La Vergogna.continua

11 Settembre


Nel febbraio del 2002, dopo cinque anni di trattative tra l'ONU e il governo cambogiano, fallì il tentativo di istituire un tribunale, formato da pubblici ministeri internazionali e cambogiani, contro i crimini di guerra compiuti dai Khmer rossi. Tra i motivi del fallimento dobbiamo ricordare l'appartenenza di molti degli attuali comandanti e uomini politici del regime agli ex militari di Pol Pot. Sono pochi i Khmer rossi attualmente in stato di arresto ed è assai improbabile che Ieng Sary, ex ministro degli esteri e cognato di Pol Pot, venga processato, in quanto un'azione del genere potrebbe minare quel clima di stabilità che il paese ha appena conquistato. Inoltre molte voci a livello internazionale dicono che il processo contro Ta Mok (detto il macellaio) e Kang Kech Iev, comandante della famigerata prigione di Tuol Sleng, sia una messa in scena. Un altro problema che si pone è la successione al trono del re Sihanouk, l'ultimo discendente della dinastia divina di Angkor. Le relazioni tra Cambogia e Vietnam si sono deteriorate il 29 gennaio 2003 quando una famosa attrice tailandese aveva affermato che il tempio di Angkor Wat – un fortissimo simbolo nazionale – apparteneva alla Thailandia e doveva essere restituito. Si sono verificati vari disordini e le relazioni diplomatiche tra i due paesi sono state sospese a tempo indeterminato. Le elezioni del 2003 sono state vinte dal Partito Popolare Cambogiano del primo ministro Hun Sen. Tuttavia lo Human Right Watch afferma che la campagna elettorale è stata influenzata dall'acquisto dei voti, intimidazioni, espulsioni dai villaggi e confisca dei beni a danno dei sostenitori dei partiti di opposizione.Al vertice di Cancun, nel settembre 2003, Cambogia e Nepal sono entrate a far parte del WTO: per la prima volta l'organizzazione del commercio mondiale autorizza due nazioni in via di sviluppo a farne parte. Le condizioni per l'ingresso sono tuttavia pesantissime: tagli delle tariffe doganali, apertura totale del loro mercato interno, rinuncia immediata all'utilizzo dei farmaci generici prodotti nel paese.