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Post n°16 pubblicato il 05 Novembre 2014 da vittoriozacchino
MEMORIA DELLA GRANDE GUERRA 1914-1918 In un periodo di crisi acuta che, come oggi, ha attraversato tutta l’Europa, periodo anche qui nel Salento,e a Galatone, turbolento, caratterizzato da agitazioni e fermenti popolari, segnato da miseria, fame, alto costo della vita e dei generi di prima necessità, cento anni fa, il 24 maggio 1914, l’Italia s’imbarcava nell’avventura della guerra. Non senza sollievo delle classi dirigenti, del notabilato agrario, della Chiesa stessa, che nell’intervento armato intravedevano un’oscura speranza di futuro, più che nella neutralità densa di incognite e minacciosi germi di rivoluzione. Alla campagna di propaganda interventista, grande contributo fu offerto dalla scuola, dai maestri elementari ai quali venne affidato il compito delicatissimo di educare scolari famiglie e adulti illetterati, al sentimento della grande patria italiana, forgiandone opinioni di positiva simpatia a favore della guerra, raccontata come unica soluzione e panacea dell’umanità. Non tutti, però, si allinearono ciecamente a quel patriottismo finto e di facciata che mascherava l’esaltazione del nazionalismo, e lo orientava non già verso la patria naturale, bensì verso mille patrie di comodo; Giuseppe Susanna educatore e poeta fu uno dei pochissimi che per smascherare quella ipocrisia combattè una propria guerra contro la guerra, armato della propria penna e della vena poetica che gli dettava poesie sensate ed efficaci, come quelle pubblicate nel 1920 nel volumetto Guerra alla guerra: “A causa delle patrie il mondo è giunto / ad esser dominato dai più scaltri /feroci sanguinari .Questi appunto / or ci tengono gli uni contro gli altri /.Per quanto è largo e lungo il mappamondo / senza eccezione per natura siamo/ tutti fratelli, e nostra patria è il mondo/.
Anche questo mio intervento, alla presente commemorazione dei Cento Anni della Grande Guerra, nasce dall’esigenza etica di continuare a educare il prossimo, e soprattutto i giovani, a convincere che la guerra è sempre una iattura perché travolge città e campagna, paesetti di periferia e metropoli, ricchi e poveri, femmine e maschi, bambini, giovani, anziani. Europea, anzi mondiale, fu la grande guerra del 1914-18, idem la seconda guerra del 1939-1945. L’una e l’altra fecero comodo ai guerrafondai e agli affaristi, illuse il popolo che avrebbe dato alla nostar patria gloria,rispetto,lavoro, altri territori. Qui a Galatone, pur garantendo il comune grosse scorte di grano, le razioni di 500 g.di pane e di 200 di pasta pro capite non riuscivano a calmare le ansie della gente, specie dopo l’arruolamento di massa, esteso anche ai concittadini nati nel 1899 e nel 1900, rispettivamente di 17 e di 18 anni; 1/5 dell’intera popolazione, circa 200 giovani, condannati ad essere poi decimati nella disfatta di Caporetto. Questo monumento, opera di Luigi Guacci di Lecce, che lo realizzò nel,….e le posteriori tabelle della toponomastica viaria, esibiscono i nomi dell’ecatombe di galatonesi caduti sui vari fronti veneti e friulani, ma non ricordano le centinaia di persone che verranno spazzate via dal morbo della Spagnola, le quali ammontarono alla triste cifra di 364 nel 1918, con una punta di 103 soltanto nel mese di ottobre: la parte più dinamica della popolazione produttiva, forzosamente rimpiazzata da donne e bambini nelle stagioni di raccolta di fichi, uva, olive.
Senza entrare in troppi dettagli, la semina educante del poeta Susanna fu quel che serviva per far circolare idee contrarie alla guerra, guerra che oggi Papa Francesco stimmatizza tutti i giorni, costruendo in noi il rispetto degli altri e il sentimento della pace e dell’amore fraterni. Come avevano fatto pochi pacifici profeti da G.Susanna, al grande G.Ungaretti, nei cui versi viene fotografata l’angoscia universale e l’attesa della morte, sempre in agguato in trincea,e in prima linea : si sta come d’autunno sugli alberi le foglie , alberi stecchiti da cui da un momento all’altro si staccheranno le foglie al minimo refolo di vento. Ma per capire appieno la guerra e le guerre, con tutte le conseguenze che si portano appresso, bisogna essere stati a REDIPUGLIA: essere saliti da un lato sulla monumentale gradinata, gradino dopo gradino, essersi offermati sulle memorie dei caduti, tra cui tanti di qui, per poi ridiscendere dall’altro lato, sostare gradino per gradino, carezzare la pietas che ti nasce in cuore; come ora qui scorrendo lo sguardo sui nomi dei nostri concittadini incisi su queste tavole marmoree. Per sentire più profondamente il dolore urlato dai martiri vittime delle guerre, occorre, lasciata Redipuglia, spingersi a Trieste nelle foibe , poi nella risiera di Saba, dove la mente, il cuore, la carne, avvertono in diretta il tormento dei 5000 che vennero barbaramente soppressi, cancellati dal mondo. Furono, in gran parte, esistenze di giovani, rubate ai campi, alle officine, contadini e operai, validissimi, unici sostegni per le loro famiglie, colpite da fame e lutti Rretu l e porte de le case , a ddunca O difettaa lu pane , o era passata La morte , o se chiangìane luntananze, furono giovani ammassati nelle trincee e, all’improvviso, spezzati per sempre ,sradicati dalla mietitrice implacabile, dal cannone, dalle baionette, in furibondi corpo a corpo, dopo disagi inenarrabili, e qualche galletta da frantumare sotto i denti, a guisa di frisella, indisponibile essendo perfino l’acqua per inzupparla. Sul prospetto del nostro camposanto vi è incisa l’iscrizione: EXULTABUNT IN DOMINO OSSA HUMILIATA;esulterano nella gloria del Signore le anime dei poveri e dei dimenticati. Il Signore sa parlare ai giovani d’oggi, come i suoi vicari in terra, da Giovanni XXIII, a Paolo VI, ai due Giovanni Paolo, a Francesco, e prima ancora Carlo Maria Martini. Ma già con sincero patriottismo, amore, ed acutezza di laico, aveva saputo parlare ai propri coetanei, di pace e di amor di patria, un giovane ventenne, quasi 200 anni fa,nel 1818, nel DISCORSO DI UN ITALIANO INTORNO ALLA POESIA ROMANTICA; quel giovane di 20 anni si chiamava Giacomo Leopardi.
< SPREZZATA E RIFIUTATA, VEDETE SE SIA TALE DA VERGOGNARSENE ,QUANDO NON ACCATTI MANIERE E COSTUMI, E LETTERE, E GUSTO, E LINGUAGGIO DAGLI STRANIERI(…).IO NON VI PARLO DA MAESTRO, MA DA COMPAGNO(…) NON V’ESORTO DA CAPITANO, MA V’INVITO DA SOLDATO. SONO COETANEO VOSTRO, E CONDISCEPOLO VOSTRO, ED ESCO DALLE STESSE SCUOLE, CON VOI, CRESCIUTO FRA GLI STUDI E GLI ESERCIZI VOSTRI, E PARTECIPE DE VOSTRI DESIDERI, E DELLE SPERANZE E DE’TIMORI (…) . MA CHE POTRO’ IO? E QUAL UOMO SOLO HA POTUTO MAI TANTO QUANTO BISOGNA PRESENTEMENTE ALLA PATRIA NOSTRA’? ALLA QUALE SE VOI NON DARETE MANO COSI’ COM ‘E LANGUIDA E MORIBONDA, SOPRAVVIVRETE O GIOVANI ITALIANI ALL’ITALIA, FORSE ANCH’IO SCIAGURATO SOPRAVVIVRO’, MA SOVVENITE ALLA MADRE VOSTRA RICORDANDOVI DEGLI ANTENATI E GUARDANDO AI FUTURI, DAI QUALI NON AVRETE AMORE NE’ LODE SE TRASCURANDO AVRETE SI PUO’ DIRE UCCISA LA VOSTRA PATRIA; SECONDANDO QUESTA BEATA NATURA OVE IL CIELO V’HA FORMATI E CIRCONDATI, DISPREZZANDO LA FAMA PRESENTE CHE TOCCA PER L’ORDINARIO AGL’INDEGNI , E CERCANDO LA FAMA IMMORTALE CHE AGL’INDEGNI NON TOCCA MAI ,(…) AVENDO PIETA’ DI QUESTA BELLISSIMA TERRA, E DE’ MONUMENTI E DELLE CENERI DE’ NOSTRI PADRI; E FINALMENTE NON VOLENDO CHE LA POVERA PATRIA NOSTRA IN TANTA MISERIA RIMANGA SENZ’AIUTO, PERCHE’ NON PUO’ ESSERE AIUTATA FUORCHE’ DA VOI >>.
Tutti noi abbiamo il dovere di discernere e di vigilare, con la nostra memoria; essa può riscattarli dall’oblio, essa potrà fare di quei poveri giovani morti, un esempio perenne, di vita giusta e di ammirevole morte; ed ognuno di essi tornera nei prati.
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il 20/11/2014 alle 15:29