Le mie montagne

Cesare Pavese


Girerò per le strade finché non sarò stanca mortasaprò vivere sola e fissare negli occhiogni volto che passa e restare la stessa.Questo fresco che sale a cercarmi le veneè un risveglio che mai nel mattino ho provatocosì vero: soltanto, mi sento più forteche il mio corpo, e un tremore più freddoaccompagna il mattino.Son lontani i mattini che avevo vent'anni.E domani, ventuno: domani uscirò per le strade,ne ricordo ogni sasso e le striscie di cielo.Da domani la gente riprende a vedermie sarò ritta in piedi e potrò soffermarmie specchiarmi in vetrine. I mattini di un tempo,ero giovane e non lo sapevo, e nemmeno sapevodi esser io che passavo-una donna, padronadi se stessa. La magra bambina che fuisi è svegliata da un pianto durato per anniora è come quel pianto non fosse mai stato.E desidero solo colori. I colori non piangono,sono come un risveglio: domani i coloritorneranno. Ciascuna uscirà per la strada,ogni corpo un colore-perfino i bambini.Questo corpo vestito di rosso leggerodopo tanto pallore riavrà la sua vita.Sentirò intorno a me scivolare gli sguardie saprò d'esser io: gettando un'occhiata,mi vedrò tra la gente. Ogni nuovo mattino,uscirò per le strade cercando i colori.Cesare Pavese