ITALY: SHAME !

Il libro di Thomas Cacioski


Dodici Giorni, di Thomas CacioskiSesta parteAnche il mio ultimo ragazzo aveva un cane, un Bracco ungherese di quattro anni, credo di non essergli mai stata molto simpatica o forse avendo intuito che tra me e Martino le cose non andavano molto bene, come è normale che sia prendeva le parti del padrone. Io ho avuto solamente Tilly ed è stato veramente il mio migliore amico, appena potevo uscivo di casa e lo trovavo sempre li ad aspettarmi pronto per giocare, il dispiacere di averlo perso è stato grande e da allora non ho più voluto avere un animale al quale affezionarmi ancora. L’husky mi venne incontro saltandomi addosso e facendomi quasi perdere l’equilibrio, tentò di leccarmi il viso poi ad un fischio del padrone ritornò velocemente indietro prese la palla in bocca e gliela riportò. L’uomo avanzava nella neve alternando un lancio di palla ed un grido di incitamento ad uno sguardo nella mia direzione, giunto a qualche metro da me si fermò, chinò il capo e si tolse il berretto di lana ^^ciao Laura, vedo che hai preso una decisione^^. Correvo, correvo affondando nella neve, correvo più veloce che potevo e senza voltarmi, più veloce anche del cane che mi rincorse sino a quando non venne richiamato e si fermò. Quella voce era la sua voce, la voce udita nella camera, la voce con la quale mentalmente rileggevo il biglietto trovato sul tavolo, la voce che riascoltavo pronunciare “ non avere paura “ mentre ero nella doccia. Aprii la porta di ingresso e con grande veemenza la richiusi alle mie spalle, tolsi la chiave dalla serratura della porta della camera da letto e mi chiusi dentro, gettai il piumino sotto la finestra ed entrai nel bagno sedendomi per terra e appoggiando le spalle al muro. Quella voce, era la sua voce. Pensavo di essere abbastanza pronta per affrontare lui e gli altri ma la realtà era diversa. Che sciocca ero stata, dovevo mostrare freddezza, affrontarlo, saltargli addosso e picchiarlo, no, forse dovevo soltanto essere fredda e guardarlo negli occhi, sfidarlo psicologicamente, che sciocca. La mia reazione se da un lato era più che giustificata dall’altro mi faceva sentire una donna debole, no, non ero una donna debole e non ero neanche una sciocca, era una reazione normale, si una reazione normale. Ricominciai a respirare profondamente cercando di tranquillizzarmi, chiusi gli occhi ancora una volta, respiravo, respiravo, respiravo. Mi spogliai, sentivo il bisogno di essere abbracciata dall’acqua, di prenderne il calore, la forza, dovevo rialzarmi e ritemprarmi,  ricominciare per affrontare con coraggio quello che mi aspettava. Entrai nella camera, tutto sembrava tranquillo, mi avvicinai alla finestra, era sera ormai, mi sedetti sul letto. Non c’era più niente da aspettare. Mi vestii velocemente raccolsi la giacca a vento ed uscii dalla camera, in casa non c’era nessuno ma sentivo abbaiare all’esterno, aprii la porta di ingresso e vedendomi l’husky mi corse incontro come la prima volta, dovevo proprio essergli simpatica. Sentivo rumori provenire dall’attrezzaia, mi ci diressi questa volta con decisione, mi fermai sulla soglia e lo vidi in piedi su di un piccolo scaletto intento a sistemare alcune bottiglie, il cane mi passò accanto ed entrò ^^si, ho preso una decisione^^ dissi cercando il più possibile di non tradire la mia agitazione ^^ho preso una decisione ma voi dovrete darmi delle valide spiegazioni affinché io non me ne debba pentire, io sono stata aggredita, ma tu non ti stai comportando come un sequestratore, forse sei semplicemente un pazzo maniaco^^ ^^Laura, calmati ti prego^^ mi interruppe bruscamente cercando i miei occhi inizialmente sfuggevoli. Poi, silenzio. Molto più spesso di quanto crediamo il silenzio è un prezioso maestro che corre in nostro aiuto, il silenzio e lo sguardo di quel momento  aprirono il mio cuore che, lasciando uscire agitazione e rabbia, si rasserenò.