle nostre responsabilità››. ‹‹Sono piena di speranza. Non faccio altro che incontrare persone eccezionali, forti e belle, appassionate, instancabili e giuste. Per ogni persona che infligge un torto, ne ho conosciute almeno dieci che tentano di ripararlo gratuitamente. Avere la fortuna di conoscere e frequentare donne e uomini “giusti” non può che far sperare e provare un’immensa gratitudine nella vita››, conclude Alessandra B.. (Alessandra B., 43 anni, genovese, avvocato, specializzata in diritti umani e immigrazione. Ha scritto il libro La vita ti sia lieve, edizioni Melampo, da I figli degli sbarchi chiamano Alessandra, Daniela Palumbo, Scarp de’ tenis, marzo 2014). 

 
 
 

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