L'uomo dei difetti

Il Carbone, e la Befana.


Ero solo un ragazzino...   Mi piaceva da morire il carbone. A tocchi, dolce. Quello che trovi nelle calze preconfezionate. O meglio, quello che trovavano i più fortunati. A me, non capitava mai. E questo mi dispiaceva, e non poco. Per i miei cuginetti, invece, era un appuntamento fisso. E quando non mi riusciva di rubarglielo,  lo assaggiavo da loro.   In famiglia facevo il discolo di proposito perché così m'avevano raccontare di fare. Eppure, niente. Non m'arrivava mai.    La mia sorellina, diceva:    << Il carbone sta dentro le calze piccole che si comperano alle bancarelle. A te, invece, la befana, porta la calza gigante, piena zeppa di cose buone, di che ti lamenti! >>.   "Sarà...", mi dicevo.In effetti, ad esser grande era grande, ma... Il carbone, neanche a pagarlo.A distanza di anni, da buon viandante, ci ho voluto riprovare.   La scorsa notte ho conosciuto una persona mentre rincasavo a piedi.  A due passi dal tratto discendente del ponte delle acque medie. Mi bastò di scrutarla per pochi lunghi istanti, e fui certo d'incanto di avere a che fare con la befana. Non ebbi alcun dubbio. Anche perché ad un certo punto m'accennò qualcosa riguardo alla scopa.  Ed io, quando sento "scopa" da una donna mai veduta prima, non mi formalizzo più di tanto, e penso subito alla befana.  Era abbondantemente più bassa di me, di quasi una testa. Mi dà un'occhiata sommaria, e mentre finge di sistemarsi quella che a me, in parvenza,  pare una cinta allungata, ma che quelli che parlano bene avrebbero di certo chiamato "gonna", mi disse:    << Ti va ? >>Mi ritagliai il tempo per un lungo respiro, mentre ancora le osservavo la bocca dischiusa e malamente imbellettata.   << Mi perdoni, signora.  Sono fuori per il carbone, stanotte. >>, dissi io.   Prese a sollevarsi con entrambe le mani quel che rimaneva della stoffa sotto la vita. A quel punto, io che non dormo da piedi, immaginai lo stesse facendo per il timore che l'oscurità rotta dal quell'unico fioco lampione, non m'avesse fatto ancora intendere che la befana tutto indossasse fuorché le mutande. E quella non fu neanche l'unica, di scoperta, che per la verità feci...   << Ragazzo, ho tutto quello che vuoi. Ed è tutto, qui. Vieni... Ne ho tanto di carbone.  E fuoco...>>Le mie certezze, d'un tratto, vacillarono. E allora scaltro, m'attanagliò il dubbio. Non ero più affatto certo ci stessimo riferendo allo stesso articolo...   Le posai il mio sguardo addosso, lo feci scorrere da capo a piedi, e arrangiando poi le labbra in un ghigno, pensai:   "E' proprio una condanna... Io e il carbone, uno da una parte, e uno dall'altra... "   Mi sistemai la tesa del queensland che portavo sul capo, e le dissi:    << Si copra, signora. Fa freddo, stanotte. >>   M'ero già avviato per una ventina di metri quando udii ancora il timbro della sua voce provenire dalle mie spalle:    << Ragazzo! Ragazzo, dico a te! ... Ma non avevi voglia di carbone ? T'assicuro che così rovente... >>   Se sette anni prima non avessi smesso di fumare, adesso, avrei frugato le tasche, e acceso una delle mie Chesterfield Blu.Tutto m'era eccentricamente chiaro. Tanto ieri, da piccino, quanto oggi, da uomo.   Torsi il collo, la guardai di traverso, e sorridendo spavaldo, alzai testa, cappello e voce:    << Dice bene, signora! ... Dice bene! ... Certo che lo volevo... L'ho sempre voluto. Ma... che le devo dire, evidentemente, non l'ho mai meritato... >>M.(L'uomo dei difetti...)[Post Scriptum]   Felice di averlo ripubblicato oggi, perché stanotte, tutto può ancora succedere. Se chiudo gli occhi, la sento fluttuare. Chiudeteli anche voi. Provate. Il vecchio mi disse: << Bisogna solo saper attendere, ragazzo. La luce lascerà il posto alle tenebre. Le tenebre lasceranno il posto alla luce e tra le mani ch'erano nude, poi, del prodigio il solo effluvio. E allora, ragazzo, tu saprai che quello che non c'era, esiste!  Dillo, ragazzo! Dillo! Bisogna solo saper attendere... >>    Questo mio, oggi, per attender(e/la) insieme...