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Post n°331 pubblicato il 16 Febbraio 2021 da Vasilissaskunk
PerPLESSA PER esempio oggi non è che io sia poi triste ...sto un po' li così ... con i violini di Paganini nella testa seduta sui gradini della grande casa coloniale contadina del nonno Narciso .,.piedi storti indentro e ginocchia che si toccano su cui poggiano i mie gomito appuntiti ... mani strette in pungno sotto il mento e boccuccia corruccia ... SGUARDO AL campo di grano e subito dopo olte al grande prato.. e poi e poi olte gli ulivi e su verso l'alto della Collina e mi sembra estate di quelle dove il vento caldo ti accarezza le lacrime ...di quelle dove senti che qualcosa di bello ha da venire... eppure senti solo le cicale frinire ... boccuccia mia corrucccia con labbra avanti e indientro come a dimostrae questa gran perplessità anche se effettivamente non sai bene che cosa è che nun vuole andare ... e così a sopsirare tra gli strali dell'azzurro cielo sulle note dei violini su e ancor piu' su ... ma tutto va come deve andare ... l'immagine di quella bambina mi rende un inguaribile melanconica malandrina .... il vento non è caldo ed è inverno e la bimba c'è sempre ma con quache ruga nel cuore in piu'... che il tanto affanarsi nel voler esser felice, sia quello anche un allenamento per il muscolo piu' importante che c'è ... solo che solo che di idee mi sembra quasi e talvolta di non pomparne piu' ...oh dio che mai accadrà forse nulla e invece chissà... violini oh violini suonate nella mia testa ... presto presto maladrina vai nella foresta mettiti al riparo ! Non temere mai la disccesa del tuo sipario ... pensieri e di cuor contaccolpi ...
Tutto ritorna in quell'aia tanto tempo fa .. l'espressione sempre quella ...il sogno si arrovella e io mi accendo in fiammella.... |
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.