VINDILUSANTU

VINI D'ITALIA 2009


Oggi ho comprato per la prima volta nella mia vita la rivista del Gambero Rosso, diciamo pure il guru insieme a SlowFood per tutto ciò che riguarda l'enogastronomia.A prescindere dal discorso imprenditorialità, per cui la rivista è stata oggetto di alcune modifiche interne, come il turn-over del direttore, devo dire che questi signori gamberorossini di sicuro hanno un bel lavoro da fare, ed io che vengo da un ambiente di artisti e di critici dell'arte, ecco, anche se a tutt'oggi ne possa capire poco di vino, ne so abbastanza di come girano i mondi innaturali della critica, in qualsiasi campo.Questo numero di novembre è dedicato particolarmente ai tre bicchieri assegnati dalla guida alle cantine, ai migliori vini, ai viticultori, agli emergenti. Quest'anno è stata premiata la cantina di Felsina in Castelnuovo Berardenga ( SI ) come migliore cantina dell'anno, il cui proprietario è Giueseppe Mazzocolin, ex professore di lettere, insieme alla moglie. Miglior vino rosso prodotto il Fontalloro nelle sue varie edizioni dal '86 al '01, insieme al Chianti Rancia e Maestro Raro, tutti vini cresciuti nella zona del Sangiovese. Insomma, la Toscana è sempre al centro di questa grande ovazione critico vitinicola e sinceramente nulla da obiettare, a parte ovviamente gli ultimi scandali sul Brunello di MOntalcino di cui devo informarmi meglio.Il premio per il miglior vino bianco è andato alla Val D'aosta rappresentata dall'azienda Les Cretes e dallo Chardonnay Cuveè Bois '06.Insomma dal centro al nord e a sud, senza alcun rammarico, si finisce sull'Etna, assegnando il premio come miglior viticultore sostenibile a Salvo Foti, denominato il poeta dell'alberello.Ovviamente un premio tutto gradito, anche per l'azienda Benanti con la quale Foti lavora, e soprattutto per la denominazione del vino etneo che grazie agli impegni di tutti ormai sempre più spesso si trova nn solo nelle tavole degli etnei ma anche nelle gran carte dei ristoranti di lusso.Allora complimenti e auguroni ad ognuno dei vincitori, sostenendo a gran voce quella viticoltura italiana che mai deve perdere le sue radici e la sua affidabilità, perchè lontano dalle mode il vino italiano sia sinonimo di garanzia innominabili, ineffabili e perlopiù certificabili.Cin cin!