Viburno rosso

Finalmente


Ha acconsentito a farsi la “doccia con capelli”, senza opporre strenua resistenza: giusto un “No!” di principio subito trasformato in un “Vabbè!”.Mi ha aiutato a spalmare la maionese sui tramezzini e ad aprire le scatolette di tonno. Ha sistemato i libri sparsi sul divano nella libreria della sua stanza. Mi ha promesso che stavolta non avrebbero trasformato il letto a castello in un fortino da espugnare a colpi di cuscino e lanci di ciabatte. Si è fatto addirittura pettinare. Del resto la festa di un compleanno palindromo capita una volta ogni undici anni!Hanno iniziato giocando uno contro due a tiri in rete con una palletta di carta e scotch, una porta tra due poltrone, l’altra nella libreria, ovviamente quello che giocava da solo per  equità teneva la porta più piccola.   Poi con l’arrivo delle femmine si sono adattati a giochi più ecumenici, come Strega di mezzanotte e Telefono senza fili.  Hanno spazzolato via 5 teglie di pizza, 2 chili di patatine fritte, sei litri di bevande gassate, rovesciandone solo due bicchieri sul tavolo. Hanno fatto fuori un’intera torta di cioccolata, perché non si può resistere ad una decorazione di Togo e Smarties.Alle dieci di sera il Gufetto girava ancora elettrizzato per casa, ormai completamente posseduto dallo spirito della baldoria e dalla caffeina della Coca Cola,  due coccardine  dorate dei regali appena scartati  appiccicate sulle maglietta.“Mamma, grazie, è stata una festa bellissima” mi ha ripetuto almeno tre volte abbracciandomi stretta.Un ultimo tentativo di trattenere tenersi aggrappato a quel momento prima di scivolare finalmente* nel sonno.      *Finalmente è qui da intendersi in primo luogo nella sua accezione temporale di ‘infine’. E anche un po’, non lo nego, come marca epistemica che esprime il sollievo del narratore di fronte alla conclusione dell’evento. Se ne riparla tra un anno.