LETTERE DAL PIANETA

PUNO 30-12-2005


Anche quassù sulle Ande a 3600 metri sul livello del mare, tutto si muove vorticosamente per salutare il nuovo anno in arrivo. La gente affolla le strade, si preparano i cenini (cenoni adattati per le povere tasche peruane), si vedono le mille luci della festa e i primi ubriachi per strada. A noi sale un pò di nostalgia, 4 mesi di viaggio bello e faticoso ci fanno stranamente rimpiangere la monotonia della quotidianeità o forse più semplicemente la distanza dagli amici e dagli affetti. Il 7 dicembre siamo entrati in Argentina e come per il Cile il nostro agio è stato completo. Gli incontri, i dibattiti, le risate hanno riempito le nostre giornate, sempre ricche di impegni e di kilometri da fare, la simpatia dei latini da queste parti è stata tale da farci sopportare terribili fatiche. Da San Carlos de Bariloche, località turistica nota per essere stata rifugio di molti criminali nazisti abbiamo viaggiato con il treno transpatagonico fino a Viedma sull`Oceano Atlantico. Siamo subito ripartiti per Bahia Blanca in bus e poi un`altra notte in treno fino alla capitale. A Buenos Aires, la Parigi dell`America Latina, abbiamo conosciuto due simpaticissime madri della Plaza de Mayo, che ci hanno ricevuto come figli e raccontato la tragedia dei 30 mila desaparesidos ai tempi della dittatura. Portano avanti le lotte dei loro figli con mille iniziative, ricevono delegazioni da tutto il mondo, sono punto di riferimento per le tante istanze sociali del paese, sono il passato che vive nel futuro. Nella patria del tango, di Che Guevara e di Maradona esiste anche un futuro che vive nel presente, il fenomeno delle fabbriche recuperate. Dopo lo "sboom economico" argentino molte aziende sono state chiuse e migliaia di lavoratori si sono trovati con il "culo per terra", così hanno reagito riattivando la produzione in barba alla polizia e ai datori di lavoro fuggiti dalla crisi. Oggi sono circa 270 queste unità produttive, impiegano migliaia di persone e aprono i cancelli al povero popolo argentino per attività culturali e servizi sociali di vario genere. Il simbolo di questo incredibile movimento è il centralissimo hotel Bauen di Buenos Aires, un albergo a 5 stelle, molto noto in città, tornato quasi al suo antico splendore grazie al sacrificio dei suoi impiegati. Abbiamo avuto l`onore e il grande piacere di intervistare Miguel che per la causa dei suoi amici ed ex colleghi ha rinunciato al suo lavoro e all`amore della sua sposa, vivendo i giorni durissimi della lenta rinascita del Bauen. Inutile dire che ci siamo commossi e che anche per questo il giorno dopo eravamo in prima fila nella manifestazione per le vie della città contro una legge che vorrebbe restituire l`hotel all`antico padrone. Buenos Aires è una città sempre sveglia, ricca di teatri, centri culturali e buonissimi ristoranti per niente cari. Abbiamo dormito poco anche se ne avevamo un bisogno estremo; per caso abbiamo conosciuto un grande artista "ferroviario", noto nel mondo per le sue statue costruite con materiale recuperato dallo sfacio delle ferrovie argentine. La gestione dell`ex presidente Menem e le privatizzazioni selvagge hanno ridotto ad una schifezza il sistema ferroviario argentino, anche noi costretti a perseguire l`obbiettivo di viaggiare in treno abbiamo pagato per questo. Il 17 dicembre siamo di nuovo ripartiti per un lungo viaggio in treno fino a Posadas al confine con il Paraguay per poi ripartire in pulman in un viaggio infinito fino al confine con la Bolivia. Il 19 mattina siamo arrivati a Villazon in tempo per prendere il treno che ci avrebbe dovuto portare ad Uyuni, ma causa le elezioni generali in Bolivia il servizio era sospeso, così abbiamo potuto riposare un paio di giorni e incassare la bastonata dovuta alla mancanza di aria tipica degli altipiani andini a oltre 3000 metri di altitudine. La Bolivia è un altro paese bellissimo, la terra giovane è modellata da mille forze naturali, i panorami sono sempre eccezzionali; quando siamo arrivati ad Uyuni ci siamo concessi la visita al Gran Salar, un mare bianco visitabile solo con buoni occhiali da sole e vestiti su tutto il corpo, un posto fantastico. Siamo ripartiti per Potosì, in bus per poco più di 100 km, siamo arrivati 10 ore dopo perchè sulle strade sterrate della Bolivia è facile che qualche parte del motore vada in pezzi. Il treno per Sucre non era disponibile, perchè ci hanno detto che l`unico macchinista era andato a trovare la lontana famiglia per il natale, ecco che di nuovo siamo saliti su una corriera per passarci un`altra notte, questa volta senza problemi rilevanti. Il nostro programma era quello di raggiungere lo sperduto villaggio della La Higuera nella provincia di Santa Cruz, dove nel 1967 hanno ucciso il "Che", ci siamo riusciti solo 2 giorni dopo con grande soddisfazione considerato l`indescrivibile viaggio che abbiamo dovuto affrontare. Abbiamo bevuto tè con la maestra che per ultima ha parlato con il Che, è stato un altro incontro toccante e ancora una volta abbiamo pianto insieme ad una persona che ha sofferto per la sua innocente umanità. Tornare indietro fino ad Aiquile è stato nuovamente pazzesco, cosí in piena notte, nella desolazione più completa a oltre 4000 metri di altitudine ci siamo svegliati nel cassone di un camion per ammirare le stelle e trovare il modo di proseguire, lasciando i nostri compagni di viaggio, più l`autista alle prese con due pistoni fusi e il radiatore bucato. L`avventura senza fine è continuata sul "Bus Carril" uno scuola bus del 1952 convertito a treno che ci ha portato infine fino a Cochabamba, dove abbiamo dormito pesantemente e fatto la prima doccia da giorni. La Bolivia è un paese poverissimo, finalmente sembra scorgere la luce grazie alla elezione del primo presidente indigeno della storia, Evo Morales. Sono grandi le speranze per un presidente che parla di nazionalizzare la risorsa più importante del paese che è il gas naturale; anche nella città di La Paz, la capitale, la gente vede passare i gasdotti, ma è costretta a comprare le bombole del gas che vengono prodotte in Argentina o in Cile. Ora siamo in Perù, domani ci aspetta il treno che ci porterà a Cuzco dove festeggeremo l`anno nuovo. Un pò dappertutto abbiamo lasciato amici che probabilmente non leggeranno il blog ma che salutiamo lo stesso, speriamo di rivedere tutti loro in chissà quale altra vita o magari l`anno prossimo. Per ora ci siamo impegnati ad invitarli a Bologna, perchè le frontiere e le distanze non ci faranno mai dimenticare le emozioni e i bei momenti vissuti insieme. Un favoloso 2006 a tutti................................P.s. Molto spesso in questo blog abbiamo parlato di un messaggio che stiamo consegnando in giro per il mondo, solo ora però, grazie ad una segnalazione ci siamo resi conto che molti di voi non lo hanno mai letto. Potete usare il link "VIAGGIO DENTRO AL MONDO" presente sul blog (in alto a destra), così potrete svelare il mistero.