Messaggi del 04/06/2025
Post n°4130 pubblicato il 04 Giugno 2025 da namy0000
2025, FC n. 22 del 1 giugno Con le parole creiamo Empatia, non barriere Lo speaker motivazionale, oltre a essere per tutti un esempio di resilienza e positività, Arturo Mariani è stato premiato come “Artigiano della comunicazione 2025”. Nato, 31 anni fa, senza una gamba, non vive la sua condizione come una disabilità: «Se metti questa parola vicino a una persona, abbassi il suo valore. Dobbiamo usare quelle che ci aiutano a esaltare i nostri talenti». Essere artigiani è tornato di moda, ed è una bellissima cosa. La cura per il prodotto, la passione, l’originalità sono quel valore aggiunto che sfugge alla serialità e all’automazione. Anche in ambito comunicativo dobbiamo recuperare e mantenere vivo l’aspetto artigianale delle relazioni. Non è dunque a caso che quest’anno, all’interno della XX Settimana della comunicazione, la Società San Paolo organizza il Premio “Artigiano della comunicazione”. L’obiettivo è di mettere in risalto persone che, con stile originale e responsabile, creano comunicazione “sana”, autentica, capace di costruire relazioni tra persone in questo mondo spesso disgregato. Arturo, cosa significa per te questo premio? Ti senti “artigiano della comunicazione”? «Sono grato e onorato di ricevere questo premio. Mi piace tantissimo il termine “artigiano della comunicazione” perché è un po’ il mio obiettivo, per me è importante riuscire a essere autentici e modellare le parole. C’è una frase che mi ha colpito nel corso degli anni in cui ho studiato comunicazione: “Non esiste un messaggio se non arriva al mittente”. Ho cercato sempre di modificare non il contenuto, ma piuttosto la forma, al fine di arrivare al mittente. Quando ti metti in ascolto, quando hai intenzione di fare il bene degli altri, ti preoccupi anche del modo in cui arrivi agli altri. Non abbiamo bisogno di favolette costruite o perfezioni inarrivabili, abbiamo bisogno di storie vere e di artigiani che possono far arrivare la verità alle persone». Di professione sei “speaker motivazionale”. Su cosa fa leva il tuo lavoro? «Le motivazioni che possiamo trovare nella nostra vita si attivano solo quando riusciamo a connettere con l’altro, e per connetterci con l’altro dobbiamo entrare in qualche modo in empatia con lui. Non mi sono mai piaciuti i motivatori che ti dicono: “Fai così, fai questo”, o gli educatori che ti dicono solo quello che devi fare. Secondo me invece un buon motivatore oggi è colui che riesce a entrare in comunicazione e quindi in empatia con gli altri, con l’altra persona». Tu sei esempio di positività per tutti, però forse il primo esempio di positività lo hanno dato i tuoi genitori. Quando hanno saputo che tu saresti nato senza una gamba, hanno scelto per te la vita. «Ho ereditato un po’ tutto da loro perché devo tutto a loro. Quello che sono oggi e che cerco di trasmettere è grazie ai miei genitori, loro non si sono fermati alla diagnosi, non si sono fermati a quello che ci poteva essere di negativo nella mia vita, alle difficoltà che avrei incontrato. Sono persone di grande fede e per loro è stato proprio un atto di fede dire: “Arturino nascerà e farà grandi cose”. Il disegno della vita a volte è mistero ma solo affidandoti, solo accogliendo quello che arriva, potrai rivelarlo nel tempo. Non mi hanno accolto come “Arturo senza una gamba”, ma come “Arturo con una gamba”, Arturo che è un dono, Arturo che sarà speciale perché è unico, come lo siamo tutti. Hanno posto le basi per tutto quello che poi ho seminato e cercato di trasmettere nella mia vita». Tu dici: “Io sono Arturo con una gamba”, non “Sono Arturo senza una gamba”. Forse è il miglior concentrato di quello che tu ti proponi, di essere e di fare anche come speaker motivazionale… «È così ed è applicabile a tutti. Nel mio lavoro mi soffermo sulle parole, non per creare ossessioni o limiti su quali utilizzare, ma per creare dei punti interrogativi. Viviamo questi paradigmi linguistici, la disabilità… quel “dis” viene utilizzato sempre per descrivere stati negativi, dis-agio, dis-astro, dis-perazione… Se metti quella parola vicino a una persona, abbassi il suo valore. Dobbiamo usare, invece, parole che vanno ad aprire le nostre possibilità e che ci aiutano a scoprire i nostri talenti, è una scelta che noi possiamo fare. Per me non può esistere neanche la fede senza questa prospettiva positiva, perché una persona privata della gioia di guardare alle cose che si hanno, con difficoltà potrà guardare oltre i suoi limiti». |
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