PAOLA 11O

Un discepolo non è più grande del maestro


 Un servo non è più grande del suo signore Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,24-33)In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che Io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’Io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei Cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’Io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei Cieli». Parola del Signore Riflettiamo Nel capitolo 10 di Matteo si trovano importanti istruzioni date da Gesù agli Apostoli, possiamo dividerli in tre sezioni e questa riguarda la prima metà della terza sezione. Gesù inizia con la spiegazione delle persecuzioni che riceveranno. Una delle ragioni per le quali dovevano aspettarsi di essere perseguitati stava nel fatto che non erano superiori al loro Maestro: se Egli era stato odiato, anch’essi, come suoi seguaci, dovevano passare per la stessa via delle persecuzioni. L’odio non li avrebbe risparmiati. “Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto”. Anche dinanzi ad una apparente superiorità di grado di chi ci perseguita, nell’ambiente lavorativo o all’interno della Chiesa, non bisogna mai avere paura, non si deve entrare in una crisi di ansia o immaginare scenari negativi che abbattono sicuramente. Chi rimane in comunione con Gesù ed è convinto della sua assistenza in ogni circostanza, non teme i suoi nemici ed utilizza molta prudenza in ogni occasione. Eliminando la paura, si rimane gioiosi e nella pace, sicuri che la sua protezione è potente. Sappiamo che tutto verrà svelato e quanto è stato tenuto nascosto dai cattivi e dai personaggi che tramano mascherati contro la Chiesa, l’Italia e l’umanità, sarà conosciuto da tutti. Ci saranno moltissime sorprese, e noi non nella frenesia di questo svelamento, i buoni non cercano la vendetta e donano sempre il perdono. I veri cristiani si muovono nel mondo sicuri delle opere che compiono e non temono i loro persecutori. Per loro pregano ogni giorno. Il dono dello Spirito Santo della fortezza mira alla crescita del fedele, cioè alla sua capacità di fare il bene e combattere il male con continuità nonostante la fragilità della sua volontà umana. La fortezza nasce dalla consapevolezza della bontà dell'ideale perseguito, e dell'immenso valore ad esso attribuito. Durante un discorso nel giorno di Pentecoste del 1989, Giovanni Paolo II definì il dono della fortezza come “un impulso soprannaturale, che dà vigore all'anima non solo in momenti drammatici come quello del martirio, ma anche nelle abituali condizioni di difficoltà: nella lotta per rimanere coerenti con i propri principi; nella sopportazione di offese e di attacchi ingiusti; nella perseveranza coraggiosa, pur fra incomprensioni ed ostilità, sulla strada della verità e dell'onestà”. La fortezza è indicata anche come il coraggio, la tenacia e la costanza di perseguire il proprio dovere senza essere guidati dall'istintività o a scendere a compromessi con le pressioni dell'ambiente circostante. Un cristiano così strutturato non teme di annunciare Gesù Cristo in famiglia, al lavoro, ovunque, e sa che il Signore vuole questo. Quando è stato detto che i cristiani non devono fare proselitismo, si è mostrato il tentativo di manipolare il Vangelo, non permettere alla gente di conoscere Gesù e di penalizzare la Chiesa, considerandola come una religione qualsiasi. È Gesù a dire agli Apostoli di evangelizzare il mondo: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). Per molti cristiani il proselitismo è un obbligo morale in quanto nel passo appena letto, è riportata l'esortazione di Gesù Cristo ai suoi seguaci affinché viaggino per il mondo facendo discepoli, li battezzino e comunichino loro gli insegnamenti del Messia. L'attività del proselitismo cristiano è anche detta evangelizzazione, ma nella Chiesa stranamente viene ostacolata la vera evangelizzazione, non si è più d’accordo con l’attività dei missionari e di tutti quei credenti che si sforzano di portare la gente a Gesù. È una contraddizione gravissima che nasconde altre finalità! “Quello che Io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze”. Il discorso di Gesù era iniziato con un preciso mandato per i Dodici che Egli stava per inviare solo alla terra d’Israele, dopo averli istruiti di quel che li aspettava in un tempo più lontano e cioè quando avrebbero ricevuto potenza dall’alto, sempre più si allarga fino a rivelare che cosa realmente significa essere suoi discepoli. Già la prospettiva di trovarsi a essere come “pecore in mezzo ai lupi” anche se con la prudenza dei serpenti (la sola qualità imitabile del serpente) ma pur sempre con la genuina semplicità delle colombe indicate come figura di una rettitudine immacolata, era sufficiente a rendere per lo meno perplessi i discepoli del Signore. L’annuncio di persecuzioni, di contrasti familiari gravissimi non poteva certo diminuire le loro paure. E Gesù vuole dare ragione delle sue parole e nello stesso tempo offrire loro delle certezze che dovevano renderli fedeli a Lui e perseveranti in ogni prova. “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo”. È dunque solo Dio che bisogna temere!