Il male è un serpente nero,che si avvolge solo su certi rami. -Che rami? -Quelli di due tipi. Il primo è il ramo che lo nutre e ha frutti dolcissimi e invitanti, ma gonfi di veleno. Il secondo è il ramo che pare più delicato, con le gemme ancora tenere della prima bella stagione. Al serpente piace strappare le gemme ad una ad una e sentire rabbrividire il ramo di sofferenza. -E' un ramo fragile, allora? -Sì, è fragile come ogni essere sensibile. Fragile e delicato e spesso bello. -E non si spezza e muore? -Ecco la buona notizia, vedi. No, non si spezza facilmente e pare avere sette vite come i gatti. Molti confondono la fragilità con la debolezza, la sensibilità con la vulnerabilità. In effetti la sofferenza è spesso garantita in un mondo come il nostro, ma quando tutte le gemme sono andate ne iniziano a fiorire altre. Sempre!!! -E il serpente non distrugge anche quelle? -Il serpente a volte è sazio di dolore o ha altri rami cui badare. Così possono spuntare anche i fiori e se la stagione è buona, pure i frutti. -Ma la sofferenza non rimane come tutte le ferite molto profonde? -Rimane la sua traccia. Alcuni se ne ornano perfino, trasformano le cicatrici in belle incisioni, le dipingono e ne traggono il giusto orgoglio dei vincitori. -Vincitori su che? -Vincitore sul dolore. Vincitori sulla perdita di speranza, sulla disperazione. Vincitori della vita sulla morte. -Conosci gente così? -Sì! Ho a casa vari specchi. E ho anche tanti amici e amiche. Tutti portano le loro cicatrici, come i maori i tatuaggi, tutti camminano sempre a testa alta. -Per soffrire ancora? Se occorre certamente. Per soffrire ancora, tornare a vivere, morire e rinascere infinite volte.
La donna alta è chiusa nella sua stanza essenziale e vive la sua essenza senza nascondersi sotto il letto. La sua essenza è ora la sofferenza, la delusione, l'impressione che tocca a tutti prima o poi, che ogni cosa, anche l'amore e l'amicizia, siano in realtà tutti mandala tibetani di sabbia colorata, che una scopa di saggina spazza via ognivolta che sono terminati. La donna è rannicchiata in un angolo, sente la sua musica e lascia che la pioggia fuori culli il piccolo passero ferito che frulla le ali nel suo petto e anneghi l'universo. Il passero a volte col becco appuntito cerca di forare il cuore per cercare una via d'uscita. Il becco è duro e appuntito e fa molto male. Ma fa più male sapere che il passero è prigioniero lì dentro e vi dovrà morire. I messaggi si susseguono sul display del cellulare e sullo schermo luminoso del pc. Ma sono parole, parole. Solo dei fatti potrebbero placar il passero o farlo uscire. E i fatti vanno cercati nel mondo, anche se si teme spesso che sia troppo grande davvero per tutti.
L'uomo che ha sofferto come un cane e soffrirà ancora senza arrendersi pensa le stesse cose. Lui magari ha un gufo dentro e non un passero, vabbè, peggio per lui, che i gufi hanno becchi molto più rostratie cattivi. Ma l'uomo esce sempre poi. Cerca di dare e riceve, anche adesso. E non si chiede più da un po' cosa sia bene e male, chi abbia torto o ragione. Vuole solo far fiorire qualche sorriso e quando ci riesce il cielo è luminoso anche se piove. L'uomo crede che la sensibilità sia un'arma e non soltanto un difetto, l'arma di chi vuole sconfiggere il dolore affrontandolo e non fuggendolo, e non gli importa delle ferite aperte, poichè come gli antichi samurai vuole soltanto combattere senza macchia, e il resto importa poco, perfino la vittoria.
-Stai male? -Sì,molto -Bene.Ora puoi iniziare a reagire,allora. -Come si fa? -Vedendo che ci sono anche altre cose,ci sono sempre. -Amori? -Amori,amicizie,emozioni,sentimenti. -E se finiscono dopo un po'? -Li avrai comunque vissuti e dentro di te non moriranno mai. -Perchè devono finire sempre le cose belle? -Per farne iniziare altre. -Ma io mi affeziono a quel che ho! -Si deve amare l'estate anche sapendo che verrà l'inverno. -E se poi uno congelasse? -L'estate resta in te e lo riconoscerai quando tornerà. Ma solo se loavrai amato davvero, tanto intensamente, da poter mantenere il sole caldoin te anche quando arriverà la neve.
Il monaco con la veste arancione spazza via il bellissimo mandala e si appresta a disegnarne uno più bello ancora. Il gong di bronzo rintocca tre volte nel cortile bianco segato da ombre viola. | |