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Tutti noi siamo vivi per miracolo....


 Gabriele Ferraris su Torino Sette di oggi "Vivo per miracolo. Anzi, per caso. Uno scherzo di quei tanti che fa il destino. L’altro giorno, sull’autostrada: viaggio pian piano, e da dietro una curva sbuca un’auto in contromano sulla corsia di sorpasso. Mi sfreccia accanto, scompare nel retrovisore. Non è successo niente, c’è poco traffico, si sarà fermato, chissà. Avverto la polizia, il casellante. Non ne so più nulla. Non era la mia ora. Per fortuna, non era l’ora di nessuno, su quell’autostrada, quel giorno. Il destino mi è passato accanto, mi ha guardato, ha detto “ci vediamo un’altra volta, per oggi ti lascio andare”. Non c’è notizia. E sono felicissimo di non essere diventato “una notizia”. Però ti serve. E’ una riflessione banale, ce la ripetiamo quasi ogni giorno: uno se la prende per le sciocchezze, si arrabatta, fa piani per il futuro. A volte odia, recrimina. Eppure, potrebbe essere tutto inutile, un vaneggiamento idiota: può finire tutto così, perché qualcuno, mentre tu insegui i tuoi pensieri, insegue i suoi, e inseguendo i suoi pensieri non s’accorge che ha imboccato l’autostrada contromano, e d’improvviso i vostri pensieri - i tuoi, i suoi - diventano gli ultimi, i più inutili. Una riflessione banale, certo. Finché resta purissima teoria, ma sotto sotto pensi che capita agli altri, e tu invece devi lottare e soffrire, perché davanti hai ancora - tu, soltanto tu - un futuro infinito, da riempire con chissà quali soddisfazioni, chissà quali rivincite. Ma se il destino ti fa il regalo raro di sfiorarti, di palesarsi ai tuoi occhi, magari sotto forma di uno stordito che ha imboccato la corsia sbagliata... Beh, è diverso. E’ un dono prezioso. Davvero capisci che non sai quanto tempo ti resta, ma potrebbe essere pochissimo; e dunque non puoi avvelenarlo con rabbia, rancore, invidia. Usalo per dare ciò che non hai ancora dato, per dire ciò che non hai ancora detto. E smetti di soffrire per quello che forse non sarà mai."