L'uomo dei difetti

L'uomo alto vestito di nero (nuova scena) - PARTE II


   Il cliente riprese il filo iniziale: << Dicevo… Ho scelto di ambientare la scena di un delitto nella periferia di una grande metropoli del nord, ma vorrei qualcosa di diverso, di tranquillo… Isolato… Un posto lontano dal casino… Non so se ho reso l’idea… >>Il tassista come folgorato da una visione staccò entrambe le mani dal volante, e dimenandole a mezz’aria, esclamò: << Il Parco Agricolo Sud di Milano! >>E senza dar modo all’altro di aprire bocca, scevro da esitazioni e con un nuovo colorito in volto, tutt’altro che pallido, proseguì: << E’ il nostro gigantesco polmone verde. Io non ci penserei due volte! >>   Il signor Silvano pareva adesso quasi eccitato da quella situazione così inconsueta, dall’essere chiamato in causa in qualità di “esperto conoscitore” del territorio, dal poter dire la sua e scoprire che a qualcuno potesse addirittura interessare.   << Ed è grande questo parco ? >>A questo punto il tassista parve abbandonarsi ad un sorriso composito, materializzatosi come un ghigno e sfociato poi in una più lunga e aperta risata da ebete.   << Eh, eh, scommetto che è la prima volta che viene a Milano… >>, incominciò dicendo dopo aver dissipato l’ultima parvenza di ilarità. Il semaforo davanti si fece giallo e ne approfittò per arrestare con calma il mezzo e buttare l’occhio allo specchietto dentro l’abitacolo tanto per vedere che aria tirava , e continuò:   << Mi scusi è… non volevo mancarle di rispetto. E’ che mi capita spesso con i clienti che non sono di qui… tutti pensano che il parco agricolo sia solo un grosso podere di qualche centinaio di ettari, lontano dalla vita, mezzo abbandonato e con alberi qua e là… >>   << E invece ? >>, domandò secco l’altro, sempre più curioso, attento.   << E invece è un vero e proprio parco regionale che abbraccia ben sessantuno comuni fino al confine sud della provincia. Stiamo parlando di quarantasettemila ettari! >>, esclamò il tassista in un crescendo di voce fomentato da un moto di genuino orgoglio e fierezza.   << E Parco Agricolo sia! >>, iniziò esclamando il biondo Longino, poi disse: << Se non ha altri impegni mi piacerebbe fosse lei a guidarmi attraverso i luoghi suggestivi del vostro polmone verde, soprattutto lungo gli anfratti più reconditi. >>   << Allora, faccio io! >>, rispose il tassista, col volto disteso e voce schiettamente concitata, impaziente di lasciarsi alle spalle, fosse anche per una mattinata sola, la vista d’agglomerati di cemento e vetro e gremite piste d’asfalto che sembrano dormire mai, a favore di abazie, fontanili e castelli, pioppi bianchi e neri e gelsi e sanguinelli e biancospini, e poi i Navigli.   L’uomo a tergo frugò in una tasca interna della giacca e ne tirò fuori del contante. Un mazzetto panciuto con pezzi di taglio non trascurabile e tenuto assieme da un fermaglio di buona fattura, in argento; un Beretta. Estrasse una banconota da cinquecento euro, la piegò a metà e poi ancora a metà. Si protrasse in avanti senza troppo sforzo e gliela infilò nella tasca sul petto della camicia.   L’uomo alla guida si portò istintivamente una mano al petto come per dire “no, si fermi, non deve…” , ma il tocco con le nocche gelide delle lunghe dita dell’altro lo fecero trasalire, lasciò che la mano gli scivolasse lungo il tronco e riagguantato il volante, neanche troppo convinto, disse:   << La prego. La ringrazio davvero tanto, ma non posso accettare, io… ecco, avrei il tassametro per questo. >>   Non c’erano dubbi. Il viso d’improvviso paonazzo e le movenze del pomo d’adamo, palesavano il suo imbarazzo per quella inconsuetudine e per quell’atmosfera surreale che s’era instaurata fin dalla prima battuta che aveva scambiato con quel cliente così diversamente ordinario. Si sentiva, in un certo senso, come un pesce a disagio nella stessa propria acqua.   << Il tassametro è per la corsa. Questi diciamo pure che sono per il mio piacere. Il piacere di potermi fregiare della sua compagnia e consulenza in questa mia avventura fuori porta. >>   << Grazie davvero, ma non saprei… >>, aveva incominciato il tassista quando l’uomo vestito di nero tornò a protrarsi in avanti e stringendogli la spalla sinistra con una mano, gli fece scivolare in un orecchio: << Insisto. >>Un insisto che la morsa nella quale era incappata quella spalla, decretò essere inappellabile.Silenzio.   Il tassista farfugliò un grazie e il clima parve tornare disteso.   L’auto cominciò a dirigersi verso il sud di Milano imboccando via Vincenzo Foppa. L’uomo vestito di nero rammentò al tassista di evitare qualvivoglia scorciatoia, poi s’accese una sigaretta.Col volto incollato al finestrino, boccata dopo boccata, se la gustò in silenzio. M.(L'uomo dei difetti...)