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Post N° 87
Post n°87 pubblicato il 26 Maggio 2007 da VegaLyrae
Il mio Incipitario... Raccolgo con piacere l’invito di ossimora a scrivere gli incipit dei 5 libri che hanno avuto un’importanza esistenziale nella mia vita. Premetto che, come lettrice, non sono certo al suo livello per cui i miei testi sono molto più terra-terra; e non sono nemmeno sicurissima che i libri di cui riporto gli incipit abbiano segnato la mia esistenza. Ma sono comunque libri che mi sono piaciuti. Ce ne sarebbero stati degli altri che hanno avuto un ruolo importante per me, ma purtroppo adesso non li ho qui disponibili perché li tengo altrove. Uno fra tutti è “Niente e così sia” della Fallaci, libro che ho amato molto e che più che mai rende incomprensibili ai miei occhi le posizioni dei suoi ultimi anni di vita. Oggi è caduto il muro di Berlino. All’inizio Eurinome, Dea di Tutte le Cose, emerse nuda dal Caos e non trovò nulla di solido per posarvi i piedi: divise allora il mare dal cielo e intrecciò da sola una danza sulle onde. Sempre danzando si diresse verso sud e il vento che turbinava alle sue spalle le parve qualcosa di nuovo e di distinto; pensò dunque di iniziare con lui l’opera della creazione. Il bambino era inchiodato alla porta come un uccello del malaugurio: I suoi occhi plenilunio erano quelli di una civetta. Loro erano sette e salivano le scale quattro a quattro. Naturalmente ignoravano che stavolta gli avevano inchiodato un moccioso sulla porta. Pensavano di aver già visto tutto e quindi correvano verso la sorpresa. Ancora due piani e un piccolo Gesù di sei o sette anni avrebbe sbarrato loro la strada. Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. I bambini vennero presto ad assistere all’impiccagione. Era ancora buio quando i primi tre o quattro uscirono furtivamente dai casolari, silenziosi come gatti nei loro stivali di feltro.
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