Sindrome da rientro…
Tra le varie sindrome da rientro che ogni anno ci vengono elencate con puntuale e sistematica precisione da psicologi, demografi, statistici, tuttologhi, e quant’altro, bisognerebbe annoverare anche una sorta di demenza che coglie non solo coloro che tornano da una crociera Costa, ma anche chi più banalmente si è accontentato di una vacanza entro i confini nazionali.
Me per esempio.
E così è successo che domenica mattina, mentre facevo rifornimento al distributore Q8 di Piazza Stanga, in una mano tenevo la pompa e con l’altra dovevo aprire il tappo della benzina, per cui decisi molto intelligentemente di appoggiare provvisoriamente il portafogli sul tettuccio dell’auto “…tanto me lo ricordo!” (n.d.r. io solitamente sono molto attenta a queste cose).
Terminato il rifornimento sono salita in macchina soddisfatta, e con la radio a tutto volume mi sono diretta tutta pimpante ad imboccare l’autostrada….
Ehm… purtroppo il pedaggio si paga all’uscita, ed è stato solo allora che, allungando la mano verso la borsa l’ho sentita particolarmente leggera…
Tutta la scena fantozziana mi è passata davanti agli occhi come in un film ed ogni mio tentativo di riavvolgere il nastro e cambiarne il finale col solo potere della mente è stato vano. Panico: “..devo tornare indietro!”
In coda al casello realizzavo anche che non avevo una lira neppure per pagare il pedaggio e il frutto di una ricerca forsennata ovunque, perfino sotto i tappetini dell’auto mi fruttava solo 1€ e 10 cent, dimenticati lì chissà quando e comunque insufficienti, tanto che il casellante mi ha gentilmente rifilato una ricevuta di mancato pagamento per mancanza di denaro.
Naturalmente non avevo con me nemmeno il numero di emergenza per bloccare bancomat e carta di credito e questo pensiero mi ha martellato durante tutta la strada di ritorno per statale, a parte i circa €170 che avevo involontariamente devoluto ad un fortunato sconosciuto.
Inutile dire che arrivata sul posto, del mio portafoglio nemmeno l’ombra, e che quindi ho dovuto rifare tutta la trafila di denuncia e dei documenti.
Chissà cosa avevo in mente in quel momento… forse ricordavo ancora gli splendidi tramonti che mi hanno fatto compagnia per tre settimane oppure il mio pensiero volava ancora all’infinito da una torre Saracena che un tempo serviva all’avvistamento dei nemici, ma che oggi regala orizzonti mozzafiato, in cui perdersi nella lama del Sole, senza limiti né confini, e dove tutto ti appare possibile.
Compreso abbandonare il portafoglio sul tettuccio dell’auto e sperare che questo ti segua, fedele come un cagnolino.
Ecco perché dico che questa forma di demenza andrebbe classificata come una ben precisa e grave sindrome da rientro dalle vacanze.
Anche perché le sue conseguenze possono davvero essere costose.