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Post N° 355

Post n°355 pubblicato il 28 Aprile 2008 da Veva86
 

Troppi corsi e lauree inutili
di Michela Finizio (a cura di)
Dossier IL MERCATO DEL TURISMO - Nel settore alta la richiesta soprattutto di manodopera tecnica - GLI SQUILIBRI L'eccesso di offerta didattica penalizza la qualità: nell'anno accademico 2006-2007 sono stati 30mila gli iscritti ai 105 percorsi universitari.
Diplomati, laureati e specializzati, ma senza le competenze necessarie richieste sul mercato. Il turismo oggi offre enormi possibilità di occupazione, ma il titolo di studio serve a poco.  (ciò vuol dire che mi sto laureando per nulla???!!)La domanda delle imprese si concentra soprattutto sulle figure professionali medio-basse e il giovane appena laureato, magari a pieni voti, finisce col cercare opportunità di lavoro all'estero.(è ciò che farò...)

Il numero dei corsi di laurea e delle scuole di specializzazione continua a crescere. Sono pochi, però, i percorsi formativi che tengono conto della reale domanda presente sul mercato. Di conseguenza sono pochi i giovani laureati che riescono a trovare un'occupazione coerente con il loro titolo di studio. Ma non solo «molti corsi si ritrovano con pochi iscritti - afferma Ugo Picarelli, direttore di Fareturismo, l'evento dedicato a studenti, laureati e operatori turistici che si svolge ogni anno a Salerno -, spesso c'è una sovrapposizione di docenze. Le offerte formative dedicate al turismo sono annualmente circa una decina in ogni singola regione, ma questi corsi nascono soprattutto per fare cassa piuttosto che per rispondere alle esigenze del settore».

Le imprese turistiche e le strutture ricettive, infatti, cercano principalmente professionalità di profilo minore, che non richiedono una laurea e una cultura accademica. «Bisogna ridiscutere anche il ruolo degli istituti professionali - continua Picarelli -. Dovrebbero essere gestiti a livello regionale per poter mantenere un rapporto costante con il mercato locale, mentre attualmente non hanno alcun rapporto con il tessuto imprenditoriale del territorio». E così attualmente solo il 3,8% degli occupati negli alberghi e nella ristorazione è laureato, su un totale di 1,16 milioni di unità. Un valore molto basso rispetto a quello dei principali competitor, come Francia (13,9%) e Spagna (15,2%). In particolare nelle strutture ricettive italiane si registrano 239mila lavoratori, di cui solo l'8,4% ha terminato l'università. Nel 2007, inoltre, su un totale di 839.460 assunzioni previste da Unioncamere, oltre 105mila (il 12,6%) si sono concentrate nel settore alberghi, ristoranti e servizi turistici e 36.970 in agenzie di viaggio e tour operator. Di queste, però, solo l'1,4% riguarda personale con titolo universitario.

Ma nonostante la domanda si concentri per la maggior parte su manodopera non qualificata, in seguito della riforma universitaria (Grazie MORATTI!)il numero di corsi di laurea dedicati alle attività turistiche sono cresciuti in modo esponenziale: nell'anno accademico 2006 / 2007 si calcolavano 105 corsi di laurea (76 di I livello e 29 di II livello) e 40 master (ai quali se ne devono aggiungere dieci organizzati dagli istituti di formazione), per un totale di circa 30mila studenti iscritti, di cui 28mila ai corsi triennali. «Nella pianificazione didattica - afferma Stefano Poeta, direttore scientifico del Centro studi sul Turismo di Assisi - si assiste alla proliferazione di nuove denominazioni molto accattivanti, che in realtà nascondono figure professionali tradizionali.(cambia il nome del CdL ma non le materie e gli sbocchi!!) Si tratta quasi sempre dell'evoluzione di vecchie carriere che non hanno più appeal. L'offerta deve sapersi innovare veramente, trasmettendo le competenze necessarie per elevare qualitativamente anche le professionalità più basse».(appunto!)

Anche perché il mercato del lavoro legato al turismo è in costante crescita, come emerge dall'ultimo rapporto dell'Istituto per la Formazione dei Lavoratori (Isfol): in base alle proiezioni elaborate sul fabbisogno professionale, nel 2009 le opportunità legate alle figure tecniche e specializzate cresceranno del 2,6%, mentre gli esercenti e addetti alla ristorazione dell'8,3 per cento. «Guardando l'attuale offerta didattica delle università, sembra che tutti debbano fare i manager ()- afferma Fosca Gennari, direttore di Fast, il centro di formazione del gruppo Alpitour -. Si è alzato il livello medio dei titoli di studio, ma non il livello di competenza delle nuove leve.(ne sono cosciente..almeno che non vai a lavorare mentre studi..e termini gli studi + tardi dei "geni"Bisogna valorizzare le professionalità ritenute poco appetibili e innalzare la qualità di certe figure».

La domanda di beni e servizi da parte dei turisti genera, nel nostro Paese, un valore aggiunto pari al 5,7% del Pil. Ed è per questo che diventa fondamentale riuscire ad innovare il panorama delle professioni legate al settore. Negli alberghi e ristoranti, ad esempio, si rileva che il 28% ha un'occupazione temporanea, valore superiore alla media dell'Unione europea (22,5%). Nelle strutture ricettive, in particolare, il dato relativo al precariato raggiunge il 44%, rendendo molto più complessa, oltre che meno conveniente, la crescita professionale di chi lavora nel comparto.

ACCADEMIE E ALLIEVI
105
Sono i corsi di laurea
dedicati al turismo, attivati nell'anno accademico 2006/2007 (76 di I livello e 29 di II livello
50
I master di primo e secondo livello in turismo promossi da università e istituti di formazione
30mila
Studenti iscritti nell'anno accademico 2006/2007 ai corsi dedicati al turismo, di cui 28.000 ai corsi triennali.
30
I centri di formazione,
tra accademie, enti bilaterali e scuole di specializzazione, che offrono percorsi didattici sul turismo
105mila
Le assunzioni previste
da Unioncamere nel settore alberghiero, nei ristoranti e nei servizi turistici . Quasi 37mila quelle nell'agenzie di viaggio.

Articolo tratto da Il Sole 24ORE del 26 Marzo 2008
 

 
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