LETTERE DAL PIANETA

RESISTENCIA ARGENTINA 18-12-2005


Avevamo bisogno di rimetterci in movimento, di riprendere il nostro lavoro. Cosí malgardo il lungo viaggio per arrivare a Santiago, la sera stessa eravamo in cerca di un contatto utile, di qualcuno che ci potesse parlare dei fatti dell´11 settembre cileno, la data che ha segnato la pagina della storia piú nera di questo paese: quella del colpo di stato operato da Pinochet. Ci é stato facile, forse perché qui in molti hanno avuto a che fare con questa amara vicenda. Abbiamo conosciuto un 38enne che chiameremo Carlos. All´epoca dei fatti aveva solo cinque anni e si é visto portare via il padre che non ha poi potuto vedere per 2 anni, il quale da allora non vuole parlare della sua prigionia. Lo stesso Carlos, nella rivolta popolare agli inizi degli anni ottanta, é stato preso prigioniero dai militari. Forse la sua salvezza é stata la sua minore etá e cosí é potuto ritornare a casa senza peró reprimere la propria rabbia verso i fautori della dittatura e i suoi carnefici. Rabbia che gli esce dagli ochhi quando ci accompagna al memoriale nel Cementerio General, rabbia che non possiamo reprimere nemmeno noi nel vedere una parete immensa piena di nomi tristemente divisi tra ejecutados e desaparecidos (giustiziati e scomparsi). Abbiamo provato commozione passeggiando nel parco di villa Grimaldi, fuori Santiago, quartier generale della Dina, la polizia segreta al tempo della dittatura. Qui solo in pochi sono sopravvissuti, gli altri sono morti dopo atroci torture. Questa rabbia e questa commozione adesso Carlos cerca di controllarla facendo e promuovendo arte. Gestisce un piccolo teatro dove trovano spazio artisti che altrimenti non troverebbero luoghi dove rappresentare le proprie opere. É lui stesso burattinaio di professione, ma non si nega se gli chiedono di farlo per beneficenza in qualche quartiere popolare, regalando sorrisi ai bambini e agli adulti che assistono alle sue rappresentazioni. Ci ha fatto conocere un duo di chitarristi in un concerto che si é tenuto nel suo teatro, ci ha fatto conocere la sua famiglia facendoci entrare in una casa cilena, ci ha portato in un vecchio edificio segreto dove si torturava la gente, oggi occupato da un centro sociale. Avevamo un appuntamento a Santiago con Padre Mosè, un Comboniano che dal mese di aprile vive nella favelas di Renca, per conocere come vivono i dimenticati dal presunto boom economico cileno. Abbiamo potuto girare per il quartiere solo perchè protetti dall`autorità morale della chiesa, che di fatto è l`unico organo a garantire un minimo di assistenza sociale. La pasta basica della cocaina, costa pochissimo e sembra essere lo strumento migliore per contenere la rabbia dlla gente, cosi che le bande di spacciatori controllano le strade, senza alcun ostacolo. L`11 settembre di ogni anno nel quartiere sparisce inspiegabilmente la luce elettrica e i giovani si riversano sulle strade compiendo atti vandalici di ogni genere, quest`anno hanno bruciato una scuola. Padre Mosè ci ha accolto fraternamente e nella sua residenza, abbiamo potuto gustare il primo buon caffè da 4 mesi e lo ringraziamo anche per questo. Lo stesso giorno in cui abbiamo preso il nostro unico treno cileno da Santiago a Chillian per raggiungere l`Argentina, abbiamo reso omaggio a Pablo Neruda visitando la fondazione-museo creata nella sua residenza a Isla Negra, dove abbiamo lasciato il nostro messaggio. I giorni passati in Cile ci hanno riservato altre forti emozioni, la sofferta passione della gente, dei nostri nuovi amici, ci ha fatto battere con forza il cuore e convinto sempre più che un`altro mondo è possibile davvero. Il Cile è un altro paese molto bello, ma come al solito abbiamo visto poco se non le cime innevate delle Ande e l`Oceano Pacifico. Ci sono state le elezioni e pare abbiano vinto i sucio-listi che in spagnolo significa sozzi e furbi, l`alternativa erano i nostalgici di Pinochet, quindi brace o padella la musica è quella. La gente gentile, la lingua decisamente meno difficile dell`inglese ci hanno fatto sentire come a casa, per cui nonostante i ritmi serrati abbiamo riposato la mente e ci sentiamo più disposti che mai ad arrivare a Madrid l`11 marzo.A prestissimo