Post n°8 pubblicato il 10 Agosto 2012 da Perniciosa_Mente
Il suono deve onorare prima il cielo e scendere, poi, verso il basso, all'attenzione di coloro che innalzano i loro trofei prima che sia chiusa la battaglia. Così avviene l'incanto: terra, acqua, aria, natura, animali... ora le è concesso di far parte di ogni luogo. E nel ventre concentrare la potenza per rompere il cerchio dell'errore, per concentrare vita e luce e generare da se stessa il soffio vitale. Deve ancora imparare a non essere ansiosa di spezzare l'abitazione della sua anima. Vedere tutte le cose, comprenderle tutte, farle cantare al suo interno, perse tra sterno e cuore. Ricorda il risveglio del mattino, stesa in giardino...il timido chiarore del sole non ancora sorto... l'aria aperta...il viso rivolto a sud, verso il vento tiepido, che inabissa le tenebre in fuga. Tace...ed ogni chiavistello si apre. E' la stessa gloriosa forza che ha reso fissa la terra seppur in movimento; la stessa vittoriosa energia che tiene sospeso il cielo; la stessa vigorosa voce che ha ordinato alle acque dell'Oceano di uscire e rendere abitata la terra. Tutto si riversa su di lei. |
Post n°7 pubblicato il 07 Agosto 2012 da Perniciosa_Mente
Con tutta la sua forza ed il suo animo, ricorda a se stessa che ha una Volontà. Volontà è potenza: se vuole conoscere....se vuole conoscersi...se vuole che gli altri le appartengano. La Volontà è creatrice: la propria natura è la sua immagine...un'immagine che diventa autorità, che suscita lodi superiori a quelli che merita. Lei è inesprimibile, ineffabile...solo col silenzio si può definire... Il sacrificio delle parole: il sonno del corpo che diventa veglia dell'anima. Gli occhi chiusi aperti sulla visione. Il soffio che le riempie il petto e genera vita. "Che io non cada in errore circa la direzione della mia essenza..." recita, delicatamente cinta al suo cuscino...un attimo prima che il sonno ne rapisca l'attenzione. |
Post n°6 pubblicato il 04 Agosto 2012 da Perniciosa_Mente
Nel percorso alla ricerca di un piccolo sonno, il colore del cielo e l'odore dell'aria notturna e quel silenzio ovattato coprivano sussurri ed echi di un'anima inquieta. Era giunta in un luogo desolato. In quei paraggi nessuna creatura selvaggia che potesse ricondurla al pozzo dove avrebbe potuto bere allontanando quell'irosa sete. Era certa, era nel luogo del combattimento. L'interiore debolezza causata dall'acqua amara, imbevibile, aveva evocato un demone terribile, il più subdolo di tutti. Affrontare le unghiute armi del demonio avrebbe richiamato in causa quella fragilità che è il nocciolo duro, la grande angustia, tipica di ogni persona in fuga. Il perfido si manifestò con maliose richieste di rendiconto, desiderio di cose vane, recriminazioni, nostalgie. Impronte, queste, lasciate sulla rena umida del primo mattino..."Tu hai sprecato il tuo tempo: cercavi acqua pulita e ti sei ritrovata in mano un recipiente forato, che ha disperso ciò che bramavi trovare". Bruciavano le sue parole come un rovello infuocato, che si accaniva sulla tenera carne di un cuore provato. Le ripeteva ossessivo ridendo di un riso cattivo, nemico. All'improvviso, a tanta insistenza, le venne uno stemperamento d'umore, una mordente voglia di vincere. Ora... il demone può fare cose straordinarie all'interno dell'anima: radunare un groviglio di serpi, agitarne le acque come un bellicoso mare in tempesta, seccarne la sorgente, ma... non può seminare nella mente un pensiero che lei non voglia. "Sono piccola davanti alla maestosità della natura, ma non per questo insignificante!" disse, sollevandosi e puntando lo sguardo in quell'Occhio benevolo che le suggeriva la forza. Spostò l'attenzione sulla perfida figura: "Demone... io ti dico che agirò, intraprenderò, sarò sommamente me stessa mulinando cento azioni valorose per respingerti, sfiancarti..." Allora bevve tre vaselli di acqua amara, fissò il sole tra le mani a fessura e poi cominciò a correre sputando la sabbia che le giungeva tra le labbra asciutte. "Chi vive vale. Vale, perchè deve rispondere a ciò che lo fà valere". Arrivò col fiatone dinnanzi al demone. Il demone la vide correre sull'erta roccia, come un bolide catapultato da chissà chi fin sull'orlo della sua tana. La fissò col ghigno peggiore. Emise un lugubre ringhio. Lei non abbassò lo sguardo. Sentiva dentro di sé scatenarsi una forza eroica, frutto di Santa Pazzia, e gli rimandò un grido viscerale, cavernoso, talmente potente che il ghigno del demone si stemperò in una smorfia sorpresa. Stettero a lungo così, uno di fronte all'altra, l'uno in ascolto del respiro dell'altra. Quella notte lei si addormentò in giardino, sotto una sventagliata di stelle e capì che era possibile un ritorno all'età antica, quando il lupo si lasciava accarezzare dall'agnello ed il leone si stendeva pacifico accanto alla sua preda. |
Post n°5 pubblicato il 01 Agosto 2012 da Perniciosa_Mente
L'esilio: la scelta di una donna attuale di seguire, anche con molto dolore, il proprio destino lontano da un uomo che non ama più. Si lascia l'uomo, ma si abbandonano anche quelle buone abitudini che danno un binario sicuro alla vita di tutti i giorni. Si cerca l'isolamento per allontanarsi dalle situazioni e dalle persone che non riescono più a dare un senso alla vita e la vita rimane "priva di trama", con i giorni che girano intorno a se stessi, non trovando più porti sicuri ma solo assenza e solitudine. Forse non basta scappare dal dolore per ritrovare se stessi e risalire la china. |
Post n°4 pubblicato il 18 Luglio 2012 da Perniciosa_Mente
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Inviato da: carmarry
il 08/09/2012 alle 21:09
Inviato da: Perniciosa_Mente
il 03/09/2012 alle 21:22
Inviato da: carmarry
il 03/09/2012 alle 18:25
Inviato da: carmarry
il 23/08/2012 alle 01:04
Inviato da: carmarry
il 21/08/2012 alle 22:53