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Un mondo nuovo

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Messaggi del 22/05/2023

La eco-rivoluzione

2023, FC n. 21 del 21 maggio

LA ECO-RIVOLUZIONE

Non c’è più tempo. Se vogliamo salvare il Pianeta e i suoi abitanti e riparare alle ingiustizie di un capitalismo senza più argini dobbiamo agire. Due pensatori di formazione diversa lanciano lo stesso messaggio. Gael Giraud, gesuita e missionario: per lui, al “turbo liberismo” che sta seminando in tutto il mondo miseria e iniquità sociali bisognerebbe tagliare la testa. Per il gesuita e matematico, stiamo vivendo qualcosa di analogo alla Rivoluzione francese. In questo caso l’ancien régime è rappresentato dalle banche, massime detentrici dei capitali delle imprese che emettono anidride carbonica e dunque principale causa indiretta del riscaldamento climatico. A tutto questo dobbiamo aggiungere la Banca mondiale e il Fondo monetario che continuano a imporre un’ideologia liberista, la crisi delle organizzazioni mondiali, a cominciare dall’Onu, i debiti pubblici degli Stati, vera e propria arma ricattatoria di chi li detiene, il capitalismo selvaggio senza più argini. L’unica soluzione è appunto la “rivoluzione dolce” della transizione ecologica, sempre più necessaria per tornare alla primordiale felicità degli uomini. Altrimenti non resta che rassegnarci allo scioglimento dei ghiacciai, a una Terra sempre più surriscaldata, alle guerre e alla fine del Pianeta e l’estinzione dell’umanità e del genere animale.

Dunque è necessario un cambio epocale di paradigmi. È venuto il momento di mutare questa filosofia di fondo che porta a misurare tutto in base al Prodotto interno lordo.

Così i giovani ci insegnano a salvare il mondo

Scrivo questa lettera da un mondo che vive una crisi di accelerazione, il motore si surriscalda, qualcosa fa attrito. L’ambiente è disequilibrato, le menti si fanno nevrotiche, i rapporti umani sono sempre di meno e meno duraturi, dice Giovanni Caccamo, giovane cantautore siciliano, scoperto da Franco Battiato, ma anche scrittore e artista eclettico.

Si tratta del Manifesto del cambiamento, per porre le basi di un nuovo, necessario “umanesimo”, dando la parola e le parole ai giovani e le ali ai loro sogni.  

Così la settimana scorsa, a Roma, nella sede del Museo nazionale delle arti del XXI secolo, c’è stata la presentazione ufficiale del libro: “Stavo pensando a come realizzare il mio quarto album”, racconta Caccamo: «Tutto è scaturito da un monito di Battiato, che è un po’ l’eredità che il maestro mi ha lasciato: “Avrai solo una strada – mi disse – per rimanere un uomo e un artista libero: ricordati ogni giorno di scardinare la tua arte da ogni fine. Cioè: non chiederti cosa fare per scalare le classifiche musicali o avere più successo, ma chiediti di cosa ti innamorerai nei prossimi mesi della tua vita. Quella sarà la radice del tuo prossimo lavoro discografico”.

Poco dopo, ascoltai un’intervista di Camilleri in cui lo scrittore rivelava le sue preoccupazioni per il futuro del mondo, ma aggiungeva pure di essere convinto che sarebbero stati i giovani a far rinascere un nuovo umanesimo, a partire dalla “parola”. Decisi così, dopo aver finito d’incidere il mio album Parola, con la collaborazione di prestigiosi personaggi del calibro di Willem Dafoe, Patti Smith, Liliana Segre, Michele Placido e Beppe Fiorello, di dedicare un anno all’ascolto dei giovani, delle loro paure e dei loro bisogni, in tempi bui di guerre e pandemie, e a cercare di stimolare l’avvio di un dialogo che ponesse le basi di questo umanesimo, invocato dal grande romanziere. Un modo anche per restituire quanto in abbondanza m’era stato dato da queste personalità».

Le domande lanciate da Caccamo sui social e attraverso incontri coi giovani in università, carceri e centri d’accoglienza in giro per la Penisola erano due: «Cosa cambieresti della società in cui vivi e in che modo?». E ancora: «Qual è la tua parola di cambiamento?». Dalle migliaia di risposte è nato il progetto Parola ai giovani. E una selezione di 60 risposte sono finite nel libro pubblicato da Treccani, che ha sposato subito l’iniziativa, sostenuta anche da Banca Ifis.

«Un nuovo e pacificato rapporto tra uomo e ambiente, tra le radici e il mondo digitale, tra vita e richiesta di prestazioni sempre più esasperate, tra individuo e famiglia: sono alcune tra le emergenze più indicate per ridisegnare il futuro, nei testi dei giovani autori», sottolinea il cantautore.

Da qui è nata anche l’idea di valorizzare ulteriormente 12 di questi originali visioni di futuro, facendole illustrare da grandi maestri dell’arte contemporanea (Maurizio Cattelan, Emilio Isgrò, Michelangelo Pistoletto, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, Mario Ceroli, Fabrizio Plessi, Guido Strazza, Francesca Cataldi, Giulia Napoleone, Ferdinando Scianna).

Ma non basta. «Ho pensato anche a un’ulteriore iniziativa: l’agorà dei cambiamenti. Ho messo a confronto i 15 giovani autori dei trattati più brillanti, facendoli partecipare a uno speciale incontro che è diventato una performance artistica, all’interno della Stanza della Segnatura di Raffaello nei Musei Vaticani, dove sta l’opera “simbolo” del confronto tra le idee: l’affresco della Scuola di Atene. Qui i ragazzi hanno discusso di cambiamento e di futuro. Quando mi sono presentato ai Musei Vaticani per proporre l’agorà – confessa Caccamo – m’hanno risposto che l’unico che poteva dare l’autorizzazione era il Papa. Così gli ho scritto».

A Francesco l’idea è piaciuta a tal punto da scrivere la lettera aperta ai giovani che introduce il volume. «Ringrazio padre Antonio Spadaro, monsignor Nunzio Galantino, la direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, e Micol Forti, curatrice delle Sezioni Arte Moderna e Contemporanea, che vi hanno creduto». Questa l’esortazione del Papa: «In un tempo in cui la parola ha perso il proprio peso e le manca la “scintilla” che la rende viva, sarà la vita a dire se le vostre parole sono davvero autentiche: parlate con tutta la vostra vita!».

«Dividere l’ecologia dall’antropologia è molto pericoloso, perché non solo non si capirebbe il senso, ma anche l’importanza della vita. Dovrebbe essere proprio l’antropologia a portarci verso l’ecologia e ad aiutarci a comprenderla. L’uomo vive dentro quel giardino che gli è stato affidato e deve imparare a comprendere gli altri esseri che lo abitano. Certo, capire meglio l’ambiente ci porta anche a un’antropologia più sofferente», ha detto il cardinale Matteo Zuppi. «Innanzitutto, dovremmo abbandonare la nostra visione antropocentrica. Viviamo in una casa comune, ma ci scordiamo degli altri, a volte. Dobbiamo ricostruire quella relazione che ci lega agli altri esseri viventi. Il problema è che quando l’uomo piega tutto al proprio consumo, finisce per distruggere la propria casa. E quando l’uomo perde il controllo delle cose che fa, non riesce più a dominare il suo istinto. Dobbiamo, invece, trovare un limite anche dentro di noi. D’altra parte il peccato originale nasce proprio dal superamento di un limite. “Etica” non è una parola che va molto di moda. Sembra che evochi un limite, una costrizione, mentre invece è quella che ci permette di vivere bene. L’etica è indispensabile. Persino chi lavora nel campo dell’intelligenza artificiale cerca l’etica, perché capisce quanto può diventare pericolosa senza un limite etico. E questo è ancora più vero per l’intelligenza “naturale”. Siamo dei pessimi allievi. La storia è maestra, il problema è che bisogna studiare. E la domanda è ancora: “Quando sarà, che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare?”, come canta Guccini. È questa la grande sfida su cui dobbiamo misurarci».

 
 
 

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