classifiche

 

seconda

 

 

 

 

 

http://www.net-parade.it/cgi-bin/link.aspx?utente=Teresina

 

 

 

 

 

 

classifiche

 Tra i primi 10

Questo Blog Web è stato Primo di categoria

100000 punti ottenuti

50000 punti ottenuti

Questo Blog Web ha ottenuto il prestigioso traguardo di 10000 punti

Questo Blog Web è entrato nella classifica di Net-ParadeSuper Blog Web

Blog Gold

Questo Blog Web è un Blog d'argento

 

classifiche

 

 

 classifiche

 

classifiche

 

Area personale

 

COMUNIONE SPIRITUALE
«Gesù mio, 
io credo che sei realmente presente 
nel Santissimo Sacramento.
Ti amo sopra ogni cosa 
e Ti desidero nell'anima mia. 
Poiché ora non posso riceverti 
sacramentalmente, 
vieni almeno spiritualmente 
nel mio cuore.
Come già venuto, 
io Ti abbraccio e tutto mi unisco a Te;
non permettere che mi abbia mai 
a separare da te con il peccato».

 

 
a.monte41 il 17/06/14 alle 22:45 via WEB
T'adoriam, Ostia divina, t'adoriam, Ostia d'amor: tu dell'angelo il sospiro, tu dell'uomo sei l'onor: T'adoriam, Ostia divina, t'adoriam Ostia d'amor. Tu dei forti la dolcezza, tu dei deboli il vigor, tu salute dei viventi, tu speranza di chi muor. Ti conosca il mondo e t'ami, tu la gioia d'ogni cuor; ave, o Dio nascosto e grande, tu dei secoli il Signor. .... Buona serata, amica
 

Archivio messaggi

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

FACEBOOK

 
 

Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».Sal 94

La conversazione di Gesù con la Samaritana si svolge sul tema dell’“acqua viva”. Quest’acqua è indispensabile alla vita, e non è sorprendente che, nelle regioni del Medio Oriente dove regna la siccità, essa sia semplicemente il simbolo della vita e, anche, della salvezza dell’uomo in un senso più generale.
Questa vita, questa salvezza, si possono ricevere solo aprendosi per accogliere il dono di Dio. È questa la convinzione dell’antico Israele come della giovane comunità cristiana. E l’autore dei Salmi parla così al suo Dio: “È in te la sorgente della vita” (Sal 036,10). Ecco la sua professione di fede: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio” (Sal 042,2). La salvezza che Dio porta viene espressa con l’immagine della sorgente che zampilla sotto l’entrata del tempio e diventa un grande fiume che trasforma in giardino il deserto della Giudea e fa del mar Morto un mare pieno di vita (Ez 47,1-12). Gesù vuole offrire a noi uomini questa salvezza e questa vita. Per calmare definitivamente la nostra sete di vita e di salvezza. “Io, sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).

classifiche

 
Citazioni nei Blog Amici: 11
 
Creato da: PAOLA11O il 24/10/2013
IL VANGELO NEL 21° SECOLO

 

 
« Se vi sarà un figlio del...Il Signore non cerca ser... »

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Post n°111 pubblicato il 10 Luglio 2016 da PAOLA11O
 

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

IL BUON SAMARITANO

buon-samaritano-2-resize

Chi è il mio prossimo?

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,25-37)

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno". Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa così». Parola del Signore.

Riflessioni

La parabola del buon samaritano disorienta molte convinzioni, manifesta il cuore di chi ama Dio o vuole solo servirsi di Dio e offre la visione della disponibilità dei non credenti, dopo averli considerati sempre molto lontani. Il samaritano aiuta l'uomo mezzo morto per amore di Dio, compie un gesto sicuramente non prevedibile.

I samaritani erano considerati eretici dagli ebrei, il motivo era dovuto al loro distacco dall'ebraismo e avevano creato un loro culto, inoltre avevano tradito la razza ebraica sposando anche non ebrei e per i giudei si trattava di un tradimento irreparabile. L'odio comunque era reciproco.

La lite tra ebrei e samaritani era antica, sostanzialmente questi ultimi non erano inclusi nel patto della Legge, di cui Mosè era stato mediatore al Monte Sinai e lui era un ebreo. Quelli della regione di Samaria si distaccarono successivamente e consideravano parola di Dio i primi cinque libri delle Scritture, il Pentateuco.

Essi osservavano la loro Pasqua e la loro Pentecoste sul Monte Gherizim nel distretto della Samaria invece di recarsi come tutti gli ebrei a Gerusalemme nel tempio. La disputa tra ebrei e samaritani era acerrima, per questo gli Apostoli rimasero sorpresi quando videro Gesù che parlava con una samaritana, la donna più volte sposata, vicino al pozzo di Giacobbe.

Per una maggiore comprensione del testo biblico, leggiamo i primi versetti del capitolo 4 di Giovanni che riguardano questo incontro.

«Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni -sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli-, lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria. Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe.

Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: "Dammi da bere". I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: "Come mai Tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.

Gesù le rispose: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è Colui che ti dice: Dammi da bere!, Tu stessa gliene avresti chiesto ed Egli ti avrebbe dato acqua viva"» (Gv 4,1-10).

Abbiamo una spiegazione biblica dell'avversione vicendevole tra ebrei e samaritani, ed era impensabile che uno arrivasse ad aiutare l'altro, proprio nella strada che da Gerico scende a Gerusalemme, percorso ancora oggi pericoloso e fastidioso.

Gesù inserisce nella parabola la figura del samaritano per spiegare agli ebrei che Lo ascoltavano, che si può ricevere aiuto in modo imprevedibile, con un'azione che può rompere gli schemi e far risaltare qualcosa che si considerava impossibile.

Gesù oggi ci dice che Lui agisce quando meno ce lo aspettiamo e quando tutto sembra finito. Gesù proclama che è sempre vicino a noi!

Il samaritano viene chiamato buono quando per nessun ebreo poteva esserlo, proprio perché samaritano.

Però è il samaritano a compiere un gesto che il sacerdote del tempio e il cantore/lettore sempre del tempio, si sono guardati bene dall'attuare. Per gli ebrei era un emarginato mentre il samaritano mise in pratica il Comandamento dell'amore. Conosceva infatti i Comandamenti che Dio diede a Mosè e il suo agire era conseguenza di uno spirito religioso.

Lo stesso gesto di aiutare l'uomo mezzo morto è un atto di pietà grandioso, senza farsi calcoli di convenienza e opportunità. L'uomo ferito poteva essere un brigante gettato a terra, poteva reagire contro lui o lo stesso samaritano poteva essere accusato di avere compiuto l'agguato.

Senza calcoli il samaritano attua la legge dell'amore. Ha tutto da perdere secondo gli uomini, ma davanti a Dio compie un gesto eroico.

Ognuno di noi deve essere un buon samaritano e raccogliere con amore quanti si trovano spiritualmente per terra e non posseggono la capacità di rialzarsi perché feriti a morte. L'intelletto è accecato, la vita interiore sconvolta, la volontà senza guida, i pensieri orientati esclusivamente alle trasgressioni.

Queste persone innanzitutto devono sentirsi amate e mai condannate, come se fossero irrimediabilmente condannate all'inferno.

È Gesù a dirci che il suo intervento può stravolgere una situazione già apparentemente definitiva. Lui può cambiare la vita di persone incorreggibili, ma occorrono anime generose, capaci di pregare molto per essi e, se hanno un amore senza limiti, devono fare anche dei sacrifici per ottenere il miracolo della conversione.

Anche se l'amore a Gesù è primario, il vero amore deve manifestarsi nelle opere, rimane comunque questo il consenso necessario per accedere a livelli spirituali elevati. Il rinnegamento e la rinuncia a quanto non è indispensabile ma sregolato, rimangono assolutamente essenziali per vivere la Parola di Dio.

La domanda posta a Gesù dal dottore della Legge non era inopportuna anche se non pienamente sincera, perché gli ebrei si erano creati 613 leggi, intesi come comandamenti. Alle dieci Leggi date da Dio a Mosè, avevano aggiunto una moltitudine di prescrizioni che arrecavano maggiore sbandamento spirituale.

La domanda nasceva dalla confusione che regnava in tutte queste norme. "E chi è mio prossimo?".

Non conosceva il prossimo pur essendo un esperto della Legge ebraica, davvero un paradosso. Ma la sua intuizione lo spingeva verso l'interpretazione contraria ai samaritani. Da qui l'inserimento nella parabola del samaritano da parte di Gesù.

Noi non possiamo escludere nessuno dal nostro amore e dalle nostre preghiere. Lo insegna Gesù e la sua Parola è Verità.

"Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori" (Mt 5,44).

"A voi che ascoltate, Io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano" (Lc 6,27).

"Se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso" (Lc 6,33).

"Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché Egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi" (Lc 6,35).

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/VANGELOEVITA/trackback.php?msg=13427570

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
laura1953
laura1953 il 11/07/16 alle 10:50 via WEB
Ciao Paola,buon lunedi d'estate ed uno splendido inizio settimana ricolmo di gioia e tante cose belle ,un abbraccio ..Laura CLICCA
(Rispondi)
 
DOMYPLACIDO68
DOMYPLACIDO68 il 11/07/16 alle 20:41 via WEB
Buonasera signora Paola, eccoci qui! Il Buon Samaritano? è far del bene con la sofferenza e far del bene a chi soffre”...per me fare il Buon Samaritano mi aiuta a superare i momenti brutti del periodo in casa dei genitori. Far del bene con la sofferenza. Soffermandomi a riflettere su tale verità evidente, prima di tutto dobbiamo eliminare ogni equivoco possibile: la malattia e la sofferenza non sono un bene; vanno combattute con tutti i mezzi messi a disposizione dalla scienza medica e dalle altre discipline scientifiche ed umanistiche. Deve tramontare una volta per sempre “l’esaltazione del dolore accettato con rassegnazione”: anche Gesù nel Getsemani e sulla Croce ha pregato di essere liberato dal bere il calice amaro. E’ vero che la teologia dei secoli passati e la predicazione pastorale dei sacerdoti, a volte anche recente, non sempre hanno fatto riferimento al messaggio biblico sulla sofferenza, ma è anche vero che oggi la Chiesa hanno “rivoluzionato” il loro approccio ad essa. Applicata a Gesù, tale affermazione ci ricorda che il massimo bene per l’umanità, che è stata la redenzione universale dal peccato, è venuto proprio dalla sofferenza, come ricorda Giovanni Paolo II: “La redenzione si è compiuta mediante la Croce di Cristo, ossia mediante la sua sofferenza”. Accettando la sua passione e morte, quindi la condizione umana integrale, Gesù ha voluto manifestare la sua vicinanza all’uomo in tutto “fuorché nel peccato”, e di conseguenza il suo amore totale e infinito per noi. Il mistero pasquale di Cristo, lo sappiamo bene, è mistero di morte e di vita, di fine e di inizio, di sofferenza e di dolore, unite all’amore e alla gioia: esso diventa luce per i credenti che, volendosi ispirare a Gesù nel tempo della malattia, trovano in Lui speranza e forza per rinnovare il proprio “sì” al progetto del Padre, che comprende l’intera esistenza, con la sua dimensione notturna e diurna. Concretamente ed in modo essenziale, mi permetto di indicare alcuni percorsi operativi per chi soffre per “far del bene con la propria sofferenza”: 1) la preghiera oblativa di sé stessi a Dio, 2) l’orazione di intercessione per i fratelli e la Chiesa universale e locale, 3) le indicazioni dei valori fondanti della vita “scoperti” nel dolore, 4) le lezioni imparate alla scuola della Croce, 5) l’esempio di capacità a volte eroiche di accettazione e di sopportazione del dolore. “Far del bene a chi soffre”. E’ evidente il contenuto più immediato: il cristiano per vocazione ha la missione di stare accanto agli ultimi ed ai poveri, a chi manca di salute e di sicurezze, a che vive un disagio fisico, psichico e spirituale. Anche in questo caso, Gesù è modello della Chiesa: non a caso, sin dai primi secoli del cristianesimo Egli è stato chiamato “medico dei corpi e delle anime”, perché “nella sua attività messianica in mezzo a Israele Cristo si è avvicinato incessantemente al mondo dell’umana sofferenza. ‘Passò facendo del bene’. Egli guariva gli ammalati, consolava gli afflitti, nutriva gli affamati, liberava gli uomini dalla sordità, dalla cecità, dalla lebbra, dal demonio e da diverse minorazioni fisiche, tre volte restituì ai morti la vita”. “Far del bene a chi soffre” da una parte risponde ad un bisogno quasi innato della persona che non rimane insensibile dinanzi al trauma del disagio del prossimo, dall’altra parte esige contemporaneamente un concreto sforzo di de-centrarsi da se stessi per con-centrarsi sulle invocazioni di aiuto che vengono dal mondo del disagio e della fragilità. Oggi, per il singolo battezzato e per la comunità cristiana quali possono essere i percorsi di aiuto per “far del bene a chi soffre”? Al primo posto, è indispensabile assicurare una presenza eloquente e operativa accanto al malato: con essa si dice al fratello, anche senza parole, che egli è importante per me, che non lo lascio solo, che può fare affidamento su di me con libertà e fiducia, che gli assicuro una con-divisione della stessa sofferenza. Si tratta, in altri termini, di offrirgli il primo sacramento della pastorale della salute: il sacramento della presenza, espresso con silenzio e ascolto, con piccoli gesti e grande cuore, con sguardi di tenerezza e interventi di necessità. Al secondo posto, collocherei la scelta della strada del volontariato, sia singolo secondo le proprie disponibilità di tempo e di energie, sia comunitario secondo l’organizzazione legislativa vigente che permette di inserirsi in strutture sanitarie, con intelligenza e incisività. Il volontariato è stato definito giustamente la forma di incarnazione più immediata della carità nei nostri tempi. Oggi negli ospedali in modo più acuto si sente il bisogno della presenza dei volontari sia perché la Sanità sta vivendo una molteplicità di problemi gravissimi sia perché essi possono dare un serio contributo alla umanizzazione degli ambienti, dei rapporti, dei servizi più immediati. Al terzo posto, ma naturalmente non per importanza, parlerei della proposta di fede, ancora molto emergente nei luoghi di sofferenza e di ricovero: con l’espressione “proposta di fede” mi riferisco 1) al discorso riguardante la vita interiore e spirituale di ciascun individuo, unica e irrepetibile; 2) alla risposta immediata alla richiesta dei sacramenti, soprattutto a quelli della Riconciliazione, della Comunione e dell’Unzione; 3) al desiderio di chiarezza di dubbi o di necessità di sciogliere nodi inveterati della propria esistenza; 4) al bisogno di re-imparare a credere e a pregare con le preghiere dimenticate dell’infanzia o con il confronto con la Parola di Dio sempre efficace quando le viene concesso silenzio e ascolto; 5) all’educazione ad una nuova prospettiva della preziosità della vita, che nasce dopo l’esperienza del rischio di averla potuta perdere. L’augurio personale: Lascio accesa per te e per i tuoi amici la lampada sulla mia veranda, perché tu e tuoi amici possano sempre vedere la strada di casa, perché Dio possa guarire i nostri malati, consolare la solitudine, avere tanta fortuna, aiutare con i problemi della vostra casa, cercare la pace e l’amore sotto ogni titolo e natura. Buona serata!
(Rispondi)
 
 
PAOLA11O
PAOLA11O il 12/07/16 alle 09:01 via WEB
Salve, felice giornata, Paola. A me sembra più vera questa definizione: Amare fino alla sofferenza, fino al sacrificio, fino alla morte… Al contrario di: soffrire, sacrificarsi, essere disposti anche a morire perché si ama. Cerco di spiegarmi per non essere fraintesa. Io soffro con te e per te, ma desidero che entrambi siamo sereni e felici. Io ti amo e mi sacrifico per te perché possiamo essere fuori da questa sofferenza. Sono disposto a morire per te non perché ti amo ma per aiutarti e dimostrarti il mio amore. La sofferenza, il sacrificio, la morte per se stessi non hanno alcun valore, ma lo acquistano in forza dell’Amore. Non necessariamente devo vivere una vita sacrificata perché Amo Dio ma devo Amare Dio fino al sacrificio.
(Rispondi)
 
 
 
DOMYPLACIDO68
DOMYPLACIDO68 il 12/07/16 alle 11:43 via WEB
Buongiorno signora Paola, ho gradito il suo contesto. Molto chiaro e profondo. E' assai difficile, oggi, nel sovvertimento dei valori umani e spirituali che coinvolge larghi strati di questa Società tutta tesa alla conquista dei beni immediati, aver chiari i concetti di carità, di bontà, di santità. In un mondo sordo e muto d'amore, in cui sembra esservi più posto per i sentimenti e per il dialogo e dove tutto è misurato con l'egoistico metro della convenienza e dell'intolleranza, la pietà cristiana ha perduto il suo significato più genuino. La paura nel cuore, talora indistinta o col volto della sofferenza, il lavoro perso e le relazioni infrante. La speranza sembra venire meno, la speranza nelle cose che danno vita. Il Vivente non abita nei luoghi della morte e neppure nei cuori induriti… dall’odio. Va cercato nei luoghi della vita, della carità e della solidarietà, della giustizia e della pace e del bene comune. Occorre camminare insieme anche nelle fatiche. Grande liberalità verso l’uomo e grande ottimismo: l’uomo capace di maturare atteggiamenti positivi. Grande fiducia per la società: non aver paura. Bisogna uscire dai messaggi di sventura, bisogna vedere le cose positive che abbiamo dentro e attorno a noi. “E’ dalla Risurrezione di Cristo che può spirare nel mondo presente un nuovo vento purificatore. Qui c’è la risposta al “datemi un punto di appoggio e solleverò il mondo”. Se un po’ di persone lo credessero veramente e si lasciassero guidare da questo loro agire terreno, molte cambierebbero. Vivere partendo dalla Risurrezione”. Noi conosciamo la potenza della disperazione. Noi conosciamo la potenza del male. Noi conosciamo il potere dei “principati delle potenze” di questo mondo che favoriscono la divisione, l’oppressione e fanno soffrire il popolo di Dio attraverso la Sua creazione. Noi conosciamo la potenza del peccato e della morte. Noi conosciamo anche la potenza della Risurrezione. Noi conosciamo la potenza di Dio, che dalla disperazione fa sorgere la speranza. Noi conosciamo la potenza di Dio che, in Gesù Cristo, nostro Signore, si serve dell’amore e del perdono per vincere il male. Noi conosciamo la potenza di Dio che, in Cristo, affronta questi principati e potenze e promuove la fede, il rispetto reciproco, la compassione e il coraggio di dire la verità per il bene di ciascun membro del popolo di Dio. Noi conosciamo la potenza del perdono dei peccati che restaura le relazioni in seno alle famiglie e in seno alla famiglia delle nazioni. Noi conosciamo la potenza della vita eterna per tutti coloro che credono. I cristiani di tutte le generazioni devono affrontare molte sfide. La nostra generazione non è diversa da quelle che l’hanno preceduta. Noi abbiamo grandi responsabilità e dobbiamo affrontare molti ostacoli. La Chiesa cristiana, qui su questa terra, è chiamata a dei combattimenti. E intanto noi continuiamo a essere pieni di speranza, sapendo che siamo al tempo stesso la Chiesa del calvario e la Chiesa della Risurrezione. La nostra fede non è nella potenza della morte, ma nella potenza della vita del sacrificio di Cristo. Sapere che Gesù è vivo per sempre, che ha vinto la morte, è motivo di travolgente desiderio di cantare, di gioire, di gridare ad alta voce che la vita è bella, che tutto può cambiare. Credo che l'Amore possa e debba essere il passaggio dalla paura, dall’incertezza, al coraggio di essere se stessi, di essere creature nuove, di vivere una dimensione alta e larga senza sostare nei nostri quietismi…E’ vero che nella nostra società c’è tanta incertezza e tanta paura. Ha paura il bambino di crescere, perché vorrebbe rimanere sempre coccolato e spesso viziato. Ha paura il giovane del giudizio degli altri, di rimanere solo, ha paura di scegliere. A volte sceglie un profilo basso di vita, fatto di poco impegno, di nessuna presa di posizione, di evasione. Ha paura la coppia di dare spazio alla vita perché fatica a far quadrare i conti. Abbiamo paura tutti del dolore, della solitudine, di non essere amati e di non poter amare abbastanza, della morte. E allora ci lamentiamo con tutti e per tutto, ci agitiamo e gridiamo come se tutto dipendesse dagli altri, dalla società, da chi ci governa, dalle calamità…Anche noi cristiani più impegnati abbiamo paura che Cristo ci chieda di più. Abbiamo paura di una vocazione in famiglia. Abbiamo paura di un impegno più grande nella comunità. Quasi che Cristo non fosse capace di darci molto di più di quanto riusciamo a fare noi, con i nostri piccoli passi. Ma tutte queste paure non sono state vinte. Viviamo in una dimensione di disagio intellettuale che, snaturando l'essenza della nostra vita, condiziona le nostre aspirazioni e ci conduce alla disintegrazione delle strutture civili umane e religiose della Società attraverso una progressiva paralisi dello spirito. Il problema è tutto qui: rinnovare la nostra fede nel Risorto e nella potenza della sua Risurrezione. La sola risposta positiva a questo atroce interrogativo può venirci da quel poco di forza interiore che ci è rimasta e dall'accostarsi dall'umile fatica che troverà accoglimento nel cuore, se in esso non arde più come scintilla d'amore per credere. Buona giornata!
(Rispondi)
 
pasqualina2008
pasqualina2008 il 12/07/16 alle 16:02 via WEB
Grazie x ogni tuo pensiero..un abbraccio-
(Rispondi)
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 

I MESSAGGI PIU' BELLI

Grazie Paola...se la Pace di Gesù regna nel nostro cuore, allora diventiamo portatori di Pace, diventiamo operatori di Pace. Portare la Pace significa portare Gesù nel nostro cuore, ed in questo modo diventiamo come Gesù. Gesù è il figlio di Dio, noi diventiamo figli di Dio! 

https://encrypted-tbn3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSUwBa2JlWdvP7i6W6qfuejnL4FE-uCa2FoGnwnzbVUBparTRciSg

 


VIENI E SEGUIMI

SE ASCOLTATE OGGI
LA  VOCE DEL SIGNORE
NON INDURITE
I VOSTRI CUORI
 VIENI SPIRITO SANTO
VIENI SPIRITO DI PACE
VIENI SPIRITO D'AMORE
Vieni a sostituire questo nostro cuore di pietra, cambia questo cuore in un cuore di carne. Fa che si apre e riempia d'amore il prossimo, fammi accettare le diversità, quelle persone che non la pensano come me. Fa si che dalle mie labbra escono solo parole dettate da te non dalla mia umanità, dal mio sapere. Fa si che riesca a tirare furi tutto ciò di positivo che tu mi hai donato nel corso di questi anni. Fa che una parte dell'amore che tu mi dono lo riesca a donare ai fratelli meno fortunati che non conoscono la luce di Cristo. Che la luce di nostro Signore Gesù riesca sempre ad illuminare il nostro percorso di vita.


 

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto.

 

 

 

 

 

 

 


LA CROCE
Quando io nacqui,
mi disse una voce:
“Tu sei nato
a portar la tua croce”.
Io piangendo
la croce abbracciai,
che dal cielo
donata mi fu;
poi, guardai,
guardai, guardai...
tutti portan
la croce quaggiù.
Vidi un re
tra baroni e scudieri
sotto il peso
di cupi pensieri;
e al valletto
che stava alla porta
domandai:
a che pensa il tuo re?
mi rispose:
la croce egli porta,
che il Signore
col trono gli dié !
Vidi un giorno
tornare un soldato
dalla guerra
col braccio troncato:
perché mesto,
gli chiesi, ritorni?
non ti basta
la croce di onor?
ei rispose:
passaro i miei giorni,
altra croce
mi ha dato il Signor.
Vidi al letto
del figlio morente
una ricca signora
piangente,
e le dissi;
dal cielo conforto
d’altri figli
a te, o donna, verrà...
mi rispose:
contenta mi porto
quella croce
che il Cielo mi dà
Vidi un uomo
giulivo nel volto,
in mantello di seta
ravvolto,
e gli dissi:
a te solo, o fratello,
questa vita
è cosparsa di fior?
non rispose,
ma aperse il mantello...
la sua croce
l
’aveva nel cor.
Più e più allor
mi abbracciai la fatica,
ch’è la croce
dei poveri amica.
Del mio pianto
talor la bagnai;
ma non voglio
lasciarla mai più.
O fratelli,
guardai e guardai...
tutti portan
la croce quaggiù.

 

classifiche

 
Salmo 34, 12-23
[12]
VENITE, FIGLI, ASCOLTATEMI;  V’INSEGNERO’ IL TIMORE DEL SIGNORE.
 
[13]C'è qualcuno che desidera la vita
e brama lunghi giorni per gustare il bene? 

 
[14]Preserva la lingua dal male,
le labbra da parole bugiarde.
[15]Stà lontano dal male e fà il bene,
cerca la pace e perseguila. 

 
[16]Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
[17]Il volto del Signore contro i malfattori,
per cancellarne dalla terra il ricordo. 

 
[18]Gridano e il Signore li ascolta,
li salva da tutte le loro angosce.
[19]Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,
egli salva gli spiriti affranti. 

 
[20]Molte sono le sventure del giusto,
ma lo libera da tutte il Signore.
[21]Preserva tutte le sue ossa,
neppure uno sarà spezzato. 

 
[22]La malizia uccide l'empio
e chi odia il giusto sarà punito.
[23]Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,
chi in lui si rifugia non sarà condannato. 
 

classifiche

Image du Blog confinianima.centerblog.net

 

http://img25.dreamies.de/img/496/b/omkyw6qc6ks.gif

http://img11.deviantart.net/20a1/i/2013/010/e/8/narcissuses_by_nataly1st-d5r1bjf.jpg

 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

 Da questo tutti sapranno   
   che siete miei discepoli,   
   se avrete amore gli uni per gli altri.
Gv.13,35   

http://img12.dreamies.de/img/818/b/o94yoi3mmwi.gif

" Signore, da chi andremo .
Tu hai parole di vita terna ! "
Gv.6,60-69

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Tag

 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963