VITA DA PROF

Post N° 4


Ci risiamo. La violenza vive e continua ad alimentarsi nella scuola. Pochi giorni fa un preside è stato aggredito dai genitori di un alunno che aveva portato a casa una brutta pagella. Un insegnante è stato picchiato per avere sequestrato un telefonino ad un alunno (l'uso del cellulare è impedito da regolamento in ogni scuola ma disatteso quotidianamente).Ma stavolta non parliamo di scuola superiore o di scuola media. SCUOLA MATERNA, incredibile, ma vero, la violenza comincia proprio da lì. A Messina un bambino di quattro anni ha mandato all'ospedale la maestra. Picchiata alla schiena con una scarpa e colpita ripetutamente alla testa.Quattro anni, una furia che non si riusciva a frenare... Un soldino di cacio di bambino che si avventa su una donna di sessant'anni e la riempie di lividi.Chiaro che il bimbo in questione abbia grossi problemi. Mi fa molta pena e mi chiedo se il suo destino da adulto violento non sia già tristemente segnato. Ma vogliamo chiederci dove stiamo andando a finire? La scuola è una polveriera, ci vuole veramente poco e rischia di eslpodere con tutte le sue contraddizioni e soprattutto con il dilagare dei comportamenti violenti che probabilmente all'interno delle mura domestiche vengono tenuti nascosti o giustificati o addirittura incoraggiati. ma tra i nostri doveri, se non c'è quello di prendersi un sacco di botte, c'è sicuramente quello di biasimare la violenza come metodo di risoluzione dei problemi e dei conflitti.Noi siamo i primi mediatori. Lo siamo per natura. A noi tocca fare da tramite tra generazioni irrequiete, allo sbando, in balia di modelli illusori e privi di senso e un ideale di società che appare poco al passo con i tempi, fortemente in picchiata, assaltato da ogni parte.Noi siamo i mediatori. Sempre che il nostro mestiere ce lo lascino fare. E che non ci riducano piano piano all'immobilità e al silenzio.