IL Vento corre

Il pane di notte


La notte sta finendo in un brivido di luce.E’ l’ora in cui il sole e la luna si danno il cambio, sfiorandosi appena con le dita, regnando insieme per qualche breve momento sul cielo, in un gioco di chiaroscuri che incanta l’anima. Nel buio ho pesato il mio cuore e l’ho trovato mancante.Nella parte perduta, non un buco, ma una struggente e dolce nostalgia.Come il profumo del pane che sfornava la mia bisnonna dai capelli ramati.Lei il pane lo faceva di notte, con luna crescente, quando era al culmine nel cielo.Ricordo chiaramente le faville rosse ed arancioni che volavano fuori dalla grande bocca del forno in giardino e si perdevano alte nella notte, con la luna che si stagliava sullo sfondo.Il ricordo piu’ forte e’ di una notte di primavera, con l’aria tiepida ed il profumo dei fiori che entrava nelle narici con quello meraviglioso del pane.Noi bambini seduti intorno al forno, sentivamo il calore del fuoco accarezzare le nostre gote arrossandole e gli occhi ridevano scintillando mentre assistevamo alla magia del pane.La Nonna faceva preparare ad ognuno di noi un piccolo panino con la forma che preferivamo, poi li cuoceva per primi e ce li dava subito, tranne il prescelto.Ne sceglieva uno e quello lo mangiavamo tutti insieme, dopo che la nonna lo aveva benedetto con litanie oscure e pagane.Ricordo che quella sera scelsi la forma del delfino per il mio panino, o almeno cosi’ dichiarai orgoglioso porgendo alla nonna una specie di balenottera informe.Lei sorrise e disse “Lo sapevo.. questo, mangeremo questo delfino.” Ed attizzo’ il fuoco prima di infornarlo continuando a cantare una nenia incomprensibile e sincopata.Il mio delfino si gonfio’ e divento’ dorato, spargendo un odore fantastico ed appetitoso in tutto il giardino.Lo tiro’ fuori e lo prese fra le sue mani bianchissime, gli occhi azzurri che scintillavano di luce propria. Lo teneva fra i palmi davanti al viso come se fosse un cucciolo da accudire con tenere cure, lo accarezzava e gli parlava dolcemente.Poi stacco’ un pezzo della coda e me lo porse.Mi disse: “Puoi mangiarlo per primo, oppure darlo alla persona a cui vuoi piu’ bene.”Io lo presi dalle sue dita color del latte ed il profumo appetitoso mi inebrio’ di gia’ il palato.Pero’ glielo restituii e le dissi “Lo do’ a te, nonna grande.” Mia nonna era piccolissima, credo che superasse di poco il metro e quaranta, pero’ era la madre di mia nonna, era la bisnonna, per questo era la nonna grande, ma soprattutto era una grandissima Donna, la mammara di quel quartiere in riva al mare.Non ho piu’ sentito un odore cosi’ buono di pane, non ho piu’ visto nessuno cuocere il pane di notte, inondando il cielo stellato di profumi e sensazioni che restano agganciate sottopelle come ami da pesca.E certe notti come questa, la nonna grande e' con me. Notte che se ne va