Viburno rosso

Un regalo bellissimo


L’altro giorno era il mio compleanno.  E  il Gufetto mi ha regalato una nuova prospettiva sugli anni che passano. Ma andiamo con ordine.Sono in quella fase della vita che non metto più segni sul calendario per ricordare la data del compleanno, e sono quasi più grata a quanti se la dimenticano che a quanti chiamano per fare gli auguri. Quest’anno, per dire, cadeva di martedì, ma per tutta la settimana precedente, mentre prendevo impegni e appuntamenti, avevo memorizzato in una parte del mio cervello che fosse di giovedì. Meglio così, perché quando il lunedì sera ho realizzato che sarebbe stato l’indomani, non mi è rimasto troppo tempo per indugiare in pensieri malinconici, come quando ti rendi conto di essere passato per quell’atteso traguardo di maturità e completezza senza essertene manco accorto, ovviamente incompleto e pure con qualche pezzo da sostituire. Un po’ come quella frutta che viene raccolta acerba per farla durare più a lungo sui banchi dei supermercati e che avvizzisce direttamente nel portafrutta senza diventare mai matura.  Metafore ordinarie per pensieri tristi, che non meritano certo l’enfasi della disperazione.  C’è stato però un periodo della mia vita in cui contavo i giorni che mancavano al fatidico evento: quella mattina mia madre mi sarebbe venuta a svegliare direttamente in camera, invece che chiamarmi ad alta voce dall’altra stanza, e mi avrebbe chiesto cosa volevo per pranzo, e io avrei detto “pasta alla carbonara”, e poi a pranzo, oltre alla carbonara avrei trovato un pacchettino da scartare. E fino all’ultimo secondo di quel giorno -  che mai e poi mai avrei sprecato andando a dormire prima della mezzanotte - mi sarei sentita regale e importante.Per il Gufetto le cose ovviamente stanno ancora così. Aspetta ogni compleanno, non solo il suo, come una festa. Così la mattina di martedì mi è entrato in stanza che io ero ancora a letto e mi ha sottoposto una questione linguistica a cui non riusciva a trovare risposta.- Mamma se leggi questa frase “Mary non è un nome proprio italiano”, come la intendi?- Bè, in due modi, a seconda che “proprio” si riferisca a “nome” o  a “italiano”.- Ah sì? e vedendo che aveva suscitato la mia attenzione, ha aggiunto:- Spiegamelo meglio!- Nel primo caso tecnicamente si dice che “proprio” ha portata sul nome, nel secondo che ha portata sull’aggettivo, nel primo caso è un aggettivo, nel secondo è un avverbio. Lo capisci perché sono due “proprio” diversi.- E come faccio a riconoscerli?- Beh, le frasi hanno due profili intonazionali completamente diversi, nel primo caso c’è una brevissima pausa dopo a “proprio”, nel secondo la pausa viene prima.E mentre io ancora pigreggiavo sotto al piumino, come avrete capito, la maestrina che mi abita dentro stava già tenendo una lectio magistralis di linguistica teorica e applicata. Solo a quel punto ho realizzato che era proprio lì che il Gufetto mi voleva portare, perché mentre ascoltava lo spiegone e rilanciava con domande sempre più capziose e specifiche, mi sono accorta che armeggiava con una busta dalle parte del comodino. Dopo averla lasciata poggiata su una pila di libri, ha ringraziato ed è sgattaiolato via dalla stanza.A me non è rimasto che rimettere a dormire la maestrina ed aprire la busta. Dentro c’era una poesia con rime e assonanze del tipo: “il tuo compleanno è / non sto scherzando, neh!”“ti amo sempre / non solo a novembre”e anche un disegno particolareggiato di me che soffio una torta con una montagna di candeline, e lui accanto che mi sorride (in realtà non sono riuscita a capire con sicurezza se abbia provato numerose volte a penna il sorriso prima di azzeccare quello giusto, o se si sia raffigurato adulto con la barba, e quindi, se l’altezza con cui si è ritratto segua un criterio di rilevanza affettiva o di verosimiglianza prospettica). E sotto a tutto, una banconota da 10 euro, che è quasi la metà dell’intero contenuto del suo porcellino salvadanaio. Commossa ho accettato il regalo a patto che potessimo spendercelo insieme. Quindi ora dobbiamo solo decidere tra bowling, cinema, megagelato doppia panna, o aperitivo serale analcolico con pizzette e tartine. Proviamo a mente le varie proposte, e ci sembra di godercele un po' tutte nell’attesa di scegliere quella definitiva.  Insomma, niente pensieri tristi quest’anno!Stavolta li ho accolti con un sorriso beffardo e l’ho buttati nella spazzatura insieme ad una mela che giaceva da mesi nel portafrutta con la buccia completamente avvizzita.