Mente e cuore

Post N° 92


Cinque film..Rispondo solo adesso, anche se con oltre una settimana di ritardo all’invito di antonia e di cinico_nick  a partecipare al giochino blogghistico sui cinque film preferiti.Non l’ho fatto prima perché in questo periodo sono parecchio assente; più da un punto di vista mentale che fisico. Lo so che ormai è tardi e forse anche fuori luogo, visto che antonia è in vacanza e gli altri blog coinvolti sono passati a ben altro da diversi giorni, ma a me serve comunque per cercare di vincere questa specie di indolenza e demotivazione che mi sta accompagnando e che mi rende insofferente al pc dopo pochi minuti che ci sono seduta davanti. Dunque veniamo ai film: 
“Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore 1988 l’ho indicato come preferito nel mio profilo perché mi ha colpito molto il suo impianto e l’uso, quasi geniale, di spezzoni di vecchi film in bianco e nero come pretesto per ricostruire il contesto sociale, una cultura e una mentalità della Sicilia dal dopoguerra in poi. Ma è anche il pretesto  da parte del regista per invitarci ad un viaggio nell'infanzia che cattura chi vorrebbe voltarsi e ritrovare, anche solo per un momento, le cose, le persone, i colori, e gli odori. E, per farlo, Tornatore usa il cinema, come mezzo, ma anche come luogo dei sogni. 
“Un mercoledì da leoni” di John Milius 1978.Un film molto “maschile” che narra la saga di un gruppo di ragazzi americani dei primi anni ‘60 in cui c’è il mito della “grande prova” inteso come un rito di iniziazione. Nella metafora di Milius, la vita è vista come una gara di equilibrio fra una mareggiata e l’altra, dove l’individuo è solo e può contare solo su se stesso fino al momento della verità. Onde alte e grosse scandiscono il tempo della vita e della morte; vita e morte tagliate dalla malattia della crescita, del trapasso da ciò che si era o si poteva essere a ciò che realmente si è.  
"La vie en rose" di Oliver Dahan 2007 Mi è piaciuto soprattutto per la struggente interpretazione di Marion Cotillard che veste i panni di un personaggio difficile qual’era Edith Piaf. Impeccabili lo sguardo, la mimica ed il modo di muovere le mani e di camminare. La storia passa attraverso la miseria, quando Edith era cantante di strada, i primi successi, i trionfi e le cadute, e lo fa in modo assolutamente non convenzionale mescolando piani temporali e luoghi fondamentali della vita della protagonista, da New York (con cui il film si apre, nel 1959) alla natia Belleville, a Parigi. Geniale secondo me è anche il silenzio assoluto che accompagna i primi titoli di coda e che lascia lo spettatore in uno stato di sospensione emotiva difficile da sciogliere, prolungando così il pathos degli ultimi minuti del film. 
"2001 Odissea nello Spazio" di Stanley Kubrik 1968.E’ un film particolare perché per più di metà della sua durata non ha dialoghi ed appare quindi come il tentativo di comunicare con il subcosciente e con le sensazioni, piuttosto che con l'intelletto. Il tutto ottenuto attraverso la freddezza degli astri sullo sfondo dell’astronave immersa nell'oscurità sconfinata del cosmo. Ho trovato geniale l’idea di Kubrick di condensare l'ignoto e il sacro nel monolite nero che appare come una minaccia e insieme come un segno di speranza nei diversi momenti dell'evoluzione umana Così come è geniale la scena dell’osso lanciato dall’ominide che si trasforma sullo schermo in un vascello spaziale. 
"Volver" Pedro Almodovar 2006Questo è solo l’ultimo dei suoi film, ma io adoro tutto Almodovar ad eccezione di “La mala educacion” che penso sia il suo film meno riuscito. Almodovar è infatti un regista tutto al femminile e descrivere il sentire maschile non gli riesce altrettanto bene. Lo adoro proprio per l’aria particolare che si respira nei suoi film e per una libertà di espressione senza aggettivi; la sua qualità è proprio quella di aver portato nel cinema un estro originale, nutrito di beffa e segnato da fragranza popolare e da nevrotiche squisitezze psicologiche. Ma nei suoi film c'e sempre anche un sentore animale, una disperazione claustrofobia che insorge dall'orgoglio e che ingenera il vizio.