di tutto un pò

Post N° 189


ROMEO-Oh, quale luce vedo sprigionarsilassù, dal vano di quella finestra?È l’oriente, lassù, e Giulietta è il sole!Sorgi, bel sole, e l’invidiosa lunagià pallida di rabbia ed ammalatauccidi, perché tu, che sei sua ancella,sei di gran lunga di lei più splendente.Non restare sua ancella, se invidiosaessa è di te; la verginal sua vestes’è fatta ormai d’un color verde scialboe non l’indossano altre che le sciocche.Gettala via!… Oh, sì, è la mia donna,l’amore mio. Ah, s’ella lo sapesse!Ella mi parla, senza dir parola.Come mai?… È il suo occhioche mi discorre, ed io risponderò.Oh, ma che sto dicendo… Presuntuosoch’io sono! Non è a me, ch’ella discorre.Due luminose stelle,tra le più fulgide del firmamentoavendo da sbrigar qualcosa altrove,si son partite dalle loro sferee han pregato i suoi occhi di brillarvifino al loro ritorno… E se quegli occhifossero invece al posto delle stelle,e quelle stelle infisse alla sua fronte?Allora sì, la luce del suo visofarebbe impallidire quelle stelle,come il sole la luce d’una lampada;e tanto brillerebbero i suoi occhisu pei campi del cielo, che gli uccellisi metterebbero tutti a cantarecredendo fosse finita la notte.Guarda com’ella poggia la sua gotaa quella mano… Un guanto vorrei essere,su quella mano, e toccar quella guancia!GIULIETTA - (Come avesse sentito un rumore, o forse assorta in tristi pensieri, sospirando)Ahimè!…ROMEO - (Tra sé)Dice qualcosa… Parla ancora,angelo luminoso, sei sì bella,e da lassù tu spandi sul mio capotanta luce stanottequanta più non potrebbe riversaresulle pupille volte verso il cielodegli sguardi stupiti di mortaliun alato celeste messaggeroche, cavalcando sopra pigre nuvole,veleggiasse per l’infinito azzurro!GIULIETTA - Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?Ah, rinnega tuo padre!…Ricusa il tuo casato!…O, se proprio non vuoi, giurami amore,ed io non sarò più una Capuleti!ROMEO - (Sempre tra sé)Che faccio, resto zitto ad ascoltarla,oppure le rispondo?…GIULIETTA - Il tuo nome soltanto m’è nemico;ma tu saresti tu, sempre Romeoper me, quand’anche non fosti un Montecchi.Che è infatti Montecchi?…Non è una mano, né un piede, né un braccio,né una faccia, né nessun’altra parteche possa dirsi appartenere a un uomo.Ah, perché tu non porti un altro nome!Ma poi, che cos’è un nome?…Forse che quella che chiamiamo rosacesserebbe d’avere il suo profumose la chiamassimo con altro nome?Così s’anche Romeonon si dovesse più chiamar Romeo,chi può dire che non conserverebbela cara perfezione ch’è la sua?Rinuncia dunque, Romeo, al tuo nome,che non è parte della tua persona,e in cambio prenditi tutta la mia.ROMEO - (Forte)Io ti prendo in parola!D’ora in avanti tu chiamami “Amore”,ed io sarò per te non più Romeo,perché m’avrai così ribattezzato.GIULIETTA - Oh, qual uomo sei tu,che protetto dal buio della notte,vieni a inciampar così sui miei pensieri?ROMEO - Dirtelo con un nome,non saprei; il mio nome, cara santa,è odioso a me perché è nemico a te.Lo straccerei, se lo portassi scritto.GIULIETTA - L’orecchio mio non ha bevuto ancoracento parole dalla voce tua,che ne conosco il suono:non sei Romeo tu, ed un Montecchi?ROMEO - No, nessuno dei due, bella fanciulla,se nessuno dei due è a te gradito.GIULIETTA - Ma come hai fatto a penetrar qui dentro?Dimmi come, e perché. Erti e scoscesisono i muri dell’orto da scalare,e se alcuno dei miei ti sorprendesse,sapendo chi sei, t’ucciderebbe.ROMEO - Ho scavalcato il murosovra l’ali leggere dell’amore;amor non teme ostacoli di pietra,e tutto quello che amore può faretrova sempre l’ardire di tentare.Perciò i parenti tuoinon rappresentano per me un ostacolo.GIULIETTA - Ma se ti trovan qui, ti uccideranno!ROMEO - Ahimè, c’è più pericolo per menegli occhi tuoi che in cento loro spade:basta che tu mi guardi con dolcezza,perch’io mi senta come corazzatocontro l’odio di tutti i tuoi parenti.GIULIETTA - Io non vorrei però per nulla al mondoche alcun di loro ti trovasse qui.ROMEO - La notte mi nasconde col suo mantoalla lor vista; ma se tu non m’ami,che mi trovino pure e che mi prendano:assai meglio è per me finir la vitadesiderando invano l’amor tuo.GIULIETTA - Come hai fatto a venire fino qui?Chi t’ha guidato?ROMEO - Amore per il primoha guidato i miei passi. È stato luia prestarmi consiglio nel trovarlo;io gli ho prestato in cambio solo gli occhi.Io non sono un nocchiero,ma se tu fossi lontana da quiquanto la più deserta delle spiaggebagnata dall’oceano più remoto,io correrei qualsiasi avventuraper cercar sì preziosa mercanzia.GIULIETTA - Sai che la notte copre la mia facciadella sua nera maschera,l’avresti vista arrossare, se no,per ciò che m’hai sentito dir poc’anzi.Ah, vorrei tanto mantener la forma,rinnegar quel che ho detto!…Ma addio ormai inutili riguardi!Tu m’ami?… So che mi rispondi “Sì”,ed io ti prenderò sulla parola;ma non giurare, no, perché se giuri,potresti poi dimostrarti spergiuro.Agli spergiuri degli amanti - dicono -ride anche Giove. O gentile Romeo,se m’ami, dimmelo con lealtà;se credi ch’io mi sia lasciata vinceretroppo presto, farò lo sguardo trucee, incattivita, ti respingerò,perché tu sia costretto a supplicarmi…Ma no, non lo farei, per nulla al mondo!…In verità, leggiadro mio Montecchi,io di te sono tanto innamorata,da farti pur giudicar leggerezzail mio comportamento; però credimi,mio gentil cavaliere, che, alla prova,io saprò dimostrarmi più fedeledi quelle che di me sono più espertenell’arte di apparire più ritrose.E più ritrosa - devo confessarlo -sarei stata, se tu, subitamente,prima ch’io stessa me ne fossi accorta,non m’avessi sorpresaa confessar l’ardente mia passionea me stessa. Perdonami perciò,e non voler chiamare leggerezzala mia condiscendenza,come t’avrà potuto suggerireil buio della notte.ROMEO - Mia signora,per questa sacra luna che inargentale cime di questi alberi, ti giuro…GIULIETTA - Ah, Romeo, non giurare sulla luna,questa incostante che muta di facciaogni mese nel suo rotondo andare,ché l’amor tuo potrebbe al par di leidimostrarsi volubile e mutevole.ROMEO - Su che vuoi tu ch’io giuri?GIULIETTA - Non giurare;o, se ti piace, giura su te stesso,su codesta graziosa tua persona,l’idolo della mia venerazione,e tanto basterà perch’io ti creda.ROMEO - Se l’amor del mio cuore…GIULIETTA - Non giurare,ho detto: benché tu sia la mia gioia,gioia non mi riesce di trovarenell’impegno scambiatoci stanotte:troppo improvviso, troppo irriflessivo,rapido, come il fulmine, che passaprima che uno possa dir “Lampeggia!”.Buona notte, dolcezza.Questo bocciolo d’amore, schiudendosiall’alito fecondo dell’estate,potrà, al nostro prossimo incontrarci,dimostrarsi un bel fiore profumato.Buona notte. La pace ed il riposodiscendano soavi sul tuo cuore,come soave è tutto nel mio petto.ROMEO - Oh, vuoi lasciarmi così insoddisfatto?GIULIETTA - Insoddisfatto? E qual soddisfazionepensavi tu d’aver da me stasera?ROMEO - Sentirmi ricambiar dalla tua boccail mio voto d’amore.GIULIETTA - Te l’ho dato,ancor prima che tu me lo chiedessi;se pur vorrei che fosse ancor da dare.ROMEO - Vorresti ritirarlo? E perché, amore?GIULIETTA - Per potermi mostrare generosa,e dartelo di nuovo, a piene mani.Io non desidero che quel che ho.La mia voglia di dare è come il mare,sconfinata, e profondo come il mareè l’amor mio: più ne concedo a te,più ne possiedo io stessa,perché infiniti sono l’una e l’altro.(La voce della Nutrice dall’interno, che chiama: “Giulietta!”)Sento voci da dentro casa… Addio,addio, mio caro amore!… Vengo, balia!…Dolce Montecchi, restami fedele.Aspetta ancora un po’, ritorno subito.(Si ritira)ROMEO - O notte, notte di benedizioni!Un sogno, temo, nient’altro che un sognoè questo: troppo dolce e lusinghieroper essere realtà!GIULIETTA riappare improvvisamente in altoGIULIETTA - Ancora tre parole, Romeo caro,e poi la buonanotte, per davvero.Se onesto è l’amoroso tuo propositoe l’intenzione tua è di sposarmi,mandami a dir domani, per qualcunoch’io manderò da te, il luogo e l’orain cui vuoi celebrare il sacro ritoed io son pronta a mettere ai tuoi piedi,tutti i miei beni, ed a seguire tesempre e dovunque, come mio signore…