La Vergogna.continua

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QUANTO di MEGLIO CI OFFRE L'ISLAMLe bambinein IRANLe bambine possono di fatto essere comperate o vendute con il consenso dei loro tutori maschi. L’articolo 1041 del codice civile prevede che “il matrimonio prima della pubertà è proibito. Il matrimonio contratto prima di raggiungere la pubertà con il consenso del tutore, é valido a condizione che gli interessi del bambino sotto tutela siano debitamente osservati”. Ma la vendita di bambine o il farle sposare a uomini molto più anziani é diventata una pratica comune in Iran. La situazione verificata dal quotidiano governativo Ressalat il 15 dicembre del 1991 é questa: a causa dell’estrema povertà, la gente del Khorasan settentrionale vende le sue bambine per un massimo di 33 dollari. Nelle provincie del Sisran e del Balucistan (sud-est dell’Iran) le bambine da 8 a 10 anni sono vendute dai loro sciagurati genitori per 4 dollari.La nota(1) dell’articolo 1210 del codice civile stabilisce: “L’età della pubertà per un ragazzo é di 15 anni lunari compiuti e per una ragazza é di 9 anni lunari compiuti”. L’articolo 48 del codice penale dei 1991 prevede che i bambini sono liberi da responsabilità penali. La nota (1) dello stesso articolo definisce un bambino come una persona che non ha raggiunto l’età della pubertà legale. Ciò significa che una bambina di 9 anni può essere punita come un adulto con la fustigazione, giustiziata e perfino lapidata.Decine di migliaia di donne sono state arrestate per motivi politici, duramente torturate e giustiziate, molte sono morte sotto tortura, le donne incinte non sono state risparmiate e centinaia di loro sono state uccise con i loro bambini non nati. Donne di tutte le età, dai 13 anni come Fatemeh Mesbah, Mojgan Jarnshjdi 14, Ezzat Mesbah 15 e Maryam Ghodsi Mo’ab 16, fino a donne anziane di 74 anni come Ettamossadat Karbasi, Arasteh Qolivand 56, Soghra Davadi 54 e Massumeh Shadmani 50, sono state giustiziate. I nomi e i dati anagrafici di migliaia di donne giustiziate sono documentati nella lista di 14.000 vittime di esecuzioni politiche. In accordo con un precetto “religioso” le prigioniere vergini devono essere stuprate prima di essere giustiziate. La notte precedente all’esecuzione, una guardia porta a termine la violenza. Il giorno dopo, il giudice religioso della prigione redige un certificato di matrimonio e lo manda alla famiglia della vittima insieme ad una scatola di dolci. La nota(1) dell’articolo 102 del codice penale sulle ta’azirat, condizione di (penitenza) recita: “Le donne che appaiono in strada o in pubblico senza il (prescritto) hejab islamico, saranno condannate alla pena di 74 colpi di frusta”. Le impiegate governative che violano il codice di abbigliamento sono anche passibili di una temporanea sospensione dal lavoro per due anni, di espulsione, o di indefinita privazione di ogni impiego nei pubblici servizi. In alcuni casi, l’azione punitiva porta alla morte delle donne. Il 2 settembre del 1996, a Tehran, Bahateh Vojdani, una ragazza di 20 anni, venne fermata da una pattuglia della polizia perché mal velata. Quando ella protestò, le guardie spararono e la uccisero davanti ad una folla di persone. Nel giugno del 1994, l’agenzia France Presse, scrisse un pezzo basandosi sulla stampa iraniana: ufficiali addetti alla sicurezza del regime mettevano in guardia le donne contro le “risa improprie” nelle strade. Le istruivano anche ad osservare interamente il codice di abbigliamento prima di “guardare fuori dalle finestre” delle loro case.