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Messaggi del 10/05/2020

Fiori per vivere

Post n°3340 pubblicato il 10 Maggio 2020 da namy0000
 

2020, Avvenire 9 maggio.

Storie dell'altro mondo. I fiori del signor Kuroki

Regalare rose è un gesto d'amore, regalare un intero giardino è molto di più. Ma succede, e cambia la vita

Il signor Kuroki l'ha fatto per la moglie, che è cieca. Perché potesse sentire con il naso quello che non vede più con gli occhi.

Succede a Shintomi, un paese nella campagna giapponese: la storia l’ha raccontata il Telegraph e io la colgo cercando di non rovinarla, come si fa con i fiori. 

1956, quando i signori Kuroki si sono sposati. Da allora hanno vissuto nello stesso posto senza spostarsi mai, una fattoria in campagna, vicino ai campi dove hanno sempre lavorato duramente. Poi, a 52 anni, la signora Kuroki si è ammalata di diabete, e ha perso la vista. Da allora si è chiusa in casa, depressa, negandosi anche il privilegio di immaginare la vita, l’unico che le restava. Ma il signor Kuroki non si è arreso. E ha deciso che avrebbe combattuto contro la tristezza di sua moglie.

L'idea gli è venuta dopo aver notato che alcune persone di passaggio si fermavano per guardare il suo piccolo giardino di fiori shibazakura, petali di muschio rosa. Se sua moglie non poteva più vedere il mondo, allora ne avrebbe sentito almeno il profumo. Così di fiori ne ha piantati altri, migliaia. Li ha innaffiati per anni, con cura, ogni giorno. Allargando il giardino anche dove prima coltivava la verdura e la frutta: solo fiori rosa, fino all’orizzonte. E non li ha toccati mai.

La gente così continua a passare davanti alla sua fattoria, annusa l’aria che sa di buono, appende un messaggio o un pensiero delicato sulla porta della stalla, chiede di conoscere la signora Kuroki perché le persone che meritano tanta passione sono sempre un po’ speciali.

Lei non vede, ma sente tutto. Ora esce spesso di casa, saluta volentieri la gente, scambia qualche parola, passeggia con loro, arrossisce orgogliosa di fronte ai complimenti per i suoi fiori meravigliosi. E soprattutto adesso sorride. Di certo conosce quel detto orientale che contiene tutto: “Mi chiedi perché compro riso e fiori? Compro il riso per vivere, e i fiori per avere una ragione per cui vivere”.

 
 
 

Silvia liberata

Post n°3339 pubblicato il 10 Maggio 2020 da namy0000
 

2020, Avvenire 9 maggio.

Dopo un anno e mezzo. Liberata Silvia Romano: "Sono stata forte, sto bene"

L'annuncio del presidente del Consiglio: grazie ai servizi di intelligence. Era stata sequestrata in Kenya il 20 novembre 2018. Il parroco: "Ho subito suonato le campane"

"Sono stata forte e ho resistito. Sto bene e non vedo l'ora di ritornare in Italia". Queste le prime parole di Silvia Romano dopo la liberazione.

L'operazione dell'Aise, diretta dal generale Luciano Carta, che portato alla liberazione di Silvia, è stata condotta con la collaborazione dei servizi turchi e somali ed è scattata la scorsa notte in Somalia, a 30 chilometri da Mogadiscio. La ragazza era nelle mani del gruppo jihadista al-Shabaab, l'organizzazione somala affiliata ad al-Qaeda. L'operazione è avvenuta in una zona in condizioni estreme perché colpita negli ultimi giorni dalle alluvioni.

La volontaria è stata condotta in sicurezza nel compound delle forze internazionali a Mogadiscio. Il rientro in Italia avverrà domani, domenica, alle 14 all'aeroporto di Ciampino.

La cooperante, che ha compiuto 24 anni mentre era ostaggio, era stata rapita il 20 novembre del 2018 da una milizia armata di fucili e machete. Si trovava a Chakama, località costiera nel sud-est del Kenya, a 80 chilometri da Malindi, e stava lavorando a un progetto educativo per l'infanzia con l'organizzazione non governativa Africa Milele. In seguito erano stati arrestati in Kenya tre dei suoi otto sequestratori.

IL RAPIMENTO E LE INDAGINI

Sulla dinamica del rapimento resta però tutto da chiarire. Così come su dove e con chi sia stata Silvia in questo anno e mezzo. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Roma e dai carabinieri del Ros, era tenuta prigioniera in Somalia da uomini vicini al gruppo jihadista Al-Shabaab ed era considerata "ostaggio politico".

L'incredulità del padre

"Lasciatemi respirare, devo reggere l'urto. Finché non sento la voce di mia figlia per me non è vero al 100%": così ha detto all'Ansa Enzo Romano, il papà di Silvia. "Devo ancora realizzare, mi lasci ricevere la notizia ufficialmente da uno dei mie referenti" ha aggiunto.

E più tardi: "Ora ho solo bisogno di pensare, di ragionare, finché non la vedo non mi sembra vero, è un momento delicato". "La felicità è talmente grande che scoppia - ha aggiunto - non mi interessa di nessun altro, solo di riabbracciare mia figlia dopo 17 mesi".

Il parroco: "Ho subito suonato le campane". Canti dai balconi

Nel quartiere alla periferia di Milano dove la giovane abita ci sono stati canti e musica dai balconi. E le campane della parrocchia hanno suonato a festa. "In un momento di grande dolore è bello che finalmente arrivi questa buona notizia che si attendeva da tanto - dice all'Adnkronos don Enrico Parazzoli.  Domani nella messa via streaming la notizia della liberazione della giovane volontaria. "La ricorderò con grande gioia - dice don Enrico - come una notizia meravigliosa in un momento tanto brutto. Dirò anche che per una persona liberata, ci sono tanti altri che attendono di essere di nuovo liberi. Non dimentichiamoli".

"Nel palazzo tutto parlavano di lei. Segno che nessuno l'aveva dimenticata. Si aspettava questa bella notizia. Ora è arrivata".

Non si contano i messaggi di gioia per la liberazione di Silvia, giunti da esponenti della politica, di tutti i partiti, delle istituzioni e della cooperazione internazionale. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: "La notizia della liberazione di Silvia Romano è motivo di grande gioia per tutti gli italiani. Invio un saluto di affettuosa solidarietà a Silvia e ai suoi familiari, che hanno patito tanti mesi di attesa angosciosa. Desidero esprimere riconoscenza e congratulazioni agli uomini dello Stato che si sono costantemente impegnati, con determinazione e pazienza, tra tante difficoltà, per la sua liberazione Bentornata, Silvia!".

 
 
 

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