Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 07/10/2020

Carolina

Carolina

Carolina inforca la bici, e parte per il giro quotidiano.

Contromano in piazza della chiesa, ma vabbe’. I vigili la conoscono, sanno che è un po’ particolare. Particolare, e a suo modo intraprendente: pure troppo. Con frequenza regolare fa arrabbiare gli operai del Comune, perché raduna attorno ai cestini i rifiuti sparsi lungo le strade del paese, creando cumuli che provocano le rimostranze dei residenti. Ma Carolina ha la fissa della pulizia. E non può fare a meno di raccattare. L’opera che svolge non è del tutto corretta, in termini di smaltimento, ma serve a rimuovere il frutto dell’inciviltà dei tanti che se ne fregano, del decoro e dell’igiene pubblica. Carolina sarà singolare: ma il suo senso civico non si discute.

Purtroppo, una tale reiterata dimostrazione di responsabilità non le è valsa, finora, un’occupazione stabile. Conto in banca risicato, fallimento coniugale alle spalle, Carolina è una cliente periodica dell’assistente sociale. Che qualche opportunità di lavoro in passato gliel’ha trovata. Ma sempre tirocini, situazioni passeggere. Adesso, però, terminato il lockdown, è tempo di grandi pulizie. Detergere, sterilizzare, sanificare: il nuovo podio degli imperativi categorici, giustificata benché a tratti paranoica grande fissa universale. Che qualcuno, poi, deve pur tradurre in operatività: spazzolone, stracci, panni, spruzzini, detersivi, soluzioni idroalcoliche… E tanto olio di gomito.

 

E così, Carolina da fine giugno ha un contratto. Assunta a tempo determinato da una cooperativa sociale. Come lei, diversi altri soggetti fragili, svantaggiati, da tempo disoccupati. L’assistente sociale ne ha piazzati ben quattro. E la cooperativa – incaricata dai Comuni – li fa lavorare nei centri estivi, nei parchi gioco, nelle arene degli spettacoli all’aperto.

 

Ovunque ci siano bagni (anzitutto), ma anche pavimenti, tavoli, sedie, giochi, attrezzature da pulire, dopo ogni uso, dopo ogni gruppo che si alterna, prima che mani e corpi diversi si posino sulle medesime superfici. Esagerare in igiene, di questi tempi, è più consigliabile che rischiare anche un solo nuovo caso di Covid-positività.

 

Per Carolina, e per tanti come lei, l’estate della pandemia ha dunque il volto di un’opportunità insperata. Che promette di protrarsi all’autunno e all’inverno. Perché bisognerà riaprire anche sale e palestre e auditorium, e intensificare i turni di pulizia. Gli addetti ordinari non basteranno. E committenti pubblici e privati continueranno a richiedere manodopera.

 

D’altro canto, per una o cento Caroline che hanno trovato un contratto, e un piccolo stipendio finché dura, ci sono, soprattutto nel cuore delle metropoli, nei quartieri dei servizi finanziari, bancari, assicurativi, del terziaro avanzato, ma anche in certi distretti industriali, i tanti Ruben, o Rosa, o Felipe che si occupavano di tener lindi e ordinati uffici desertificati dallo smart o homeworking che dir si voglia, e che oggi si ritrovano disperatamente disoccupati. Nessuno è ancora in grado di quantificare gli effetti della pandemia nel settore delle pulizie: saldo occupazionale ed esistenziale appeso a un virus. La vita per tutti è un ottovolante: per chi abita i piani bassi, lo è violentemente di più (Paolo Brivio, 53 anni, giornalista, Scarp de’ tenis, agosto-settembre 2020)

 
 
 

L'Amore di Gesù per la Natura

L’Amore di Gesù per la Natura

Il tema ritorna spesso, specialmente nelle parabole, accanto alle esperienze della vita domestica e  gli sociale. Anche per questo egli appare alle folle come un predicatore affascinante.

‹‹Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro›› (Matteo 6,28-29). Gesù è un predicatore affascinante (‹‹Mai un uomo ha parlato come quest’uomo!›› confessano le guardie inviate ad arrestarlo, Giovanni 7,46) perché la sua è una parola che parte dalla concretezza quotidiana. È un mondo di contadini, pastori e pescatori, di semi, di terreni aridi, erbacce, messi, vigne, fichi, pecore, cagnolini, uccelli, pesci, serpi, scorpioni, avvoltoi, persino di tarli e dei chicchi microscopici di senapa.

C’è nei suoi discorsi anche la meteorologia con i venti di scirocco e tramontana, i lampi balenanti, le piogge e le siccità, il giorno e la notte. E naturalmente è coinvolta tutta l’umanità con le sue figure tipiche nel lavoro, nella famiglia, nella politica e nella società. Cervantes nel suo celebre romanzo Don Chisciotte riesce a ricordarci con una pennellata lo stile ‹‹ecologico›› della predicazione di Gesù, evocando anche due passi del Discorso della montagna: ‹‹Dio non abbandona né i moscerini, né i vermiciattoli della Terra, né gli animaluzzi delle acque; ed è tanto pietoso che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e piovere sopra i giusti e gli ingiusti›› (si veda Matteo 6,26 e 5,45).

Nulla è insignificante davanti a Dio: ‹‹Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio›› (Luca 12,6).

Naturalmente Dio non ignora la sua creatura più amata, l’uomo, e a segue fin nei particolari fisici: ‹‹Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: voi valete più di molti passeri›› (12,7). A rivelare questo amore di Cristo per la Natura sono soprattutto le parabole, il genere letterario da lui più usato per rappresentare il Regno di Dio, ossia quel progetto universale di verità, pace e giustizia che siamo invitati a realizzare nella storia insieme al Creatore.

Ora, nei racconti parabolici – variamente computati dagli studiosi, da almeno 35 fino a oltre 70, secondo le classificazioni che inglobano talora anche i paragoni più ampi o le metafore espanse – ritorna spesso, accanto alle esperienze della vita domestica e sociale, la Natura. C’è il seminatore che getta il seme nei terreni molto diversificati della regione palestinese; c’è l’attenzione al seme che spunta nella notte, anche quando il contadino dorme; c’è il citato chicco di senapa, sul quale ritorneremo in futuro; c’è l’incubo della zizzania che inquina il campo di grano.

C’è il lievito impastato nella farina dalla casalinga, così pure un deposito di monete d’oro celato in un terreno campestre; c’è la rete colma di pesci non tutti commestibili perché alcuni di essi non corrispondono alle regole di ‹‹purità›› sancite dalla Bibbia, così come si fa riferimento alla perla, frutto dell’ostrica; c’è la pecora riottosa che si perde negli anfratti rocciosi; ci sono le vigne coltivate da operai precari, oppure da vignaioli cupidi e criminali.

Entra in scena anche il fico senza frutti, così come gli squilibri del benessere, con il ricco che banchetta fino all’eccesso lasciando al povero le briciole (l’‹‹inequità›› di cui parla spesso papa Francesco) , e con il capitalista che accumula derrate nei suoi granai, ignorando che su di lui incombe la spada della morte. Gesù è, quindi, un predicatore che non vaga nell’astratto, ma che percorre con il suo uditorio le strade polverose della vita e del mondo (Gianfranco Ravasi, FC n. 40 del 4 ottobre 2020).

 
 
 

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