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LA MONNEZZA DELLA IERVOLINO

Post n°216 pubblicato il 17 Gennaio 2008 da varese.cittanuova
 

“Resistere, resistere, resistere”. Rosa Russo Jervolino alza la voce (si fa per dire) in consiglio comunale e dice: “Votatemi pure la sfiducia, io non vado via”. Se non fosse per la gravità della situazione, per il disastro ambientale, sanitario, “antropologico” (parola del socialista Barbieri), economico di Napoli, verrebbe da sorridere: la sindachessa che si erge sulle macerie fumanti della sua città e resta incollata alla poltrona, come direbbe Totò, “a prescindere”.

È un peccato che nell’aula del consiglio comunale, che si è chiuso a tarda notte, non ci fosse un televisore acceso e sintonizzato su RaiUno. E che quanto accaduto e detto in quella sede non potesse essere messo a fronte con quanto accadeva e veniva detto a Porta a Porta in quello stesso momento. Lo facciamo noi.

 

·        Capitolo “Pianura”. La maggioranza di sinistra, con i voti contrari dell’opposizione, ha di fatto dato il via libera alla riapertura di quella discarica. Nello stesso momento, nel salotto di Vespa, emergeva l’assoluta impossibilità di utilizzare quel sito. Per motivi tecnici: non si sa che tipo di rifiuti ci siano, nessuno ha fatto i necessari carotaggi, già da tempo è stato sconsigliato l’uso dell’acqua (che i cittadini continuano a bere) perfino per l’irrigazione. Per motivi sanitari: testimonianze da brivido sulla diffusione di tumori, cittadini malati, famiglie falcidiate dal cancro, una donna con i tre figli malati di tumore.

 

·        Capitolo Bassolino. Mentre in consiglio comunale l’ineffabile Jervolino parla di “manovra politica che vuole colpire la classe dirigente e Bassolino”, piomba nell’aula un dispaccio di agenzia con le parole pronunciate a Porta a Porta da Barbieri, presidente socialista della commissione d’inchiesta sui rifiuti: “responsabilità dell’intera dirigenza campana…cultura politica sbagliata…sprechi di denaro con consulenze ed enti inutili”. Quanto al verde Bonelli, scaricava tutto su Bassolino e sulla “truffa Impregilo”, per la quale il governatore, appunto, è sotto inchiesta.

 

·        Capitolo “differenziata”. La Jervolino votava l’ordine del giorno con l’invito al Comune (cioè a se stessa) “perché la raccolta differenziata venga effettuata e incentivata”; ma intanto a Porta a Porta il sindaco di Salerno della sinistra, De Luca, raccontava come e perché nella sua città è riuscito a fare la differenziata, a non avere un solo sacchetto di immondizia per le strade, a ottenere (contro i no dei Verdi e i tentennamenti di Prodi) di fare un termovalorizzatore. Perché a Napoli la sindachessa deve farsi votare e autovotarsi un invito a incentivare la raccolta differenziata?

 

·        Capitolo responsabilità. Mentre in aula la Jervolino accusava di complotti immaginari, si agitava a dire “non scappo mentre la nave affonda”, nel più ovattato salotto di Vespa un dipendente del Comune, assunto con altri 2300 per ripulire la città e tutti tenuti a casa a far nulla, raccontava come il municipio di Napoli pagasse profumatamente per il loro lavoro alcune ditte in subappalto. Una vergogna e forse anche un reato.

 Si legge sulle cronache locali (Il Mattino) che la sindachessa ha anche detto: “Ho un minimo senso della realtà, siamo stati cacciati in una situazione dalla quale spero ci tirerà fuori De Gennaro”. Attenzione: “siamo stati cacciati” e non “ci siamo cacciati”. È proprio vero che il suo senso della realtà è “minimo”. E lo diciamo “a prescindere”.

L’omertà dell’informazione

Non sarà scomparsa dalle strade e dai vicoli di Napoli, questo no, ma l’immondizia è definitivamente scomparsa dai giornali e dai notiziari televisivi. Molto comodo per la maggioranza, così tanto amata da molti quotidiani di tendenza e dai telegiornali di Stato: se non riesce a ripulire la Campania dai rifiuti, può nascondere i suoi fallimenti agli italiani (a parte i napoletani) mettendo la sordina alla stampa. L’emergenza è ancora enorme, le scuole restano chiuse, 100mila ragazzi rischiano di perdere l’anno scolastico, le popolazioni locali sono in rivolta, la camorra tiene in scacco l’intera Regione e i suoi amministratori, il rischio epidemie è esteso perché anche se le ruspe si sono messe all’opera il lavoro è ancora all’inizio, e le resistenze non mancano.

Nonostante il quadro desolante, se scorriamo i quotidiani di oggi notiamo che la notizia è relegata nelle pagine interne, sempre meno evidente, con sollievo da parte del governo. Fra i numerosi scandali che hanno colpito Prodi e il suo esecutivo in questo anno e mezzo di (non)governo, quello sull’immondizia potrebbe essergli fatale.

Se c’è una Regione che da quindici anni viene amministrata dalla sinistra, quella è la Campania, con il suo governatore che è stato anche commissario straordinario per l’emergenza rifiuti. Se c’è un governo che da un anno, pur essendo stato messo in guardia, se ne sta con le mani in mano, anche per colpa dei continui “no” del ministro Pecoraro Scanio, è quello attuale. E’ per questo che Prodi, con incredibile faccia tosta, ha chiesto all’opposizione un gesto di “solidarietà”. Quando si è reso conto che il centrodestra non lo avrebbe aiutato a portare la croce, ha cominciato ad ingegnarsi per nascondere quanto più possibile la tragedia in corso in Campania. E per ora ci sta riuscendo.

Anche se, paradossalmente, a guastargli il gioco ci si è messo il presidente della Repubblica Napolitano, che ieri, deplorando la “eccessiva” attenzione dell’Europa sul caso Napoli (difficile che l’Ue possa ignorare un problema così grave, da paese del terzo mondo, con enormi ripercussioni sull’ambiente e sulla salute dei cittadini) ha riacceso i riflettori su questa tragica vicenda.

Oramai non ci sono più dubbi. Non è la Campania ad avere bisogno di un commissario straordinario, è l’Italia intera che dovrebbe essere commissariata e sottratta a questo sciagurato governo che la sta affondando in una discarica sempre più profonda e abusiva. Infatti, a pensarci bene, quello che sta accadendo in quella sciagurata regione governata e devastata dai Bassolino e dalle Jervolino, è esattamente quanto accade a livello nazionale.

 

C’è una classe di Governo incapace, che non solo non ha la dignità di farsi da parte come tutti reclamano, ma anzi si auto candida a gestire l’emergenza da lei stessa creata.

 

Ci sono problemi endemici, che non attengono ai dibattiti istituzionali,  ai temi alti, alle grandi riforme pur importanti per la gestione di un paese, ma alla vita di tutti i giorni: la libertà di circolare, di poter vivere in condizioni igieniche decorose, di poter lavorare per guadagnare i pochi soldi necessari a mantenere la famiglia, di poter mandare i figli a scuola. Libertà negate in Campania, ma che per quanto riguarda gli aspetti economici trovano sempre più difficile applicazione anche nel resto d’Italia. Dove arrivare a fine mese è oramai un miraggio, con dati che segnalano in crescita solo la spremitura fiscale, mentre la produzione industriale crolla e il vagone del Pil si allontana sempre di più dalla locomotiva europea, per non parlare del boom asiatico.

 

C’è una delegittimazione complessiva, insomma, di chi governa. Deligittimazione che in Campania si manifesta nelle rivolte popolari, nei blocchi stradali, nelle proteste di chi, questa volta, da questa gente, non accetta più quello che negli ultimi anni ha “eccezionalmente” (si diceva)  accettato con la promessa che “sarebbe stata l’ultima volta”, che “tutto si sarebbe risolto”. La stessa delegittimazione che  in assenza (purtroppo) di un voto popolare, emerge dai sondaggi che danno Prodi, il Governo e i partiti che lo compongono in crollo verticale. Anche loro, come i Bassolino, come le Jervolino, lì sono e lì restano, ostinatamente, sfacciatamente, arrogantemente. 

Per questo all’Italia servirebbe un commissario straordinario. Un super potere che sottragga a questa classe dirigente il malgoverno locale e nazionale. Basterebbe allora sciogliere questo Parlamento senza maggioranza e ridare il potere di scelta al popolo. L’unico, vero commissario in grado di ridare una guida seria a questo paese che affonda nella discarica della mala politica.

Da L’Espresso, a firma Giampaolo Pansa

Titolo: “Ecoballe di sinistra”

 

Catastrofe e panico. Sono le sensazioni che provo quando vedo alla tivù il gigantesco immondezzaio di Napoli. Non le provo per il problema in sé. Questo verrà risolto in qualche modo. Prima o poi, la monnezza sarà raccolta e portata agli impianti dell’Italia del nord, dove la bruceranno con un buon guadagno. La catastrofe che sembra impossibile evitare è quella dei partiti di sinistra. A soffocarci sono le ecoballe rosse di una casta impotente e incapace. Per di più, ecoballe malmesse, dalla copertura lacera, che lasciano intravedere una spazzatura politica ripugnante. Qualcosa già si sapeva. Ma oggi lo spettacolo è completo. Ed è questo a destare il panico.

 

Qui devo fare un inciso personale. Ho sempre votato per la sinistra o per una delle tante sinistre. Ne ho scritto molto: qualche libro e migliaia di articoli. Posso dire di conoscere bene i miei polli. Come accade in tutte le parrocchie di partito, anche a sinistra ci sono politici da stimare. Ma è l’insieme a essere terrificante. Per anni e anni, la sinistra e il centro-sinistra ci hanno spiegato di essere il mago Zurlì. Nessuno meglio di loro sapeva amministrare i comuni, le province, le regioni, lo Stato. Nessuno poteva emulare le qualità che sfoggiavano: saggezza, efficienza, onestà e trasparenza. Ce lo ripetevano i dirigenti, i propagandisti e i giornali della congrega. Con una sicumera arrogante che non dovevi mai contraddire.

 

Poi, di crisi in crisi, nella Chiesa Rossa è comparsa qualche crepa. I custodi del tempio si sono divisi. E hanno cominciato a combattersi, pur restando insieme negli stessi governi, nelle regioni, nelle grandi città. I loro errori si sono moltiplicati. La lentezza esasperante nel decidere. L’eterno rinvio di problemi da risolvere subito. La faziosità imposta come razionalità. La superbia di ritenersi il meglio del meglio nel guidare il paese. Ma l’arroganza e la sicumera sono rimaste intatte.

 

Adesso tutto sta crollando nella Chiesa Rossa. Napoli è soltanto un avviso di quello che accadrà in Italia, se le sinistre non cambieranno pelle. Dava i brividi la faccia di Antonio Bassolino al Porta a Porta di lunedì 7 gennaio. Una maschera di pietra, stravolta, segnata dalla sconfitta. Anche il capo dei verdi, il ministro Alfonso Pecoraro Scanio, era tramortito, sotto il cerone di una vanità sprezzante. Due imputati davanti a una corte di giustizia. Poi la voce querula della Jervolino che strillava di aver avvertito il governo Prodi del terremoto in arrivo, senza ricevere risposta. E infine Enrico Letta che, da Palazzo Chigi, si diffondeva in impegni, subito smentiti da Bassolino, con cupezza sfiancata.

 

Sono gli stessi dirigenti della sinistra campana a metterci sotto gli occhi il loro fallimento. Vincenzo De Luca, il sindaco ulivista di Salerno ("una città pulita come la Svezia"), spiega che i Ds della regione, puntando su Bassolino, "hanno svenduto il futuro di due generazioni per le logiche di corrente". E sempre Bassolino ha finalmente sputato la verità sull’impotenza delle sinistre a fronteggiare la rabbia popolare da loro eccitata, difesa, esaltata.

 

Che sfilate e che cortei! Comitati civici, ultras dell’ambientalismo, sindaci schiavi dei loro elettori, vescovi che predicano contro i rifiuti, preti che dicono messa per chi presidia le discariche, disoccupati organizzati, capetti del centro-sinistra e del centro-destra uniti nella lotta. Mentre un tecnico di valore come Guido Bertolaso veniva cacciato, i soliti noti restavano al potere in Campania. E Pecoraro Scanio trovava il fegato per far eleggere senatore il fratello Marco.

In questo caos di ecoballe rosse, anche la camorra diventa un alibi per l’impotenza della politica, un male ben più pernicioso della delinquenza. In proposito ho un vecchio ricordo professionale. Fra il 1970 e il 1971, quando lavoravo per la Stampa di Alberto Ronchey, rimasi sei mesi a Reggio Calabria per raccontare la rivolta della città che chiedeva di diventare la capitale della regione, al posto di Catanzaro. Anche allora si disse che la regia di quella lunga guerriglia era della ‘ndrangheta. Ma non era vero. Tutto dipendeva dalla tracotanza di qualche boss politico e dall’inerzia del governo centrale che avevano aizzato migliaia di reggini.

 

A quel tempo, il governo era guidato dal democristiano Emilio Colombo. Oggi in prima linea c’è il governo di Romano Prodi. Il suo centro-sinistra già non sta bene di salute. Il Professore può cadere sepolto dai rifiuti di Napoli? Il centro-destra lo spera. Sbagliando, perché non ci guadagnerà niente. Tranne che il vuoto politico. Se andrà così, meglio emigrare in Svizzera. Nella Lugano bella saranno un po’ razzisti, ma pazienza. E dell’uomo forte non hanno alcun bisogno. Perché forti lo sono tutti, quando è il momento di esserlo.

 
 
 
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