Il mio Viaggio

Una Guida : Coscienza e Discernimento


Il pensiero di Nemwan giudicò la coscienza un elemento innato e irriducibile che contraddistingue l'animo umano, caricato anche di un significato religioso: essa venne definita «un maestro che giudica con autorità», «rappresentante di Dio nel nostro intimo», «anelito tra il Creatore e la creatura» nel quale «la voce di Dio parla chiaramente».[Da Wikipedia]“…riguardo ad ogni intenzione e ad ogni opera bisogna discernere se è buona o meno. Se è buona, falla; se non lo è, non farla. Per non compiere il bene con turbamento, bisogna esaminare accuratamente l’intenzione che ci muove e vedere perquale motivo facciamo quella determinata cosa."[Giovanni da Gaza]Non è sufficiente valutare oggettivamente la bontà di una sceltao di una decisione; queste, spesso, sono neutre o solo apparentemente buone. Ciò che da la qualitàdi una scelta, del nostro agire, è l’intenzione, la direzione del nostro cuore, da cosa è mosso, qualisono i motivi per cui si agisce in quel determinato modo.Ci sono delle coordinate essenziali che permettono a ciascuno di individuare se si sta vivendo sotto la guida dello Spirito; ci sono spazi, tempi, atteggiamenti che favoriscono la vita spirituale. Uno di questi ‘luoghi’ spirituali è i discernimento, inteso nella suadimensione globale di capacità di orientare e far procedere la propria vita secondo i passi dello Spirito: se manca una consapevolezza costante di ciò che è secondo lo Spirito i rapporto a ciò che è secondo la carne, si procede senza un orientamento, senza coordinate.Il discernimento è di fatto la bussola della vita spirituale perché permette di procedere su tutti i livelli: discernimento degli spiriti, discernimento dei pensieri, discernimento dei desideri, affetti, sentimenti, discernimento dei mezzi per favorire la vita secondo l Spirito (la discretio di Benedetto), discernimento dei doni ricevuti.‘E come un occhio interiore che permette a poco a poco di valutare e guardare ogni cosa sotto la prospettiva dello Spirito.“Un fratello interrogò un anziano: ‘Che devo fare poiché molti pensieri mi combattono e io non so come combatterli?’. Gli disse l’anziano: ‘Non combattere contro tutti, ma contro uno solo, perché tutti i pensieri del monaco hanno un capo. ‘E necessario osservare chi sia questo capo e di che genere, combatterlo e così siumiliano anche gli altri pensieri’”(Nau 219)Non basta ‘osservare chi sia questo capo e di che genere sia’, bisogna combatterlo. Si compie un discernimento non per rimanere spettatori di ciò che capita nel nostro cuore, ma per intervenire attivamente con la lotta se si scopre che ciò che c’è in noi non è secondo lo Spirito. In fondo il detto ci rende consapevoli che la lotta spirituale non la si subisce, ma la si sceglie. Si dovrebbe dire: non ‘i pensieri ci combattono’, ma noi combattiamo i pensieri . Scopriamo dunque uno stretto legame tra discernimento, tentazione e lotta spirituale. La tentazione (che scaturisce dalla attrazione e dal fascino esercitati da una possibilità di agire in modo diverso da quello dello Spirito) provoca e pare la discernimento. Ma nel momento stesso in cui compiamo un discernimento spirituale, scegliamo di entrare in un deserto, in un luogo di lotta. ‘E questa, essenzialmente, la dinamica del combattimento spirituale.