ITALY: SHAME !

Il libro di Thomas Cacioski


Dodici Giorni, di Thomas CacioskiQuarta parteChe giorno è oggi. La sera di lunedì sono stata aggredita e di certo mi sono ritrovata nella stanza nel tardo pomeriggio del giorno dopo, non posso essere rimasta incosciente per più tempo, quindi oggi deve essere la vigilia del Natale. Fu questo il primo pensiero quando mi risvegliai. Avevo dormito profondamente e non ricordavo di avere sognato. La vigilia. Erano due anni che la trascorrevo sola cosi come trascorrevo da sola lo stesso giorno di Natale  ma non mi era mai pesato più di tanto, preferivo viverlo cosi e defilarmi agli inviti degli amici, ai loro pranzi, ai loro sorrisi quasi forzati, allo scambio dei soliti ed inutili regali, al festeggiamento di un Natale svuotato del suo significato più vero. Questo giorno di vigilia però era davvero più insolito di tutti gli altri. Mi alzai per andare in bagno, mi sentivo bene, la pesantezza alla testa ed agli occhi era scomparsa e con lei anche l’agitazione, restava una leggera tensione per quello che avrei dovuto affrontare e che era del tutto sconosciuto. Notai sul tavolo un foglio bianco piegato ed appoggiato al bicchiere, mi sedetti sulla sedia e lo aprii: ^^Laura, ti ho osservato mentre dormivi questa notte, eri bellissima. Ho pianto. Ho commesso un grave errore, perdonami per quello che ho fatto, è qualcosa di orrendo. Perdonami. Domattina presto noi andremo in paese e torneremo soltanto verso sera, sei libera, libera anche di decidere cosa fare di me ma credo di sapere già quello che farai^^. Il mio nome, scritto su quel foglio. Mi alzai rapidamente e aprii la porta, ne vidi un’altra sulla destra, un breve corridoio che portava in una grande sala, la porta di ingresso quasi accanto al camino acceso, corsi velocemente, la aprii, ero fuori, finalmente fuori da quella prigione. La giornata era splendida e la neve riflettendo la luce del sole mi costringeva a proteggere gli occhi con una mano, una macchina era parcheggiata a qualche metro dalla porta. Feci velocemente il giro della casa e non molto lontano, lungo la strada ripulita in parte dalla neve e che sicuramente doveva portare in paese, vidi una piccola baita dal cui comignolo usciva del fumo, era quindi abitata. Rientrai in casa cercai la mia borsa che doveva per forza essere li da qualche parte ma non riuscii a trovarla, uscii fuori e mi diressi verso l’auto, la borsa era sul sedile ma la macchina era chiusa. Tornai dentro, pensai di vestirmi in fretta per raggiungere la baita abitata e chiedere aiuto, entrai in bagno e mi fermai davanti allo specchio guardandomi. I capelli lunghi erano ancora in ordine, il nero contrastava con il pallore del mio viso, i miei occhi verdi erano comunque vivi ed io mi sentivo viva, mi conoscevo, stavo mentendo a me stessa perché mi conoscevo bene a tal punto da sapere che non volevo fare quello che d’istinto avevo pensato di fare, non volevo scappare, non volevo chiedere aiuto, volevo restare, andare fino in fondo e capire. Era moltissimo tempo che un uomo non mi diceva che ero bella, desideravo sentirmelo dire. Ripensai al biglietto trovato, chissà per quanto era rimasto ad osservarmi in silenzio. “Ho commesso un grave errore”, quindi lui ha deciso tutto, e gli altri che sono andati con lui in paese ? Chi sono gli altri. Anche loro sono pentiti di quello che hanno fatto, anche loro accettano di essere privati della loro libertà se voglio ?  Come può piangere e chiedere perdono, come può lasciarmi libera sapendo che chiederò aiuto. Mentre pensavo a tutto questo avevo già fatto la mia scelta. Ritornai nella camera da letto, aprii la finestra, spalancai gli scuroni, guardai il bosco poco distante, gli alberi ricoperti di neve quasi fino alla cima, entrai in bagno chiusi la porta a chiave e mi lasciai nuovamente accarezzare dall’acqua, per lungo tempo.