Di tutto, di piu'

Post N° 255


 So che non leggerai ciò che sto scrivendo e, forse, anche per questo, lo sto scrivendo. Avrei potuto…innamorarmi di te. Si, avrei potuto. Bastava poco.Vi sono sensazioni, emozioni che, a volte, ristagnano dentro per anni senza per nulla perdere la loro autenticità, la loro freschezza, sospese e fluttuanti, salvo, poi, riemergere all’improvviso, nei momenti piu’ imprevisti. In uno di quei momenti, hai catturato la mia mente. L’hai attirata nei meandri sconosciuti della tua. Ti sei dipinto come un essere imprevedibile, inaffidabile, inafferrabile, distruttivo. Ti ho spiegato che queste dichiarazioni, e i loro significati, piu’ o meno reconditi, non hanno alcun valore per me. Il mio fine è nutrire la mente. Questa tua personalità racchiusa in un’aura di mistero, restìa a mostrare qualsiasi sfaccettatura ma, allo stesso tempo, istintivamente interessata a tutta la mia persona, tesa a voler bere, come da una fonte, ogni minimo mio dettaglio, mi aveva abbagliato come un gioco di sole e specchi. Poi, all’improvviso, ecco che…la tua ecletticità è riuscita a sorprendermi di nuovo. Peccato! Hai mostrato a tutti i miei sensi all’erta, e non solo ai miei, un aspetto mondano e frivolo. Ebbene si, anche tu mio probabile, problematico, antipatico aspirante idolo, sai essere banale, ordinario, grossolano, stereotipato. Forse vi è, nell’animo umano, l’urgente necessità di compiacere e compiacersi. Nulla di male o di incomprensibile. Ma, allora mi chiedo: ero io, e solo io, l’eletta depositaria di tanta problematicità? La tua mise è durata quanto un castello di sabbia costruito sulla battigia con un mare in tempesta. Il sottile gioco è finito, risprofondo nella nebbia lattiginosa della mia indifferenza.