Un mondo nuovo

Ma basta

2025, FC, 28 settembre

Ma basta. Rompiamo il silenzio

«Paolo Mendico, 14 anni, in provincia di Latina, ha pensato che il suicidio fosse meno grave delle offese subite. I coetanei devono capire che non è un argomento tabù». Morto suicida l’11 settembre scorso a poche ore dal rientro in classe. Torniamo a parlare di Bullismo con un progetto che entra nelle scuole. Solamente negli ultimi due anni scolastici gli esperti di Fondazione Carolina – prima vittima di cyberbullismo, morta suicida nel 2013 a 14 anni – hanno gestito 278 casi. Per rispondere al progressivo aumento delle richieste abbiamo creato il Centro ReTe, per il recupero terapeutico dai disagi giovanili nel cuore di Milano, a pochi passi dalla Stazione Centrale. Uno spazio innovativo e colorato, dove un team di esperti opera in sinergia con le forze territoriali e con una metodologia innovativa. Eppure le segnalazioni sono in continuo aumento, come il malessere delle nuove generazioni. Fintanto che il mondo adulto non capirà l’importanza della prevenzione, dell’educazione e del sorriso, saremo sempre in rincorsa. Tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo, a volte basta un abbraccio, una carezza, una gentilezza. Proviamo a rendere virali questi valori e i ragazzi diventeranno i nostri primi follower. «Il mondo degli adulti talvolta fatica a capirne le dinamiche e a intervenire velocemente. Per questo la migliore risposta può arrivare dai ragazzi stessi». Come quelli del team di Mabasta , un movimento di Lecce, composto da giovanissimi tra i 14 e i 17 anni, che dimostrano ogni giorno la propria incrollabile volontà nel voler aiutare il prossimo. «Siamo partiti dal basso scegliendo di iniziare, come volontari, a parlare di bullismo ad altri ragazzi della nostra età». La scelta si è rivelata vincente fin da subito e Mabasta negli anni ha attirato l’attenzione dei media nazionali e di tante personalità di spicco tra cui papa Francesco e il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Ma anche di numerose aziende, come Wind Tre che dallo scorso febbraio ha iniziato un’attività di supporto nei suoi confronti. Questa collaborazione ha dato il via a un ampio progetto contro il bullismo, in grado di coinvolgere 800 ragazzi tra Bari e Palermo. E da questo autunno la collaborazione si estenderà a ulteriori scuole superiori in tutta Italia. Mabasta porta dunque avanti il proprio percorso seguendo un modello basato su 6 azioni: la prima è quella di far eleggere in ogni classe “Maba-prof”, un docente di riferimento a cui segnalare i casi di bullismo. La seconda azione, invece, è quella di somministrare a tutti i ragazzi il “Maba-test”, una sorta di questionario anonimo che serve per captare eventuali casi di bullismo o di cyberbullismo in classe. La terza è far nominare agli studenti stessi i “bulliziotti”, ovvero un ragazzo e una ragazza con i compiti di tenere occhi e orecchie ben aperte e cercare di intervenire per sedare eventuali casi di bullismo. La quarta azione consiste nell’installare all’interno di scuola una “Bullibox”, vale a dire una scatola che serve per segnalare anche in modo anonimo eventuali casi di bullismo. Questi bigliettini saranno poi visionati dagli adulti. La quinta azione è quella di informare tutti i ragazzi che sul nostro sito www.mabasta.org è attivo il DAD, una sorta di “Bullibox” virtuale dove chiunque può segnalare casi di bullismo online. L’ultima è un obiettivo concreto, ovvero ottenere una classe de-bullizzata. Sono importanti le interazioni dirette “peer-to-peer” che il Movimento sviluppa nelle scuole: «Quando entriamo in aula cerchiamo di promuovere subito un rapporto costruttivo e immediato con gli studenti. Noi facciamo subito capire loro come il bullismo non debba essere un tema tabù. Abbiamo il dovere di far sì che i giovani, ma pure i docenti, si aprano su questo argomento. Il silenzio è l’elemento peggiore».