Far Away

Another lovely cut.


Dal graffio dell'8 dicembre ne è comparso un altro.Questa volta sono state le forbici, e il tepore invernale del termosifone contro la mia schiena."Non mi stai facendo venire nessun senso di colpa, sono tranquillissima." Quando glie l'ho sentito dire l'ho vista sorridere.Anch'io sono tranquillissima.I battiti si regolarizzano, non occorre respirare per calmarli.È buio, come sempre perché, io lo amo il buio, e le cose che amo vanno fatte una dietro l'altra.Quando ho afferrato le forbici e ho spento la luce mi sono sentita ad un passo dalla felicità.I battiti acceleravano a tal punto che avrei dovuto voluto schiacciare il cuore fra le mani per farlo smettere di tremare. Sento la schiena bruciare contro il metallo ormai rovente, come quando ho asciugato i capelli e ho mosso la mano che regge il phono per tutta la testa, finché non è passato talmente tanto tempo da quando mi sono guardata allo specchio che mi sono ritrovata con la mano immobile, ed il getto d'aria calda sui capelli, sulla cute, su una parte dell'orecchio sinistro. Dolore, piacere, estasi, estasi, estasi. Di nuovo dolore.Stesso meccanismo, mi stacco dal termosifone. Sono ancora accovacciata dietro la porta, ma staccata dalla fonte di calore, è bastato oscillare sui talloni per smettere di bruciare. Vuol dire che se smettessi di far pressione su di loro continuerei ad andare a fuoco.Smetto di ipotizzare. Guardo le mattonelle che non ho smesso di fissare da quando mi sono piegata sulle ginocchia, ma sta volta le fisso per davvero, senza viaggi nel vuoto.Ti ha reso felice? No... Sì.... Guardo ancora per terra.