Messaggi del 08/07/2018
Post n°2704 pubblicato il 08 Luglio 2018 da namy0000
“La vecchiaia non è uguale per tutti. Alcuni continuano a godere, fino alla fine, delle loro buone abitudini e della loro ricchezza interiore. Altri, invece, specie quanti non hanno sviluppato interessi ed esercitato il pensiero e la gioia di vivere, rischiano di andare incontro a una decadenza veloce. L’unica vecchiaia, infatti, è quella che avviene quando smettiamo di essere noi stessi. È fondamentale, invece, continuare a progettare, a emozionarci, a vivere con gusto. Secondo Seneca non è importante vivere molto, ma vivere bene. ‹‹Voglio aggiungere vita ai giorni››, commenta Enzo Bianchi, ‹‹non giorni alla vita››. Ma oggi è difficile invecchiare, perché s’invecchia in una società che invecchia. Perché siamo dentro una cultura “immanentistica” che si aspetta tutto dalla terra. Ecco, allora, ingigantirsi le paure: la malattia; la riduzione dell’uomo a vegetale; il timore della solitudine e dell’abbandono… Tutto ciò, però, non è nelle nostre mani. Sforziamoci, allora, di ‹‹rimanere protesi al nostro compito… vivendo ogni giorno come se fosse l’unico›› (Seneca). Beato poi chi, affidandosi a una parola sovrumana, non pensa, di navigare verso il nulla, ma guarda al chicco di grano che, lasciandosi sciogliere in terra, si prepara a diventare una spiga di cento chicchi. In questo caso, la vecchiaia non è solo fragilità e sentimento di confusione, ma diventa “tempo senza tempo”, nel quale abbiamo la possibilità di fare le cose con calma e solennità, con la dignità che nasce dal distacco e da una nuova consapevolezza – L.V.” (Lettera pubblicata da FC n. 27 del 8 luglio 2018). |
Post n°2703 pubblicato il 08 Luglio 2018 da namy0000
Tag: ascolto, attività, biblioteche, box, Camminare, campi, cantine, case, iniziative, navigatori, palestre, percorsi, piscine, ville “Gli scantinati venivano usati come case, la villa comunale languiva abbandonata, e solo qualche raro autobus collegava il quartiere al centro di Napoli. Quando 30 anni fa suor Edoarda Pirò arrivò a Scampia con le sorelle della Divina Provvidenza, il suo primo pensiero fu: ‹‹Come faremo?››. ‹‹Mi sentivo soffocata dalle richieste di aiuto, inerme davanti a un contesto sociale così complesso. Le persone ci chiedevano di tutto: c’era chi aveva in casa un familiare tossicodipendente e chi un malato psichiatrico. Poi c’era il dramma dello spaccio e della gioventù abbandonata, dai bambini affidati ai nonni perché i genitori erano in carcere, ai ragazzi senza lavoro››. Da allora suor Edoarda, origini brindisine, non ha mai smesso di stare dalla parte dei bambini e dei ragazzi, offrendo loro la possibilità di vivere un’alternativa alla strada. ‹‹A Scampia siamo tre consorelle impegnate. Io, che ho 70 anni, sono la più giovane. Viviamo in un appartamento al limitare del quartiere, vicino al campo rom››, spiega. Anche gli adulti hanno bisogno di ascolto oltre che di un lavoro dignitoso. Con adulti e bambini suor Edoarda prova a vivere il rispetto delle regole: ‹‹Si ribellano come grandi ma pensano come bambini, e in effetti lo sono! Hanno bisogno di attenzioni››. Non sono i soli. ‹‹Anni di degrado hanno limitato la partecipazione alle attività sociali. Sappiamo quanto siano importanti la vicinanza e la condivisione. Se gli adulti non crescono, cosa possono dare ai bambini?››” (FC n. 26 del 1 luglio 2018). |
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