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Post N° 338


Ciao a tutti.La mia amica Mary mi ha chiesto di scrivere qualcosa sui posti che ho visitato pochi giorni fa in Asia centrale. In realtà più che una visita si è trattata di una missione per conto del Governo italiano, ciò mi porta a non poter dire molto, poichè molte cose sono coperte da segreto. Mi limiterò a raccontarvi ciò che mi è permesso, e lo faccio con molto piacere perché Mary è una delle poche persone conosciute nel web che stimo tantissimo e apprezzo per le sue grandi qualità di altruismo e bontà.Ero in Afghanistan da alcuni giorni per svolgere un lavoro. Il rischio che potessi rimanerci fino a settembre era stato scongiurato presto, perché appena avevo esaminato la situazione mi ero accorto che non era così grave: nel giro di due settimane sarei rientrato in Italia. La sera del 6 agosto c’è una variante, mi viene ordinato di partire con un piccolo aereo da trasporto per il Tagikistan. Con me ci sono altri due italiani e uno svizzero. Dobbiamo riuscire ad atterrare entro il tramonto perché lì, la corrente elettrica è già un lusso averla in casa, figuriamoci per accendere le luci lungo la pista d’atterraggio.  Il paesaggio che si presenta è mozzafiato, sembra di trovarmi nella verde Irlanda, con una infinità di colline ricoperte di erba color smeraldo e dalle forme dolcemente tondeggianti che si perdono a vista d’occhio. Il Tagikistan è uno dei Paesi più poveri del mondo. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica ha ottenuto l’indipendenza, ma la corsa al potere politico ha scatenato una guerra civile che lo ha impoverito. La disoccupazione e l’analfabetismo sono elevatissime e tutti i tecnici migliori hanno preferito emigrare in Russia, dove gli stipendi sono più elevati. La manodopera non manca, ma non ci sono i mezzi tecnologici. La nostra presenza è giustificata da tutto questo ma le difficoltà sono state enormi: innanzitutto la lingua; si parla il farsi (persiano), il russo o i dialetti locali. Per fortuna masticavo un po’ di russo e mi sono fatto capire, ma risolto il problema della lingua ne sono sorti degli altri: durante le pause lavorative, per esempio, i tagiki usano bere moltissima vodka, per cui verso la fine della giornata non sono più molto affidabili, inoltre tutti i giorni, prima di iniziare un lavoro, usano sgozzare una pecora per tenere lontani gli spiriti maligni.Una sera d’agosto, l’8, abbiamo acceso il fuoco davanti al villaggio di Akrabad, e siamo stati a parlare sotto un cielo stellato dalla limpidezza incredibile. Non ho mai visto ad occhio nudo tante stelle come quella notte. Gli anziani del villaggio mi fecero un indovinello, che ora io propongo a voi per gioco; essi mi dissero: <<Due padri e due figli vanno a caccia nella steppa, e ciascuno uccide una lepre. Quante lepri hanno ucciso?>>. L’indovinello consta di due parti, nella prima bisogna indovinare il numero di lepri uccise, nella seconda bisogna spiegarne il motivo. Qualcuno vuole cimentarsi?Il 9 agosto il nostro compito finisce. L’aereo ci riporta a nord dell’Afghanistan e da lì, terminato l’altro mio compito, mi reimbarco nelle prime ore del 12 per tornare in Italia (scalo nella base NATO di Incirlik, in Turchia, per rifornimento).Questo è il mio piccolo contributo per il tuo blog, Mary.Spero di non averti annoiata.Ti auguro buone ferie. TVB.Fabio.